È iniziata la singolare e triste “Settimana Santa” di quest’anno 2020. La viviamo, restando chiusi nelle nostre case, in un modo del tutto inedito e imprevisto. Riceviamo numerosi e sinceri inviti a trascorrerla nel migliore dei modi possibili, spesso televisivi e telematici. Ma quanti rimpianti!
Nel nostro Territorio, in particolare, siamo costretti a rinunciare ai tradizionali riti popolari della “Settimana Santa”, sempre attesi e vissuti dalla gente siciliana e siracusana con grande e toccante partecipazione.
Sì, è inutile nasconderci la delusione e l’amarezza. Certamente avremmo voluto rivivere quei riti tradizionali, rivisitando con commozione i numerosi e caratteristici aspetti delle nostre care radici siciliane, orgogliosamente tramandate dai nostri antenati.
Ci sembra di essere stati amaramente derubati, “scippati”. Ci sembra di essere rimasti senza l’anima del nostro migliore folclore popolare e passionale, ben intrecciato con i profondi significati della Religione e dell’Uomo, della Vita e della Morte.
Tutto il Territorio siracusano è molto ricco di tradizioni che hanno attraversato decenni e addirittura secoli, accomunando sorprendentemente il popolo a prescindere da ogni distinzione sociale o culturale. Per la “Settimana Santa” la nostra gente ha sempre riempito chiese, strade e piazze, rinnovando incontri di sincera vicinanza.
Quest’anno tutto è diverso, sotto questo aspetto umano: nessun incontro è vissuto se non quello virtuale e telematico. Certamente sembra poca cosa a confronto con l’abbraccio caloroso e popolare nel Territorio. Colpa del tragico e ossessionante coronavirus!
Però ci si può chiedere: “Ex malo bonum”? Secondo il motto cristiano, dal male può venire il bene? Ce lo chiediamo ma, in fondo, ce lo auguriamo fortemente proprio nel corso di questa “Settimana Santa”. Ricorrenza, destinata sicuramente a essere consegnata alla Storia del Cristianesimo per la forzata e globale astinenza non soltanto dai tradizionali riti popolari ma soprattutto per la mancata, strappata, partecipazione diretta alle Liturgie e ai Sacramenti.
Per la verità, già nel corso della Quaresima, un po’ ovunque sono apparsi segni d’inversione di tendenza, di ravvedimento per tanti stili di vita certamente non caratterizzati dal “Bene” ma dal “Male”. Soprattutto in questo Occidente europeo fortemente scristianizzato e mondanizzato.
Forse la paura della pandemia e della morte ha costretto a rivedere in senso critico la propria esistenza. Si è diffuso uno strano timore, assieme ad uno strano senso religioso. Abbiamo così notato – in noi e in tanti altri – inaspettati ritorni alla riflessione, pure alla preghiera e all’invocazione.
C’è allora da augurarsi che questo periodo s’incammini gradualmente (dal “Male”, personale e sociale, sinora spesso sperimentato) verso il “Bene” da vivere personalmente e socialmente. C’è da augurarsi che l’amara “lezione” della pandemia superi presto questa singolare e “scippata” Settimana Santa, per il rinnovato cammino dell’Uomo nel Mondo e nel Territorio.
Potremo così tornare a vivere le nostre Tradizioni, i nostri incontri di Vita pure nella nostra terra siracusana, nelle nostre città, tra la nostra gente tornata a salutarsi senza mascherine e senza guanti. Ma con i cuori rinnovati!
Immagine in evidenza: AgenSir