Anche l’Italia si sta incamminando lungo una tortuosa #Fase 2, la ripartenza. La nazione ha recuperato terreno nel corso della #Fase 1, la #40ena da pandemia, dopo una disarmante #Fase 0, le mancate precauzioni nonostante le prime avvisaglie epidemiche arrivate dalla Cina. Spettacolari infatti le originali immagini da tutto lo stivale accompagnate dagli indimenticabili: #andràtuttobene, #celafaremo, #distantimauniti. Ciononostante i primi nodi vengono al pettine: l’approssimazione nella scrittura dei decreti, i ritardi negli aiuti e il proliferare delle autocertificazioni sono solo la punta dell’iceberg.

Buona parte dei problemi, è bene ripeterlo, sono dovuti alle incrostazioni di un sistema-Italia forgiato ad uso e consumo della sacra alleanza fra i baroni della burocrazia e i deputati espressone di arroganti leggi elettorali.

Quindi è poco incoraggiante assistere alla maggioranza di governo che si spacca sia sul  Mes, argomento per i “poteri “forti”, che sui Migranti, sensibilità riservata agli “ultimi”, mentre in modo compatto fa passare sottobanco la spartizione dei posti di “sottogoverno”: pratica che nemmeno il “distanziamento sociale” ha potuto sospendere.

Per non parlare del martirio a cui si stanno votando sindaci, presidenti di Regione e Ministri che pur di privilegiare il gioco di squadra dei rispettivi partiti stanno minando le speranze  maturate con i migliori arcobaleni che campeggiavano nei balconi d’Italia e la scritta #insiemcelafaremo: la recentissima sentenza del Tribunale amministrativo promossa dal Governo, che boccia il provvedimento della Regione Calabria circa le misure di “riapertura”è un triste esempio di questo partita dal sapore propagandistico svolta  sulla pelle degli elettori.

Pertanto rimane oltremodo attuale il pensiero di Aldo Moro, e la sua morte sarà vana così come quella dei morti per Covid 19, se non diventerà in tutto il paese un imperativo culturale: “Questo Paese non si salverà, la stagione dei diritti e delle libertà si rivelerà effimerase in Italia non nascerà un nuovo senso del dovere”.

Solo così non si renderanno vane, non si dimenticheranno presto, le belle riflessioni e suggestive manifestazioni solidali maturate e condivise in ogni dove nel corso della “quarantena sociale” e si potrà mettere concretamente mani nei processi di modernizzazione 2.0 di un popolo assetato di crescita e bisognosa di unità: a Siracusa come a Roma, come a Bruxelles.

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