.. e il 9 maggio all’una di notte in punto, i tuoi fedeli uscirono a “riveder le stelle”. Ognuno nei loro balconi, nostalgici di quel momento in cui, ogni anno,  la cancellata della Chiesa Madre  si apre e per la prima volta ti rivedono. Ognuno sentì la tua fede forte nel cuore, come un boato doloroso ma che acquieta e porta pace.
E ognuno in cuor suo sperava che fosse solo un brutto sogno durato una notte e che l’indomani alle 10, come ogni anno, ti avrebbero visto uscire, bardato dei tuoi ornamenti aurei da quella stessa Chiesa, fulcro della fede che ci lega a te. Pietra miliare nel cammino di ogni cittadino, scrigno del tuo fercolo.
Alcuni andarono in piazza, sperando.
Ma quelle porte non si aprirono.
La piazza non era ricolma di gente come ogni anno, nessuna “nisciuta do santu” quest’anno, nessuna “sfilata” di abiti freschi e colorati comprati in onore della tua festa, nessun bimbo con in polso un palloncino, nessun gelato da Navarria.
La disintegrazione della speranza di molti e la rassegnazione al fatto che per quest’anno è andata così.
Ma un piccolo gruppo fra i tuoi devoti spingitori decise di farti omaggio comunque. E in piazza, distanti ma uniti da un’unica fede, decisero di suonare e cantare il tuo inno:
O Sant’Alfio glorioso
dal tuo trono eccelso in ciel
volgi il guardo tuo pietoso
sul tuo popol fedel.
Ritornello: Tutti noi concittadini
t’invochiamo con amor
o Sant’Alfio su Lentini
le tue grazie spargi ognor.
Tre fratelli giovinetti
Alfio Filadelfo e Ciro
per la fede nei lor petti
il martirio qui subiron.
Ritornello: Tutti noi concittadini
v’invochiamo con amor
o fratelli su Lentini
vostre grazie date ognor.
Le parole del tuo inno risuonarono nei cuori di tutti i presenti e di coloro che dalle cucine, dai salotti, dalle camere da letto delle loro case ti sentivano forte nel cuore, nel tuo giorno.
Non ci fu nessuna processione.
Nessuno poté vedere la tua “vara” passare per le vie della città, nessuno potè gittare petali floreali dai propri balconi al tuo passaggio, ma tutti appesero fuori dai loro balconi lo stendardo riportante la tua effigie, in segno di “nonostante tutto”.
Nonostante tutto tu eri presenza, essenza ed amore, anche quest’anno. Come l’anno scorso. Come sempre.
Nessuna intemperie, nessun ostacolo aveva mai impedito i tuoi festeggiamenti. Nemmeno la guerra. Anche durante la seconda guerra mondiale i tuoi festeggiamenti ebbero luogo e spazio. Persino la paura dei bombardamenti non fermò i tuoi fedeli. Ma quest’anno è diverso…
Nessuna salita di “supra a fera”, nessuna Ave Maria accompagnata dai fuochi omaggiata dagli abitanti del quartiere.
Nessuna messa a Santa Croce, commovente come ogni anno.
Nessun canto delle suore per te.
Ed anche il 10 maggio, il tuo giorno, passó in silenzio. Un silenzio assordante, in quel momento più di qualsiasi altro.
E l’11 la città si svegliò consapevole che quello era l’ultimo giorno in tuo onore e che anche quel giorno di maggio sarebbe stato vuoto senza la tua presenza per le vie cittadine.
Quel giorno il pensiero di tutti era in piazza, la tua piazza, la nostra piazza. Quella piazza dove ogni anno l’11 maggio, alle 17, si canta l’Ave Maria per te, mentre tu l’attraversi ponendoti al centro. Un momento di massima commozione e adorazione. In cui tutti i cittadini sono stretti a te. Ma purtroppo non ci fu nessuna Ave Maria a riscaldare i nostri cuori quest’anno, a confortarli. Solo il silenzio.
E arrivó la sera: le strade erano vuote, la piazza anche. Solo i fiori dei fedeli attaccati alla tua cancellata davano un senso di speranza a coloro che passando di lì rivolgevano uno sguardo verso la tua casa.
I bellissimi fuochi pirotecnici in tuo onore, quelli dell’11 notte, tanto attesi e tanto agognati da tutti non illuminarono il cielo quest’anno. Era l’11 maggio del 2020 e seppure con tanta amarezza nel cuore, qualcosa l’avevamo imparata tutti. Una dura lezione dettataci dalla vita, non avremmo più vissuto con qualunquismo ed apatia. Perché ogni giorno andava vissuto bene ed intensamente. Perché se avessimo saputo di non poterti salutare quest’anno, l’anno scorso lo avremmo fatto meglio. Più calorosamente, con tutto l’amore in petto che un essere umano è capace di provare, non per il tuo fercolo, che è la rappresentazione tangibile per una corrispondenza di amorosi sensi, ma per la tua anima. Che continua ad aleggiare sopra la nostra città, proteggendola!
Si Diu voli ni viremu l’annu prossimu!
Prima Diu e li Santi Mattiri!
“Mattiri Santi!”
Foto festa in #40ena: Salvatore Di Salvo
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