GLI STATI GENERALI DELLA NATALITA’ UN CANTIERE DI SPERANZA

Quando, poco più di una decina d’anni fa circa, Gigi De Palo nel ruolo di assessore comunale al welfare del Comune di Roma ed io in quello di delegato nazionale per le politiche familiari dell’Anci, l’associazione dei Comuni Italiani, cominciammo a riprendere gli allarmi sulla denatalità  che provenivano in quel momento praticamente solo dalla Chiesa, fummo scarsamente presi in considerazione.

Eppure, papa Giovanni Paolo II, in un messaggio alla Conferenza Episocpale Italiana del 22 maggio 2000  si esprimeva già allora con termini inequivocabili: “Avete il mio convinto sostegno nel vostro impegno a favore della famiglia fondata sul matrimonio, autentico pilastro della vita sociale in Italia. Di fronte alla grave e persistente denatalità che minaccia il futuro di questa nazione, è particolarmente importante che l’opera formativa della comunità ecclesiale e le scelte politiche e legislative convergano nel promuovere l’accoglienza della vita umana e il rispetto della sua dignità inalienabile”.

Ci sono voluti diversi, troppi anni, durante i quali la denatalità ha assunto nella nostra nazione proporzioni assai preoccupanti, perché questo tema riuscisse a divenire centrale nel dibattito sociale e politico.

Un fondamentale contributo è stato offerto dagli Stati Generali della Natalità, promossi da Gigi De Palo, giunti alla terza edizione e che hanno sempre visto una partecipazione siracusana.

De Palo già lo scorso anno, proprio a Siracusa, intervenendo alla Prima Conferenza regionale sulle politiche familiari, aveva messo in luce l’estrema urgenza di interventi concreti. Da esperto della materia dell’assessorato regionale alla famiglia, da parte mia sto cercando di avviare riflessioni su un tema centrale anche per la nostra terra. Se poi guardiamo Siracusa, ci rendiamo conto che in pochi anni siamo passati, nel silenzio pressoché generale, da 1153 nati a 791!

Un dato su tutti a livello nazionale: siamo al record negativo di 339 mila nascite a fronte di 700 mila morti. Eppure occorre tenere presente che, se da un lato  il numero medio di figli per donna oggi è di 1,24, il desiderio dichiarato dai nostri giovani è quello di metterne al mondo almeno 2,4.

La denatalità è un problema che riguarda tutti, nessuno escluso:  i figli di domani, quelli che non stanno nascendo oggi, non pagheranno l’assistenza sociale, quella sanitaria o quella previdenziale solamente ai loro genitori, ma anche a chi non ha voluto o non ha potuto mettervi al mondo. Meno figli vuol dire quindi maggiori costi, più esclusione sociale e minore esercizio della libertà individuale.

Natalità ed economia sono strettamente collegate. Senza contare che la nascita di un figlio migliora anche la qualità della nostra cittadinanza: una società più anziana ha come effetto non solo quello di minore forza lavoro, ma anche di minore forza creativa e innovativa. E questo sta incidendo e inciderà sempre di più sulla qualità della vita di tutti.

Anche il presidente Mattarella, in un suo messaggio, ha voluto rimarcare che “la nascita di un figlio è segnale di speranza e di continuità della comunità”.

“Sulla famiglia “occorrono politiche lungimiranti”, per non cadere vittime di una “società della stanchezza” – questo l’accorato appello lanciato da Papa Francesco, nel suo  discorso –  esponendo allo stesso tempo un programma concreto: “Occorre predisporre un terreno fertile per far fiorire una nuova primavera e lasciarci alle spalle questo inverno demografico. Bisogna cambiare mentalità: la famiglia non è parte del problema, ma della sua soluzione”. “Quando non c’è la generatività, viene la tristezza”, ha aggiunto a braccio il Papa: no alla “società della stanchezza” .

“Viviamo in un’epoca nella quale parlare di natalità, di maternità, di famiglia è sempre più difficile – ha sostenuto da parte sua la presidente del consiglio Giorgia Meloni –  A volte, sembra quasi un atto rivoluzionario. oggi ci troviamo a governare la nazione in questo tempo complesso”.

Tanti altri interventi si sono susseguiti in questi due giorni molto intensi: ministri, leader di tutti i partiti, personaggi dello spettacolo come la Cuccarini, giornalisti, economisti, imprenditori,

Dobbiamo accettare il fatto che, ormai, l’inverno demografico si deve sconfiggere con politiche familiari importanti, che permettano ai giovani italiani di restare in Italia e di non andare all’estero a realizzare i loro sogni lavorativi e familiari.

Mi piace pensare agli Stati generali della Natalità – ha affermato papa Francesco –  come a un cantiere di speranza”. “Un cantiere dove non si lavora su commissione, perché qualcuno paga, ma dove si lavora tutti insieme proprio perché tutti vogliono sperare. E allora vi auguro che questa edizione sia l’occasione per allargare il cantiere, per creare, a più livelli, una grande alleanza di speranza”.

Salvo Sorbello

Presidente del Forum delle Associazioni Familiari della Provincia di Siracusa

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