La gestione della sanità siracusana è ad un punto di svolta in vista della attesa temuta impennata della curva dei pazienti “positivi” al tampone. Le nubi all’orizzonte sono mitigate dalle speranze per i primi “guariti” grazie all’impegno in trincea degli operatori sanitari.
Inoltre è arrivato il tanto atteso via libera regionale per analizzare i tamponi già a Siracusa e quindi scongiurare i devastanti ritardi accusati fino ad oggi. Seppur tardiva, altrettanto significativa la recentissima notizia circa la costituzione di un gruppo operativo di specialisti per assistere a domicilio le persone in isolamento e quarantena.
Tuttavia, le tensioni per le modalità di preparazione al “picco” dei contagi – nonostante si preannunci da settimane e la tragica esperienza delle regioni del nord abbia già fatto scuola – sono amplificate dalle notizie circa i medici ed infermieri riscontrati positivi.
La preoccupazione in tal senso si è rinnovata in tutta la sua gravità con il contagio di operatori del pronto soccorso, primario in testa: durissime le prese di posizione delle organizzazioni sindacali che hanno diffuso articolati commenti sullo stato della sanità locale: la Cgil chiede “l’intervento dalla magistratura” e la Cisl parla di situazione frutto di una disposizione organizzativa “inspiegabile” e di “evidente atto di superficialità“.
Come se non bastasse, a destare perplessità è anche la sensibilità dei palazzi regionali verso la provincia di Siracusa.
La Regione siciliana si è impegnata ad attrezzare 2798 posti letto per i pazienti covid-19, in due step, entro le date del 10 e 20 aprile e quindi dei 587 posti per la terapia intensiva. La stessa ha specificato anche la distribuzione dei ricoveri per ogni singola provincia, assicurando tuttavia che in caso di necessità sarà attiva la rete regionale di collegamento ed interscambio fra le strutture territoriali.
Inoltre il governo regionale ha evidenziato che dette previsioni sono state elaborate precauzionalmente prevedendo uno scenario simile a quello delle già martoriate regioni del nord Italia.
Ciononostante, in considerazione che per ogni soccorso d’urgenza non importa tanto il posto di ricovero quanto la tempestività dell’intervento, da più parti sono state sollevate perplessità circa le previsioni che riguardano la provincia di Siracusa: al 10 aprile 98 posti letto e 20 per la terapia intensiva; al 20 aprile 160 posti letto e 30 per la terapia intensiva. In provincia inoltre sono stati individuati ed allestiti centri covid-19 a Siracusa, Lentini e Noto.
Al riguardo il presidente del forum delle famiglie, Salvo Sorbello ritiene inadeguata la previsione regionale su Siracusa e provincia, giustificando le sue osservazioni tenendo conto il numero delle oltre 110 mila persone anziane residenti; l’ex deputato Vincenzo Vinciullo ha dimostrato analiticamente come Siracusa sia stata penalizzata nella distribuzione regionale rispetto alle altre provincie: dato che emerge mettendo a confronto il rapporto fra popolazione residente nelle nove provincie ed i posti letto programmati per ciascuna. Peraltro già oggi i dati dei “positivi” per provincia non giustificherebbero la distribuzione territoriale così come ipotizzata da Palermo.
Pur considerando lo stato di emergenza in atto – che comunque non è ancora esploso così come si teme – si capisce quanto sia importante fugare i dubbi e le perplessità circa i numeri resi noti, per evitare spiacevoli ed irreversibili danni dopo. Siccome non ci si può permettere polemiche, si rende oltremodo necessario fare subito chiarezza in tal senso, ad esempio rispondendo alle seguenti domande: il calcolo dei posti letto e di terapia intensiva su Siracusa da cosa scaturisce ? Nasce dalla capacità organizzativa sul territorio? Si spiega con la proiezione dei dati dei “positivi” ad oggi registrati (nonostante tutto)? Si giustifica con la popolazione residente? E’ stato impartito da volontà discrezionale dettata dall’emergenza? O cos’altro?