Cattedrali, chiese parrocchiali, rettorie, cappellanie: chiuse. È il diktat tremendo del Coronavirus!! Sospesa la celebrazione dei Sacramenti dell’Iniziazione Cristiana, dei battesimi, dei matrimoni, dei funerali. Ma ci sono chiese aperte e spalancate: gli Ospedali: (le vere chiese? Per me sì. E da sempre). I sacerdoti? I medici (il primo documento del Concilio Vaticano II: Sacrosanctum Concilium (4 dicembre 1963) che avvia la Riforma liturgica, non ancora conclusa!). Al numero 5 leggiamo: “… Quando venne la pienezza dei tempi, Dio mandò il suo Figlio, Verbo fatto carne, unto di Spirito Santo, ad annunziare la buona novella ai poveri, a risanare i cuori affranti, “medico di carne e di spirito” … Gli infermieri (le donne in prima linea), i Volontari, la Protezione Civile, la Croce Rossa, le Forze dell’Ordine … Gli scienziati. I Governatori, i Sindaci … In ogni regione c’è un team di psicologi per supportare, sostenere ed elaborare questo lutto. Tutti coloro che hanno cura e hanno a cuore i poveri, gli affamati, gli assetati, i senza tetto, …”. I paramenti liturgici: camici, tute protettive, mascherine (che a lungo andare stravolgono il volto), guanti e … L’altare? I letti dove giacciono i corpi dei fratelli e delle sorelle ghermiti dal virus. Il calice e la patena? Tutto l’occorrente necessario per lenire le sofferenze e per rendere più umano l’ultimo respiro. È una Eucarestia, anche in questa domenica delle palme, “degli occhi, delle orecchie, delle mani, protesi al cuore”. È una Eucarestia del “Nessuno ha un amore più grande di questo: morire per i propri amici” (Gv 15,13). Quanti medici hanno dato e danno la vita? Non dobbiamo fare necrologi MA arricchire e allungare il Martirologi!! È una Eucarestia del “Ci si abbraccia per ritrovarsi interi” (Alda Merini). Neanche Dio può stare solo, non è intero senza noi. È una Eucarestia della Chiesa – ospedale – da – campo (Papa Francesco) che dispensa a piene mani compassione, consolazione e tenerezza. È una Eucarestia che si compromette, che si sporca, che assume il destino dell’altro e lo fa suo: questa volta senza mascherine e senza guanti. È una Eucarestia “del fazzoletto”. È famosa la raffigurazione di Francesco d’Assisi venerata a Greggio, che si ritiene molto corrispondente alla realtà della sua persona: il Santo porta un fazzoletto con cui asciuga le lacrime. La forza di Francesco sta nelle sue stigmate e nelle sue lacrime … È una Eucarestia “del grembiule”. «(…) “Allora Gesù si alzò da tavola, depose le vesti, si cinse un asciugatoio e si mise a servire”. Ecco la Chiesa del grembiule. È una fotografia bellissima della Chiesa. Da non mettere nell’album tra le foto “scollacciate”, tra le foto che non si mostrano agli amici perché sono un po’ “spudorate”. È bella. La Chiesa del grembiule. Che poi, mettersi il grembiule vuol dire soffrire, lavare i piedi alla gente, al mondo» (don Tonino Bello). È una Eucarestia secondo lo spirito del Documento firmato ad Abu Dhabi il 4 febbraio 2019. Papa Francesco ha sottoscritto il cuore del Vangelo che è la fraternità universale, proclamata da Gesù di Nazareth come superamento di una religione patriarcale a favore di una vita di fede circolare: “E voi siete tutti fratelli” (Mt 23,8). È una Eucarestia “alla Bergoglio”. Solo in Piazza San Pietro. Claudicante. Sotto la pioggia. In silenzio e nel silenzio (rotto dal suono delle sirene delle autoambulanze!), ha radunato e ricapitolato il Nord, il Sud, l’Est e l’Ovest del mondo e li ha “intestati” al Cuore e alle viscere materne di Dio. È una Eucarestia “dei samaritani, delle veroniche, dei cirenei”. Uomini e donne dei verbi forti, umani e umanizzanti: vedono, si accostano, si prendono cura (senza badare a spese), ascoltano, si commuovono, fasciano ferie e piaghe, risanano (Lc 10, 29 – 37). Miracoli di vita.
Immagine di copertina: Casoria, Ospedale Santa Maria della Pietà