In questo Giubileo, “cammineranno le genti alla tua luce”

I nostri occhi e ancor più il nostro cuore sono ancora ricolmi di gioia per quel “bagno di luce” che ha inondato la nostra Chiesa siracusana con la visita del venerato Corpo di S. Lucia, e già si prospetta un anno luminoso che fa risplendere in tutta la Chiesa la luce giubilare della speranza!

La solennità dell’Epifania (cioè della manifestazione gloriosa) del Signore Gesù Cristo è da sempre definita dai nostri fratelli cristiani orientali “festa delle luci”: il tema teologico della luce spirituale, che è Dio stesso, attraversa come un raggio di sole tutte le letture bibliche e i testi delle preghiere della Messa di questo giorno, riverberando il suo fulgore su tutta questa gioiosa giornata.

Dopo aver elevato alla nostra patrona Lucia le tradizionali invocazioni corali che la definiscono come “l’astro più fulgido del nostro cielo”, e dopo aver celebrato a Natale l’Astro che sorge da oriente, Cristo Verbo Incarnato di Dio, l’Epifania ci mostra la stella di Betlemme, che ha guidato i magi verso il Bambino Gesù, simbolo di tutto il cosmo, creato per mezzo di Lui e in vista di Lui, che a Lui tende e conduce.

Così prega la liturgia in questa solennità: “lo splendore della tua gloria illumini, o Signore, i nostri cuori, perché possiamo attraversare le tenebre di questo mondo e giungere alla patria della luce senza fine” (colletta della vigilia); “rifulga sempre nei nostri cuori la stella della tua giustizia” (post communio della vigilia); “con la guida della stella hai rivelato alle genti il tuo Figlio unigenito” (colletta del giorno); “la tua luce, o Signore, ci preceda sempre e in ogni luogo” (post communio del giorno).

“Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla su di te […] Cammineranno le genti alla tua luce” (Is 60,1.3): così si apre la liturgia della Parola di questa gioiosa festa.

L’immagine del cammino di popolo dal buio alla luce può fungere bene da chiave interpretativa per l’anno giubilare appena iniziato: tutte le genti, da ogni confine della terra, si mettono in cammino per compiere un pellegrinaggio comunitario verso la porta santa della misericordia di Dio, animate dalla viva speranza nel suo perdono e nel suo amore.

Il cammino dei magi dall’oriente a Gerusalemme li ha visti veramente “pellegrini di speranza”: giunti a Betlemme, essi si sono trovati innanzi alla vera “porta santa”, come poeticamente viene definita la Vergine Maria nella più antica tradizione cristiana, e si sono prostrati ai piedi dell’unico Signore e Salvatore del mondo, vera “speranza delle genti”, come canta la liturgia.

Alla luce della stella, i magi hanno sperimentato quella “grandissima gioia” che è il frutto dell’autentica speranza cristiana: Cristo, il Re dei re, l’Atteso da secoli, il Veniente nel mondo.

I loro doni (oro, incenso e mirra) simboleggiano non soltanto la regalità, la divinità e la passione di Cristo, ma anche le tre virtù teologali (fede, speranza e carità): nella preghiera che eleviamo in questa Epifania, presentiamo anche noi al Signore il fervore della nostra fede, l’ardore della nostra carità e la serenità della nostra speranza in Lui.

 

  • Immagine in evidenza: Comet C/2020 F3 NEOWISE sopra i cieli iblei – Archivio fotografico Cammino
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