L’epifania le feste porta via, non certo le conseguenze di quanto maturato nel corso di queste settimane di auguri più o meno formali.
Siamo già stati avvertiti dai WhatsApp che nel corso di questo 2020 dovremo stare attenti a scrivere la data per intero, senza abbreviare con ’20, al fine di evitare facili alterazioni dei documenti: il 20, infatti, può facilmente diventare 2019 così come 2023 o 2015 e così via.
Tuttavia è sempre più oscuro l’orizzonte prossimo venturo, soprattutto per l’evolversi di nuove crisi internazionali: le tensioni Usa-Iran cosi come la spartizione sottotraccia della Libia fra Turchia e Russia. Scelte che passano sulle nostre teste mentre ancora a Roma si preferisce arrancare su piccoli egoismi di parte.  Grande assente l’Europa. Inevitabili le conseguenze sulla vita quotidiana: il costo dei carburanti, il ruolo di Sigonella, le politiche della nostra zona petrolchimica.

D’altronde non potevamo aspettarci altro dato che ormai le vite degli uomini sono condizionate da fatti ed atti che paradossalmente esulano dalla vita reale. Abbiamo constatato come nel 2019 la borsa abbia registrato un più 30% nonostante l’economia reale, espressa in pil, sia sempre più in calata. Peraltro gli attuali deputati, preferiscono misurarsi sui like raccattati con battute ad effetto invece che con i voti da meritarsi con azioni politiche efficaci. Del resto quanti di noi dedicano sempre più tempo a vedere la vita degli altri sui social che nelle piazze, nelle associazioni, nei circoli?
Non c’è da meravigliarsi quindi se, manifestando la nostra infinita debolezza, invochiamo miracoli a costo di strattonare il Papa piuttosto che accontentarci del semplice tocco del lembo del suo mantello.
Dunque l’augurio per il nuovo anno non è solo “di vero cuore” quanto di un anno “vero”, che abbia a cuore la persona che è in noi, tanto quanto quella è che accanto a noi.
Di tutto ciò, dal modesto osservatorio della nostra redazione diocesana, cercheremo di essere sentinella e testimoni.

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