Un modello di cammino nell’anno del Giubileo
Non a caso, si intitola proprio Dorothy Day: Practices of Peace in the Year of Jubilee il simposio organizzato a New York dalla “Manhattan University” e dal “Dorothy Day Guild” per riflettere sui contributi che le parole e le azioni della serva di Dio possono offrire alla Chiesa e alla società in questo anno giubilare. Il primo appuntamento del simposio sarà il 28 marzo a Manhattan, e precisamente al n. 55 di East Third Street, nella casa dell’ospitalità “Maryhouse”, luogo simbolo del Worker, dove Dorothy Day visse gli ultimi anni e dove morì, il 29 novembre 1980. Qui i teologi Kevin Ahern (docente di studi religiosi al Manhattan College e già direttore dei programmi Peace and Justice Studies e Labor Studies) e Casey Mullaney (docente a South Bend, nell’Indiana, e coordinatrice del Dorothy Day Guild), apriranno ufficialmente il simposio parlando dell’eredità e dell’attualità di Dorothy Day.
I lavori proseguiranno il 29 marzo alla Manhattan University nel Bronx. Robert Ellsberg, curatore dei diari e delle lettere della serva di Dio, nonché caporedattore di Orbis Books, aprirà la seconda giornata con la relazione su Dorothy Day e il futuro della teologia. A dialogare con lui, la teologa Magdalena Muñoz Pizzulic. Seguirà quindi una serie di tavole rotonde, che vedranno confrontarsi ogni volta tre relatori sui seguenti temi, che di fatto coprono i principali aspetti della vita di Day: Blessed Are the Peacemakers, On Pilgrimage, Worker, Prophet. La tavola rotonda finale – Dorothy and Lay Vocation – vedrà la partecipazione di Martha Hennessy, settima nipote di Dorothy Day e la sola della famiglia a essere tornata nella Chiesa cattolica. Sempre in occasione dell’anno giubilare, tra marzo e ottobre 2025 il “Dorothy Day Center” del Manhattan College e il “Dorothy Day Guild” hanno organizzato una serie di pellegrinaggi che prevedono percorsi comunitari di ascolto, lode e preghiera in tre quartieri di New York: Brooklyn, Manhattan e Staten Island. Percorsi comunitari che ripercorreranno le tappe fondamentali della vita di Dorothy Day – dalla nascita, al n. 71 di Pineapple Street, alla sepoltura nel Resurrection Cemetery di Staten Island –, setacciando i luoghi che hanno visto momenti cruciali dei lunghi e pieni decenni del Worker nella Grande Mela. Luoghi di manifestazioni e picchetti storici tra piazze, strade, edifici ancora funzionanti, palazzi non più esistenti, case, chiese, locali notturni, prigioni, nonché opere d’arte (vetrate e murales in primis) che ricordano Dorothy Day.
Si parte da Union Square, celebre piazza delle proteste newyorkesi dove venne distribuito il primo numero del giornale il 1° maggio del 1933, per arrivare, come tappa finale, proprio a “Maryhouse”, nel Lower East Side. Un pellegrinaggio dunque nei luoghi in cui Day e il Worker hanno sfamato gli affamati, ospitato i senzatetto, sostenuto la pace e la nonviolenza, testimoniato i bisogni dei poveri e degli scartati, visitato i carcerati (lei stessa finirà più volte dietro le sbarre, anche per le sue posizioni pacifiste). Una speranza che ha, di fatto, aperto la Quaresima del 2025 quando, il mercoledì delle Ceneri, centinaia di sostenitori si sono riuniti a New York davanti alle Nazioni Unite al termine di una settimana di preghiera, protesta e atti di disobbedienza civile, in contemporanea con il Terzo incontro degli Stati aderenti al Trattato sulla proibizione delle armi nucleari (Tpnw). L’arcivescovo John Wester di Santa Fe, nel New Mexico, ha distribuito le ceneri e benedetto i partecipanti, 17 dei quali sono stati arrestati poco dopo. Prima di tracciare il segno della croce sulla fronte di ognuno di loro, Wester si è rivolto all’assemblea lì riunita, omaggiando la preziosità della scelta di prestare “le vostre voci, i vostri corpi, la vostra presenza a questa importantissima causa di pace. (…) qualunque sia la vostra organizzazione, vi ringraziamo. Grazie per la vostra testimonianza”.
(*) – Vatican news