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 Il Figlio di Giuda: sette, fanatismo e false religioni, tema scottante ancora oggi.

 Il Figlio di Giuda: sette, fanatismo e false religioni, tema scottante ancora oggi.

Un tema ritornato tragicamente d’attualità in  Sicilia

 

Titolo della settimana: Il figlio di Giuda, 1960 di Richard Brooks.

Robert Aldrich, Samuel Fuller, Richard Brooks, potremmo citarne altri di registi dimenticati o quasi, che con la loro poetica di rottura, hanno contribuito a far sì che l’arte cinematografica non rimanesse fine a se stessa, ma diventasse una componente della vita sociale, un grido contro un sistema o un faro nella notte, quasi un’anticipazione della New Hollywood.

In questo campo Richard Brooks era, ed è tutt’ora un punto fermo, per la sua capacità di coniugare spettacolo e cinema d’impegno, con argomenti scottanti e spesso in largo anticipo sui tempi, Il figlio di Giada è uno dei vertici del cinema anni 60. Tratto da un romanzo del 1927 di Sinclair Lewis, un lucido trattato sociologico sui movimenti religiosi che proliferavano nell’America di provincia ai tempi della grande depressione, e Brooks ne mette a nudo contraddizioni e pericolosità. Protagonista è Burt Lancaster, nella parte di Elmer Gantry, un piazzista di aspirapolveri, che nel suo vagabondare rimane folgorato da sorella Sharon, apostolo del movimento dei revaivalisti, innamoratosi della donna, si unisce a loro, riuscendo in poco tempo, grazie alle sue doti istrioniche e di grande comunicatore a diventarne uno dei trascinatori, anche se si è capito che l’unico interesse di Elmer è Sharon. Grazie a Gentry i consensi e gli adepti attorno al movimento crescono a dismisura, ma il giornalista Jim Leffert, che segue l’evoluzione e la pericolosità di questi movimenti, in un articolo denuncia le esibizioni ritenute spettacolari di Gentry, che ch poco hanno a ché fare con il Vangelo, e servono soltanto da richiamo verso il pubblico per garantire grosse somme di denaro, grazie alle offerte dei fedeli. Nel frattempo si riaffaccia una vecchia fiamma che mette in pericolo il prestigio dell’uomo. Gentry decide di abbandonare il movimento e chiede a Sharon di seguirlo, una serie di avvenimenti ci condurrà ad un imprevedibile finale. Fede, denaro, Mass media, Brooks firma uno spietato affresco, moderno ancora oggi, affrontando un tema raro su grande schermo, bisogna aspettare Paul Thomas Anderson del 2012 col notevole The master per tornare sull’argomento. Fondamentale il ruolo del giornalista Jim Leffert, attraverso lui capiamo lo spietato meccanismo e la pericolosità della stampa e dei Mass media in generale.

Cast di stelle, Jeans Simmons,  Arthur Kennedy, John McIntire e un Burt Lancaster sontuoso che si aggiudicò la statuetta di miglior attore 1960 dove era in gara anche Jack Lemmon con L’appartamento di Wilder. Il figlio di Giuda vinse in tutto tre oscar e rimane uno dei migliori saggi sulla manipolazione umana, per me capolavoro. Buona visione.

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