Camminiamo insieme nella speranza
della promessa compiuta in Cristo Crocifisso e Risorto
Carissimi,
accogliendo il messaggio di Papa Francesco per la Quaresima 2025, iniziamo il pellegrinaggio annuale verso la Pasqua del Signore, per camminare insieme nella speranza di una promessa compiuta che è «l’amore di Dio […] riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito che ci è stato dato» (Rm 5,5). Questo «messaggio centrale del Giubileo sia per noi l’orizzonte del cammino quaresimale verso la vittoria pasquale» (Francesco, Messaggio Quaresima 2025).
- Gesù Cristo, crocifisso e risorto, centro della nostra fede e garante della nostra speranza
Il cammino quaresimale ci conduce alla celebrazione del mistero pasquale del Crocifisso Risorto che è l’autore della nostra fede e il garante della nostra speranza. Progrediamo insieme, uniti a Cristo, per «poter celebrare con grande gioia il trionfo pasquale di Cristo, il Signore, sul peccato e sulla morte, come esclamava San Paolo: “La morte è stata inghiottita nella vittoria. Dov’è, o morte, la tua vittoria? Dov’è, o morte, il tuo pungiglione?” (1Cor 15,54-55). Infatti, Gesù Cristo, morto e risorto, è il centro della nostra fede ed è il garante della nostra speranza nella grande promessa del Padre, già realizzata in Lui, il suo Figlio amato: la vita eterna (cfr. Gv 10,28; 17,3)».
Con la sua incarnazione, Gesù ha assunto la nostra umanità, facendo propri al contempo i limiti e le condizioni dell’umano. Ci ha illuminati con la luce della sua Parola, ci ha trasformati con lo splendore della Pasqua e ci ha rinnovati con il fuoco della Pentecoste, rigenerandoci ad una speranza viva. È la luce che illumina ogni uomo e tutta l’esistenza dell’uomo. È la luce che ci sorprende ogni qual volta attraverso le nostre povertà, le nostre fragilità e le nostre fatiche raggiunge gli altri per ravvivare anche in loro la gioia della speranza.
- La preghiera, il digiuno e la carità: tre segni del cammino quaresimale per rianimare la speranza
La speranza è la forza del cammino, la fede è la condizione per entrare in questo santo viaggio, la carità è la pace dell’incontro con Dio.
La speranza è la virtù che ci fa progredire. Senza la speranza non si cammina, perché la speranza ci muove verso un bene più alto che è ancora da raggiungere. In questo cammino l’uomo vive il suo rapporto con Dio che si accompagna a noi nella via come forza vitale e come sostegno continuo al nostro progresso verso di Lui. La speranza è virtù teologale perché ci fa sperare in Dio che è unico fondamento di ogni dono perfetto.
La speranza implica la povertà e apre al vero senso della preghiera. Si spera per quello che non si possiede. La speranza umana si fonda su quello di cui si dispone. La speranza cristiana non si sostiene su quello che si ha, ma sulle promesse di Dio.
La speranza è la virtù che veramente anticipa per noi la vita del Regno. Nell’atto in cui l’uomo si spoglia di tutto e si proietta nell’abisso divino in un abbandono assoluto, si libera di tutto ciò che è relativo e perfeziona la speranza vivendo nella presenza di Dio la pace intima, piena e invincibile.
Finché la speranza dell’uomo non trova un fondamento sicuro al di fuori di sé rimane vuota, cieca, senza ragione. Ma la speranza cristiana ha un linguaggio: la preghiera. La preghiera è l’atto della speranza, perché la preghiera è l’unico atto attraverso cui l’uomo entra in rapporto vero con Dio e si slancia verso Colui che dona stabilità, pace e felicità alla sua vita. E la preghiera accresce il vuoto dell’uomo per prepararlo ad accogliere pienamente Dio.
Si innesta qui il valore, il merito e il senso del digiuno che ci abilita alla privazione di tutte le cose per poter ricevere Dio ed essere colmati della pienezza di vita della sua presenza. Non possediamo Dio che nel distacco da tutte le cose. L’accoglienza piena di Dio comporta il nulla di tutte le cose. E poiché l’uomo spera in Dio come suo unico e sommo Bene, è necessario che egli accresca sempre più il vuoto per fare spazio a Dio e alimentare giorno per giorno il suo desiderio di incontrare pienamente il Signore e insieme con lui ogni cosa che Egli stesso ci donerà.
Tutto questo si congiunge con la pratica della carità, del dono e della misericordia. Il digiuno produce atti di bontà, di misericordia e di comunione. La carità, infatti, non solo ci rende uniti e ci rafforza, ma ci pone nella condizione di accogliere Dio, di far vivere Dio in noi e di rimanere noi in Lui, perché «dov’è carità e amore qui c’è Dio».
- La speranza: certezza per il futuro e forza per la vita di ogni giorno
Nella speranza dell’uomo vive l’amore di Dio che vuole essere tutto per noi e vuole donarsi attraverso di noi. La speranza deve animare il nostro essere, la nostra vita, le nostre azioni, donando forza, gioia e pace al nostro cuore, per intraprendere con fiducia e serenità il cammino di ogni giorno, affrontando le avversità, i problemi e ogni situazione critica. La speranza deve anche impegnarci ad essere strumento dell’opera di Cristo e coinvolgerci nella missione di salvezza nei riguardi della Chiesa e del mondo, per sostenere la vita di fede di ogni persona e per riaffermare i valori umani, morali e sociali di tutti.
Prendiamo la speranza e andiamo avanti con gioia. Trasmettiamo la speranza agli altri ‒ specialmente agli ultimi, ai poveri e ai bisognosi ‒ con un atteggiamento cordiale e accogliente, con una parola efficace di luce e di sostegno, con un incontro reale e profondo, con un abbraccio sincero e fraterno, con un gesto di carità che riconsegni la logica evangelica del dare «anche un solo bicchiere di acqua fresca a uno di questi piccoli» (Mt 10,42). Un atto di carità, unito all’opera di Cristo, assume un peso immenso nella storia, perché trasmette l’amore di Dio e semina speranza di vita e gioia di salvezza. La speranza nasce e cresce quando accade qualcosa nel presente che tocca il cuore, apre lo sguardo al futuro e immette nella profondità del mistero di Dio.
Conclusione
Carissimi,
preghiamo Dio Padre, che ha reso intrepida la Vergine Maria presso la croce del suo Figlio e l’ha rallegrata con l’immensa gioia della risurrezione, affinché, per sua intercessione, consoli le nostre pene e ravvivi la nostra speranza (cfr. Lodi, III Settimana del Salterio). Affidiamoci alla materna protezione della Madonna delle Lacrime, nella consapevolezza che ‒ come ci ha ricordato San Giovanni Paolo II ‒ «le Lacrime della Madonna […] sono lacrime di speranza» (Giovanni Paolo II, Omelia, 6.11.1994). Viviamo nella serena fiducia in Dio, perché ‒ come ha affermato Papa Francesco ‒ «vicino ad ogni croce c’è sempre la Madre di Gesù. Con il suo manto ella asciuga le nostre lacrime, con la sua mano ci fa rialzare e ci accompagna nel cammino della speranza» (Papa Francesco, Veglia di preghiera per asciugare le lacrime, 5.5.2016). Camminiamo insieme nella speranza verso la luce della Pasqua, perché ‒ come ha riaffermato Papa Francesco ‒ «proprio per il pianto della Madre c’è ancora speranza per i figli che torneranno a vivere. Tante volte nella vita nostra le lacrime seminano speranza, sono seme di speranza. Anche le lacrime di Maria hanno generato speranza e nuova vita» (Papa Francesco, Udienza generale, 4 gennaio 2017).
In questo tempo di Quaresima, rinnoviamo il nostro atto di fede in Cristo Crocifisso e Risorto per vivere nello splendore della sua Pasqua, intensifichiamo i segni del cammino quaresimale ‒ la preghiera, il digiuno e la carità ‒ per rianimare la speranza e per fare germogliare nella profezia della carità certezze per il futuro e forza per la vita di ogni giorno.
Vi auguro di cuore un buon cammino quaresimale, vi assicuro la mia paterna preghiera e vi benedico tutti nel Signore.
Siracusa, 5 marzo 2025 – Mercoledì delle Ceneri