La buona informazione ai tempi del coronavirus
Alla fine ci siamo arrivati. Adesso sembra averlo capito pure la tentennante Unione Europea che, in questa vicenda dell’emergenza coronavirus, ha inizialmente vestito i panni di Ponzio Pilato lasciando che i singoli stati – in quel momento praticamente la sola Italia – se la sbrigassero da soli e poi quelli di un don Abbondio ancor più indeciso rispetto a quanto tratteggiato dallo stesso Manzoni nei “Promessi sposi”. Pure Parlamento e Commissione Europea, adesso, sembra abbiano ben compreso che per rendere quanto mai incisiva ed efficace la lotta al coronavirus, oltre a una schiera di uomini preparati e dotati di ogni idoneo dispositivo di protezione (e non mi riferisco solamente al personale sanitario in trincea) anche una decisa azione volta a favorire la veicolazione di informazioni verificate e diffuse da fonti attendibili e, di conseguenza, di sempre più deciso contrasto a ogni tipo di fake news.
Non è un caso che il Parlamento Europeo, sul proprio sito istituzionale (https://www.europarl.europa.eu/news/it/press-room/20200401IPR76306/fact-checking-day-combattere-il-virus-della-disinformazione-sul-covid-19)metta nero su bianco che “La propagazione del coronavirus ha portato alla diffusione di notizie false e alla disinformazione, ostacolando così gli sforzi per contenere la pandemia”. In questo contesto una data molto importante è stata quella del 2 aprile scorso, la Giornata internazionale del fact-checking (controllo dei fatti), il Parlamento abbia rilanciato una decisa azione “volta a sensibilizzare l’opinione pubblica sui pericoli della disinformazione, non solo per la salute dei cittadini, ma anche per la democrazia. Mentre molte persone combattono giorno e notte per salvare vite umane dal coronavirus, le organizzazioni sanitarie e i verificatori di notizie hanno scoperto un altro lato oscuro della pandemia: organizzazioni e individui che sfruttano la crisi per manipolazioni politiche o commerciali, invece di sostenere coloro che salvano vite umane”. Così che, secondo un rapporto della taskforce anti-disinformazione EUvsDisinfo del Seae (Servizio europeo per l’azione esterna), alcune false affermazioni provengono da attori riconducibili ad ambiti politici oltre che geografici ben precisi con l’obiettivo politico di “minare l’Unione Europea o per creare cambiamenti politici”.
Dalla Commissione Europea anche un perentorio invito, a tutti, a evitare “di condividere informazioni non verificate provenienti da fonti di dubbia affidabilità” e un proprio contributo più diretto “alla lotta alla disinformazione collaborando da vicino con le piattaforme online. Stiamo incoraggiando queste piattaforme a promuovere le fonti autorevoli, a declassare i contenuti che risultino falsi o fuorvianti e a rimuovere quelli illegali o che potrebbero provocare danni alla salute”. Da qui la scelta di rendere subito disponibile una pagina del proprio sito istituzionale (https://ec.europa.eu/info/live-work-travel-eu/health/coronavirus-response/fighting-disinformation_it) significativamente intitolata “Combattere la disinformazione” che, attraverso una serie di rapide indicazioni di agevole lettura (anche in italiano), consente di risolvere alcuni dubbi. A disposizione anche una serie di strumenti dedicati – di libera fruizione – per il mondo della scuola e della formazione.
Ma in Italia in qualche misura ci si è spinti ancora più in là avviando un comodo e rapido sistema di controllo delle notizie (fact checking) attraverso whatsapp. Un progetto che in qualche misura rimanda un po’ anche a casa nostra. Infatti l’iniziativa è stata inserita tra quelle di monitoraggio delle iniziative di auto-regolamentazione delle piattaforme on-line volte a contrastare la disinformazione sulle tematiche Covid-19 avviato dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni con relatore il commissario siracusano Antonio Nicita. Il progetto è stato presentato al Tavolo permanente Agcom “Piattaforme Digitali e Big Data”, e si basa su un autonomo accordo tra Facebook e il fact-checker indipendente “Pagella Politica” . Il progetto si chiama “Facta” (https://www.facta.news) e fa leva su un profilo whatsapp autonomo dotato di un numero dedicato (+39 3456022504). Chiunque può, attraverso questo canale, segnalare testi, immagini e video che ritiene, in materia di covid-19, di dubbia veridicità. Il fact checker invierà una notifica all’utente che ha trasmesso la richiesta e, in caso si tratti di una notizia falsa, pubblicherà il risultato dell’analisi sul proprio sito web. Facta è, inoltre, un progetto che si implementa e potenzia autonomamente man mano che pervengono i quesiti e vengono formulate le relative risposte. Ciò consentirà di inoltre, aggiornare costantemente la piattaforma WhatsApp sulle informazioni verificate sul Covid-19 e, agli utenti che lo richiederanno, invierà un messaggio sul resoconto giornaliero delle analisi effettuate e pubblicate sul sito.
Strumenti quotidiani che ci aiutano a tenere direttamente la nostra dieta mediatica sotto stretta sorveglianza mentre i gruppi editoriali più strutturati – che stanno comunque cambiando pelle e che dopo questa pandemia non potranno non avere un volto diverso – stanno provando a mettere in campo autonomi strumenti di monitoraggio (come, ad esempio, la task force della Rai guidata dal direttore di RaiNews 24 Antonio Di Bella) o campagne di sensibilizzazione volte a promuovere il valore della “vera” informazione (come, ad esempio, lo spot lanciato nelle ultime settimane da Mediaset). Tutto ciò in attesa che la task force annunciata da Palazzo Chigi venga messa in piedi magari con il coinvolgimento attivo delle organizzazioni dei giornalisti, a cominciare, naturalmente, dall’Ordine dei giornalisti.
Perché informazione non fa mai rima con approssimazione.
– Aldo Mantineo è giornalista e scrittore. Il suo ultimo libro è
DireFareComunic@re – Gestire un ufficio stampa ai tempi dei social, edito da Media&Books.
Credito fotografico: immagini dalla rete.