Carissimo padre Vescovo, monsignor Francesco Lomanto, le rivolgiamo di cuore il benvenuto alla guida della nostra Arcidiocesi! Non abbiamo potuto riservarle, per le restrizioni imposte dalla pandemia, una accoglienza di popolo più partecipata e adeguata alla solennità della sua ordinazione episcopale, ma siamo certi che avrà percepito ugualmente tutto il calore e l’affetto dei fedeli del territorio nei confronti del suo nuovo Pastore.

L’esperienza dolorosa del coronavirus sta mettendo a dura prova l’intera umanità, e anche la nostra comunità diocesana si trova a vivere le difficoltà di varia natura provocate dal Covid-19. Nella prima metà del I secolo, una comunità proveniente dal giudaismo e divenuta cristiana, era entrata in crisi ed aveva numerosi problemi; una comunità che, per certi versi, viveva una tappa del suo cammino simile alla nostra, oggi.

San Paolo le rivolge delle esortazioni (capitolo 10, 32-36 della Lettera agli Ebrei) che possiamo a buon diritto ritenere indirizzate anche a noi, come viatico per superare la crisi attuale: «Richiamate alla memoria quei primi giorni: dopo aver ricevuto la luce di Cristo, avete dovuto sopportare una lotta grande e penosa. […] Infatti avete accettato con gioia di essere privati delle vostre sostanze, sapendo di possedere beni migliori e duraturi. Non abbandonate la vostra franchezza (parresia), alla quale è riservata una grande ricompensa. Avete solo bisogno di perseveranza (hypomoné), perché, fatta la volontà di Dio, otteniate ciò che vi è stato promesso».

Dunque, per superare le difficoltà dell’oggi e guardare con speranza al dopo-Covid, l’apostolo ci consegna un invito («richiamare alla memoria quei primi giorni»), a riaccendere nel cuore e nella mente il fuoco dell’esperienza da cui è nata la nostra appartenenza alla comunità cristiana, e poi due parole-chiave: parresia e hypomoné.

La prima, la parresia, dice lo stile di vita dei discepoli di Gesù: il coraggio e la sincerità nel dare testimonianza della verità e insieme la fiducia in Dio e nella sua misericordia. Esprime la qualità fondamentale nella vita cristiana: avere il cuore rivolto a Dio, credere nel suo amore, che scaccia ogni timore, ogni tentazione di nascondersi nel quieto vivere e nel perbenismo.

La seconda, l’hypomoné, che possiamo tradurre come la “resistenza sotto sforzo” – in termini moderni diremmo la “resilienza” –, l’imparare ad abitare le situazioni impegnative che la vita ci presenta, la costanza e la fermezza nel portare avanti la scelta di Dio e della vita nuova in Cristo. Si tratta di tenere ferma questa scelta anche a costo di difficoltà e contrarietà, sapendo che questa costanza, questa fermezza e questa pazienza producono la speranza. E la speranza non delude (Rm 5,3-5).

Caro padre Vescovo, vogliamo esprimere un auspicio: che la nostra Diocesi, sotto la sua guida, viva una nuova tappa della testimonianza e dell’annuncio del Vangelo di Gesù a cui lo Spirito Santo oggi ci chiama. Una Diocesi in cui risalti innanzitutto la bellezza del Popolo di Dio, nella ricchezza e varietà dei suoi membri, delle diverse vocazioni, delle espressioni sociali e culturali, ciascuno in dialogo e a servizio di tutti. Una Diocesi capace di vivere con tenacia, serenità, positività, fantasia…, persino nei momenti più difficili, come quelli attuali. La sfida è quella della fedeltà creativa: rimanere fedeli all’ispirazione originaria e insieme essere aperti al soffio dello Spirito Santo e intraprendere con coraggio le vie nuove che Lui, attraverso la sua guida, ci suggerirà.

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