Lo sconforto di Giardina: “È un brutto momento per la legge 112/2016. Questa è una sconfitta di tutti”

Rischia di chiudere per sempre una abitazione per persone con disabilità a Palazzolo Acreide in provincia di Siracusa.

Giuseppe Giardina, presidente regionale Anffas –associazione nazionale famiglie di persone con disabilità intellettive e/o relazionali- e della fondazione Anffas Palazzolo “Doniamo sorrisi” lo aveva reso noto già alla recente riunione del forum del terzo settore dello scorso 23 maggio, ma nulla ha potuto evitare l’esito finale della vicenda.

Giardina non ci sta e rilancia quanto già dibattuto nelle opportune sedi: “È un brutto momento per il dopo di noi in Sicilia –ha affermato-. Stiamo mandando al mittente, ben 32 mln di euro destinati alla Sicilia per attivare ed implementare le misure della legge 112/2016 , dai più conosciuta come la legge sul durante dopo di noi”.

Il presidente Anffas fa la cronistoria di quanto ha portato ad oggi: “Dal 2018 al 2024 –ha affermato- abbiamo speso solo 3 milioni e 200 mila euro su 7 milioni e 700 mila euro. Se fossimo arrivati a spendere 5 milioni e 800 mila euro, non ci avrebbero tolto il finanziamento che invece tornerà al mittente, ovvero al Governo centrale”.

Giardina parla da presidente ma anche da padre caregiver, immedesimandosi in tutti quei genitori e familiari di persone con disabilità che hanno subito un duro colpo per la qualità della vita dei loro figli o parenti e spiega quanto accaduto a Palazzolo Acreide, con la chiusura di una abitazione per persone con disabilità che ne ha messe 5 alla porta.

Andiamo per ordine e cerchiamo di ricostruire la vicenda.

“Attraverso la legge 112/2016, conosciuta con il nome “dopo di noi” –ci ha spiegato Giardina-, lo Stato ha destinato dei fondi in base alla popolazione dai 18 ai 65 anni. In realtà, questo range di età è stato un po’ frainteso perché, secondo la legge, serviva a far capire allo Stato quante persone con disabilità di quella età c’erano e dunque, avere contezza delle effettive somme da inviare alle regioni. In Sicilia, nel 2016, sono arrivati 7milioni e 700 mila euro per avviare il “dopo di noi”. Solo per fare un esempio –ha citato il presidente Anffas–  il distretto di Palermo ha avuto assegnati 1milione e 200 mila euro ma ne sono stati rendicontati appena 90000”.

Negli anni a venire, accade che il Governo centrale ha ancora altre risorse economiche da destinare alle regioni e precisamente: “Nel 2017 –ha continuato Giardina-, c’erano circa 3 milioni di euro che dovevano essere utilizzati per implementare l’avvio elle misure e servizi del “dopo di noi”. Dal 2018 al 2020, ci dovevano essere in tutto 32 milioni di euro per la Sicilia, ma lo Stato non li ha mandati, perché prima si dovevano rendicontare circa il 75% delle risorse che erano arrivate precedentemente, pertanto andava rendicontata la cifra di 5 milioni e 800 mila euro”.

“Nel frattempo –ha messo in evidenza il presidente Anffas Sicilia-, la Regione ha ripartito delle somme per i progetti di vita integrati per la misura del “dopo di noi” che per la città di Siracusa ammontano a circa 440 mila euro. Occorre dunque fare i progetti di vita per poi avere le somme ripartite. I progetti di vita (ovvero tutte quelle situazioni di desiderio e di bisogno delle persone con disabilità, prese come spunto per creare attorno a loro le migliori condizioni di vita per realizzarli e soddisfarli, ndr) si fanno secondo delle linee guida regionali. Anffas Sicilia, insieme ad Anci –associazione nazionale comuni d’Italia-, hanno fatto anni di formazione ai distretti in merito ai progetti di vita nelle varie città isolane come Palermo, Catania e Caltanissetta, ma nonostante ciò i comuni non hanno redatto alcun progetto”.

Anffas ha una richiesta ben precisa da fare alla Regione Siciliana: “La Regione –ha affermato Giardina-, assegni i soldi dei distretti sanitari meno virtuosi, che cioè non hanno redatto alcun progetto di vita e dunque non hanno speso tali somme, ai comuni che invece hanno fatto i progetti e possono investire così le somme stanziate”.

La Regione Sicilia però, come ci ha continuato a dire il presidente, non può farlo “perché il Ministero non autorizza tale pratica”.

Giardina ha continuato mettendo in evidenza che è accaduto lo stesso per altri fondi: “Stessa problematica è toccata anche ad altri fondi. Ad Esempio –ha continuato- i fondi per la vita indipendente sono stati ritirati tanto a Siracusa quanto a Noto e ammontano a circa 80 mila euro a progetto. In questo caso i progetti sono stati approvati, si avevano i soldi ma non sono mai stati realizzati”.

Giardina fa presente che oltre a quanto affermato, “Ci sono anche oltre 770 mila euro del Pnrr –piano nazionale ripresa e resilienza- previste dal decreto direttoriale n.98 del 09/05/2023 del Ministero del lavoro e delle Politiche sociali. A Noto siamo capofila per un progetto che vede la realizzazione di due appartamenti da adibire a soluzioni alloggiative per persone con disabilità. Se entro il 2024 il progetto non parte, perdiamo anche questi fondi”.

Sempre più amareggiato, Giardina ha concluso annunciando la corrispondenza intercorsa con l’ufficio delle Politiche sociali del comune di Siracusa in merito alla soluzione alloggiativa di Palazzolo Acreide: “Dall’ufficio delle Politiche sociali del comune di Siracusa, ci hanno fatto sapere che per la nostra soluzione alloggiativa la convenzione scadeva il 31 maggio 2024 e siccome la Regione Siciliana non ha rinnovato il finanziamento, la casa deve chiudere e siamo costretti a mettere sulla strada 5 persone con disabilità, alcune senza famiglia, che non sanno dove andare. Per evitare ciò, siamo noi famiglie che adesso stiamo mantenendo le spese insieme agli sforzi economici di Anffas, ma non so quanto potrà durare tutto ciò. Occorrono i progetti di vita per dare continuità a tutto ciò, ma soprattutto per dare dignità e sicurezza ai nostri ragazzi”.

Ma questa è solo la prima puntata. Noi abbiamo a cuore le sorti delle persone con disabilità e delle loro famiglie ma sappiamo pure quanta politica, fortunatamente buona e produttiva, in questi anni ha lavorato e lavora alacremente perché nessuno rimanga indietro.

Siamo certi che tanto la Regione quanto i comuni hanno a cuore le sorti delle persone con disabilità e delle loro famiglie.

Ecco perché – concludono le famiglie interessate –  abbiamo inviato l’invito ufficiale alle istituzioni direttamente coinvolte, locali e regionali, ad un confronto per portare a conoscenza le loro posizioni e dunque attendiamo fiduciosi per un dibattito produttivo sulla questione, così da dirimere la matassa e restituire serenità e dignità ai diretti interessati.

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