Tanti altri significati si aggiungono al Primo Maggio di quest’anno. Una giornata diversa, rispetto a quelle vissute in precedenza, forse ancora più sentita che nel passato.

La Festa dei Lavoratori cade, in questo 2020, dentro un contesto di un’emergenza sanitaria che ha, purtroppo, acuito una crisi economica e sociale già grave.

Nessun corteo, nessuna manifestazione ufficiale. Nessuna possibilità di stare fisicamente insieme per rivendicare, in piazza, uno dei diritti fondamenti dell’uomo: quello al lavoro certo, continuo, sicuro.

Il Quarto Stato di Pelizza da Volpedo

Ci sono dei lavoratori, che forse più di altri, si stanno sacrificando per garantire la salute, la sicurezza e il futuro di tutti noi. Sono tutti gli operatori sanitari, sono gli uomini delle forze dell’ordine; insieme a loro quelli, postali, bancari, commessi dei supermercati, pulizieri, che si occupano di servizi essenziali. Ecco, se un simbolo c’è, in questo inimmaginabile Primo Maggio, sono proprio queste donne e questi uomini.

È una giornata che, oggi più che mai, dev’essere onorata e celebrata come merita. In questa crisi economica senza precedenti è necessario difendere e salvaguardare l’occupazione, aiutare quanti cercano il lavoro e ancora non riescono a ottenerlo, a chi lo ha perduto, a chi è occupato in modo precario o saltuario, ai giovani e alle donne che si apprestano ad inserirsi nel mondo del lavoro, ai pensionati.

Non sarà sicuramente il vuoto e il silenzio delle piazze a sminuire il significato del Primo Maggio 2020. Come il giorno della Liberazione festeggiata lo scorso aprile con bandiere esposte e canti, anche in questa occasione gli italiani restano legati ai valori nobili di questa ricorrenza.

Un’occasione – come accennato – che quest’anno sarà, sì, memoria, ma, allo stesso tempo, occasione di riflessione per poter affrontare nel giusto modo la crisi occupazionale creata dall’emergenza sanitaria.

Ecco, se questo Primo Maggio deve essere celebrato, bisogna portarlo ad esempio come occasione di riscatto e di ricostruzione della nostra economia del lavoro.

Il nostro – così come altre nazioni nel mondo – è un Paese che sta combattendo una “guerra” epocale; non combattuta con le armi, ma contro un nemico invisibile che sta mietendo vittime e, allo stesso tempo, sta lasciando macerie sociali evidenti.

Le varie fasi che contraddistingueranno la nostra ripartenza dovranno ridare ossigeno a tante fasce di lavoratori e di settori strategici. Servirà lungimiranza e un piano serio e condiviso da ognuno di noi.

Si ricordi, ad esempio, l’impegno e il supporto del mondo del volontariato che sta sopperendo ai bisogni di tanti anziani e di tantissime famiglie che, improvvisamente, si sono ritrovati in crisi per il mancato guadagno.

Probabilmente, una delle poche cose da evitare in questo Primo Maggio, è quella di continuare a marcare differenze tra nord e sud del Paese che non aiutano a trovare responsabilità e non consentono una adeguata ripartenza comune dell’Italia. Il Mezzogiorno dovrà probabilmente ricostruire macerie economiche non indifferenti, ma questo non può essere argomento di scontri culturali tra italiani di serie A e italiani di serie B.

Lo stesso Svimez, con il suo direttore Luca Bianchi, ha ribadito che per uscire da questa crisi bisogna lasciar perdere egoismi e rivendicazioni territoriali. Il paese è quanto mai “unito” a causa degli impatti sociali ed economici della crisi.

Mi piace pensare a tutti quei ragazzi costretti a studiare all’estero per i limiti delle nostre università. Qualche settimana fa hanno inviato una lettera al ministro chiedendo di poter completare gli studi in Italia per mettersi a disposizione del sistema sanitario nazionale.

Credo che siano loro quel senso forte di comunità, di Europa solidale e vicina ai bisogni delle persone.

I temi al centro del recente Manifesto della Cisl nazionale che, in cinque punti, ha indicato le vie per aggredire la crisi economica ed occupazionale: aumentare il debito pubblico per salvare i posti di lavoro, guardare ad un’Europa fra Unione solidale ed implosione, emettere Euro bond di 3.000 miliardi e bilancio europeo, integrare i bilanci pubblici nazionali con i piani di intervento europeo, adottare quei principi dell’Unione solidale dimenticando divisioni e contrasti.

Dipende tuttavia da ciascuno di noi avere una possibile riscossa. Ma occorre riscoprire un nuovo senso della legalità e avere un maggiore rispetto dei beni comuni. Occorre dare più spazio ai giovani in una società ripiegata su sé stessa e troppo vecchia. Infine non dobbiamo perdere la memoria. Solo così ci salveremo…per questo è necessario il Primo Maggio: la festa dei lavoratori. Ripartiamo da qui.

Buon Primo maggio!

 

Paolo Sanzaro è Segretario regionale della Cisl

 

 

 

 

 

 

 

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