Uno degli esempi più alti di raffigurazione della Risurrezione di Cristo è l’Anastasis (Risurrezione o Discesa agli inferi) dipinta da abilissime mani di artisti che avevano incarnato dentro di sé le verità della fede in Gesù Cristo. L’affresco è custodito in quella che prima era la chiesa di Chora (Instanbul), poi divenuta la moschea di Kariye Djami e in seguito un museo. L’affresco è stato dipinto nel parekklesion (una cappella laterale tipica dell’architettura bizantina).

Per comprendere la ricchezza comunicativa dell’immagine è interessante riferirsi all’esperienza, narrata dal grande teologo Olivier Clemént,  del patriarca Atenagora, grande uomo dell’unità dei cristiani, che quando aveva scoperto l’unicità di quella bellezza, trovandosi in quei luoghi, si recava tutti i giorni a contemplare quel pezzo di paradiso in cui sono raffigurati vari episodi della storia della salvezza. La scena che il patriarca amava di più era quella della Risurrezione che lo riportava alla comprensione del Mistero rivelato nell’immagine. Il teologo scrive “Cristo che piomba negli inferi come una folgore, abbatte le porte dell’abisso infernale, strappa dalla tomba Adamo ed Eva stupefatti e dietro a loro tutta l’umanità dolente”. Ciò che affascina è l’audace movimento del Cristo: una gamba protesa, vibrante, schiaccia, sotto le porte infrante dell’inferno, il male che tenacemente vuole annullare ogni verità e ogni bellezza. Il diavolo viene schiacciato dalle porte degli inferi e il Cristo sembra aver ricevuto una spinta verso l’alto. Cristo afferra Adamo ed Eva dai polsi, il luogo in cui sentiamo il battito della vita, li libera dal sepolcro e li conduce con sé a nuova vita, annullando ogni peccato e salvandoli dalla morte eterna. La forza della luce che emana il volto di Cristo e che si riverbera nella candida veste bianca inonda di luce ciò che è intorno. Cristo è raffigurato all’interno di una mandorla dipinta con tre colori concentrici più scuri nella parte interna, sorgente della divinità. La tinta è il blu, colore che raffigura Dio. La mandorla si apre verso lo spettatore come una crisalide che si lacera per rivelarci la trasfigurazione del cosmo e regalarci la Vita che non conoscerà più la morte e il peccato. Cristo porta con sé coloro che hanno vissuto prima di lui, che lo hanno annunciato e riconosciuto: Giovanni Battista, Salomone, Davide, Abele. Tutto è illuminato intorno a Cristo, tutto è nuovo, tutto è nella Luce e ne fa riverbero. Tutto tende verso l’alto!

Il patriarca Atenagora, profondamente coinvolto dalla ricchezza figurativa dell’affresco disse al teologo Clemént che “In quell’affresco c’è tutto il cristianesimo!”.

Atenagora, che tutti ricordano nella scena dell’abbraccio con Paolo VI era, da vero cristiano ortodosso, profondamente affascinato dal mistero della Risurrezione. Lasciamo a lui la chiusa della lettura dell’Anastasis di Chora. “Dio ha tanto amato l’uomo da venire in contatto diretto, in comunione totale con lui. Liberando la sua energia corrotta dal male e permettendogli di schiudersi armoniosamente nella santità. D’ora innanzi persino la morte…e tutte le situazioni di morte della nostra esistenza… possono aprirsi sulla luce, se abbiamo fede nel Risorto. Non vi è gioia più grande della gioia di Pasqua (…) Bisogna avere lo sguardo rivolto costantemente verso la Risurrezione del Cristo, per tutto accogliere nella sua luce. Pasqua significa passaggio. Se siamo veramente radicati nel Risorto, in noi il mondo e la storia cominciano a passare nell’eternità. (…). IL miracolo è che Dio esiste. Allora, tutto è possibile”.

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