Titolo della settimana: Il deserto dei Tartari 1976 di Valerio Zurlini.
Da uno dei libri ingiustamente meno considerati della nostra letteratura, una metafora sulla morte del tempo dell’attesa, sul trascorrere dell’esistenza e sulle occasioni perdute. Scritto da Dino Buzzati nel 1940 negli anni in cui era un cronista del Corriere della Sera. Nel 1976 Valerio Zurlini, un regista che meriterebbe una riscoperta, lo riduce per il grande schermo collocando la vicenda tra il 1907 e il 1914 e ambientando il tutto presso la Fortezza Bastiani, un avamposto dell’impero Austro-Ungarico che si trova proprio dinanzi al deserto abitato dai tartari. In questa landa sperduta, inquietante ma allo stesso tempo affascinante arriva il giovane tenente Drogo interpretato da Jaques Perrin, che avverte subito il clima snervante dell’attesa del nemico “invisibile “ tra soldati e ufficiali tutti. Drogo cerca in tutti i modi di farsi trasferire ma col passare dei giorni anche lui rimane affascinato da quel luogo fuori dal tempo. Grandissimo fascino dona a tutta la vicenda la location, scovata dallo stesso regista in Iran. Si tratta di una vera fortezza che è oggi patrimonio dell’Unesco Arg-e-Bam. Altre scene del film furono girate in Trentino in Abruzzo e a Cinecitta’. Cast all’altezza di una pellicola del genere. Troviamo oltre al protagonista Vittorio Gassman, Giuliano Gemma, Fernando Ray, Philippe Noiret, Jean Louis Trintignant, Laurent Terzieff e Max Von Sydow. A più di quarant’anni di distanza rimane un unicum nel panorama del nostro cinema: non solo e addirittura in queste ore cariche di attesa e tensione mai film fu metaforicamente più profetico. Come al solito magica la colonna sonora del maestro e premio oscar Ennio Morricone. Sia il film che il regista furono premiati con il David di Donatello 1976.