Oggi ci piace affidare l’editoriale ad una foto.

Eliseo Lupo, noto fotografo siracusano, ci ha raccontato che tempo fa, rendendosi conto che stava arrivando nel bel mezzo del cammin della sua vita senza aver compiuto il desiderio di vedere l’Amerigo Vespucci, si mise in auto e macinò parecchi chilometri per andare a fotografarla. Il suo impegno non è stato vano, ed adesso tutti noi apprezziamo uno scatto che ben rappresenta l’attuale stato dell’arte.

L’Italia, prima in Europa ad affrontare la pandemia, è oggi la nave scuola per tutto il mondo occidentale che si trova a bloccare le attività produttive in nome della salute collettiva. Nonostante le sofferenze, l’intera nazione si ostina a far riflettere il suo tricolore nella notte. Una sottile cima lega il suo popolo ad un mondo che ha ristretto ogni via di comunicazione. Siamo tutti a bordo, nessuno può scendere. È il momento in cui dal mozzo al comandante occorre capirsi al primo sguardo. A ciascuno è affidato un compito complementare ed essenziale. Si salperà al momento giusto, quando il vento gonfierà le vele. Ma i rifornimenti si fanno a terra ed occorre prudenza, pericoloso lanciare anatemi contro questo o quell’altro, persona o stato che sia: l’Europa unita fu pensata proprio per affrontare questi momenti, e nonostante le ritrosie dei falchi, fra pochissimo tempo tutti se ne renderanno conto, perché l’intero mondo globalizzato è sullo stesso vascello. Non c’è spazio fra giochetti da bambini viziati.  C’è già chi sta soffrendo abbastanza per tutti.

Tuttavia, con riferimento alle voci circa la auspicata “fase 2 – la ripresa” si è costretti, parafrasando la tristemente famosa espressione del comandante De Falco, a gridare: “(pseudo) politici restate a bordo …”
Quando si sentiva parlare dell’epidemia cinese un po’ tutti si cercava di sdrammatizzare. Il premier parlava di errore dei medici per l’unico caso italiano, il segretario di un partito di maggioranza si faceva riprendere a fare aperitivi a Milano, alcuni leader di maggioranza ed opposizione tramavano insieme per dare scacco al Governo in carica. Poi, … i primi servizi giornalistici dalla trincea lombarda hanno fatto capire in tutta la sua gravità l’impatto sociale della pandemia. D’un tratto si sono riscoperti l’unica bandiera e l’unico inno: i cittadini cantano “fratelli d’Italia” dai banconi ed i rappresentanti delle istituzioni illuminano di verde, bianco e rosso i palazzi del potere. Adesso che la curva dei contagi sembra appiattirsi, come fuoco sotto la cenere stanno rispuntando gli egoismi partitici e lo scarica barile delle responsabilità: governo-regioni-comuni, tutti contro tutti non nell’interesse della popolazione ma per dare soccorso alle rispettive leadership di riferimento. Nessuna autocritica. In tanti di questi c’è la convinzione di essere già fuori dalla tempesta. Ad amplificare il narcisismo di questi le dirette Facebook, i cui like pare abbiano sostituito i termometri per misurare le sintomatologie dei pazienti-elettori.

In questo amaro contesto da Siracusa – che riscopre le sue origini greche – arriva un esempio di stile oltre che di corretto gioco democratico in tempo di “guerra”.

Una notizia vera, apparentemente passata inosservata, l’abbiamo appresa ascoltando una diretta radio, quando il giornalista Gianni Catania da Fm Italia (permetteteci l’orgoglio di dire che anche lui si è nutrito dell’inchiostro tipografico di Cammino), intervistando l’avv. Ezechia Paolo Reale, “avversario” storico del sindaco Italia, gli ha chiesto un parere su come la città stesse fronteggiando il coronavirus. La proponiamo ai nostri lettori così come l’abbiamo ascoltata.

Catania: “Avvocatola gestione dell’emergenza la convince?”

Reale: “Io credo che Francesco Italia stia facendo quello che è nelle sue possibilità, lo stia facendo con passione, e comunque a prescindere da come la si viva, è il sindaco di Siracusa in questo momento. È importante per la città che vi sia un riferimento istituzionale. … Pertanto posso dirle che l’otto aprile ci sarebbe stata la sentenza del Cga (per confermare o meno la decadenza del Sindaco come già deciso dal Tar, ndr), ma noi non faremo richiesta di trattazione della causa, perché siamo convinti che non sarebbe giusto fare un trauma a questa città … … perché a torto o a ragione Italia  è comunque un riferimento in questo momento, anzi, occorre superare gli steccati e guardare al bene comune.Non che io voglia rinunciare a dei principi che per me sono importantissimi, tuttavia oggi c’è qualcosa in più, e tutti dobbiamo fare un passo indietro, … .” .

Chapeau.

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