Quale futuro per la “Città dell’Uomo”

Il popolo costituzionalmente sovrano è chiamato anticipatamente a votare.

Per effetto di “leggi porcellum”, la prima delle quali già dichiarata incostituzionale, da anni gli italiani si recano alle urne senza dover faticare sulla scelta dei parlamentari. I rappresentanti del popolo, infatti, sono scelti dalla stessa oligarchia che non ha saputo indicare un nuovo presidente della Repubblica e che per trovare un presidente del Consiglio deve rivolgersi altrove dal proprio consesso.

Agli italiani votanti, quindi, toccherà ancora una volta una sorta di potere residuale: decidere in che percentuale fra i rispettivi schieramenti i nominati dai capi partito (spesso partito-fai-dai-te) dovranno sedere sugli scranni di camera e senato.

Visti i reiterati risultati delle varie legislature così costitute, la selezione dei deputati e senatori pare proprio che non sia fra le più “onorevoli”. Quante occasioni mancate per avere un Parlamento veramente autorevole.

E siccome il popolo ha sempre ragione, chi è d’accordo a pensare che non sia un caso se gli elettori siano sempre meno motivati nel recarsi alle urne?

La domanda si pone con maggiore forza dopo la visione delle sceneggiate che hanno portato alla essenziale riconferma di Mattarella sul colle più alto, o alle dimissioni di Draghi dopo la farsa della fiducia accordata con “assenze-votanti”.

A destabilizzare il sistema di rappresentanza, inoltre, sta facendo il suo percorso carsico l’applicazione della riforma costituzionale che riduce il numero di percettori di indennità parlamentari.

Fatto sta che gli Italiani si erano già espressi sulle modalità da seguire per riformare il sistema politico al meglio.

Chi ricorda i referendum degli anni ’90 promossi da Segni per l’elezione maggioritaria dei parlamentari al fine di garantire la governabilità?

Non appena varata le legge attuativa della volontà popolare, i partiti in un batter d’occhio trovarono l’inganno: costituirono delle alleanze elettorali di comodo pur di arrivare al potere, talmente di comodo che di governabilità se n’è vista ben poca, ma trasversalmente hanno successivamente stravolto lo spirito referendario arrivando a varare le leggi porcellum salva poltrona.

Agitando i fantasmi del comunismo e del fascismo come uniche frontiere invalicabili, un po’ tutti i parlamentari si sono sentiti autorizzati a saltare da un partito all’altro, a formarne altri a propria immagine e somiglianza ribaltando lo schieramento iniziale nel nome della governabilità e soprattutto di un po’ di potere da utilizzare per avere un passaporto verso il paradiso delle indennità.

In questa babele di pragmatismo poltronaro si è smarrita la politica della idee, quella per la quale si era disposti anche a perdere voti o rimanere all’opposizione pur di continuare ad essere lievito per costruire la propria visione di città dell’uomo.

Città dell’Uomo? Chi sa cosa sia? Eppure in tanti hanno rivendicato il voto cattolico con la stessa approssimazione dei tanti che oggi affollano il centro politico italiano agitando una presunta “Agenda Draghi”.

A questo punto si porrebbe un’altra domanda: ma chi si occupa oggi di assicurare un percorso di crescita di un gruppo dirigente “libero” e “forte”?

Speriamo che questa prima campagna elettorale sotto l’ombrellone aiuti un po’ tutti a schiarirsi innanzitutto le idee.

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