L’anno scolastico 2020/21 lo ricorderemo come un anno caratterizzato dalla straordinarietà, così come lo è stato quello che si è concluso.
L’emergenza sanitaria ancora in atto impone uno sforzo immane a tutti i livelli, per far si che le regole vengano rispettate , mentre permangono le criticità a le lacune strutturali e procedurali che caratterizzano la nostra scuola e che impongono a vario titolo alle varie istituzioni scolastiche di colmarle .
Il 14 settembre dovevamo essere pronti per una ripresa efficace che potesse dare sicurezza e un briciolo di serenità alle famiglie, ai dirigenti scolastici, ai docenti, invece permangono in numerose realtà vari nodi da sciogliere tra cui il reclutamento dei supplenti, l’assunzione dei DSGA, il reperimento dei locali, la consegna dei banchi monoposto, delle mascherine chirurgiche …, ma nonostante tutto la scuola doveva ripartire, come suggerito da tutte le agenzie internazionali, tra le quali l’Oms, un altro lockdown sarebbe un suicidio per docenti, studenti e genitori. La scuola ha riaperto i suoi battenti con un vademecum sulle disposizioni per le misure di sicurezza da adottare, diramante dal Ministero dell’Istruzione, ma in tanti non sanno come applicarle effettivamente vedi il controllo della temperatura, affidata alle famiglie, un provvedimento aleatorio e poco attendibile , in quanto non tutti i genitori avranno la costanza giornaliera della misurazione della temperatura prima di accompagnare i figli a scuola.
Ci saranno genitori che per la fretta di recarsi al lavoro, per superficialità o scarsa responsabilità manderanno i propri figli a scuola senza la rilevazione della temperatura corporea e allora che giustificazione daremo ?
Il Ministro dell’Istruzione si è preoccupata dei banchi monoposto con le rotelline per favorire il distanziamento sociale, ma nella realtà fatta qualche eccezione il distanziamento non sarà quello previsto perché mancano gli spazi disponibili, anche se gli enti territoriali si stanno affannando per trovare strutture idonee ad ospitare gli studenti. Ma nonostante il chiaroscuro paventato la scuola deve tornare ad essere il fulcro della nostra vita e della società e lo sarà con la didattica in presenza: quella a distanza è una forma di insegnamento adatta solo in fase emergenziale, che non può e non deve la prassi scolastica.
Gli studenti hanno bisogno del contatto umano del docente, di ascoltare la sua voce, di interagire con l’insegnante che ha il delicato compito di essere punto di riferimento, facilitatore ed educatore al tempo stesso tempo. Le difficoltà sono costanti e notevoli, ma questa è forse l’occasione per far rinascere la nostra scuola che deve essere rinnovata nelle strutture e nella didattica. Abbiamo bisogno di avere, nonostante l’emergenza, una scuola più viva, più dinamica, più innovativa, più inclusiva , che non lascia indietro nessuno, capace di formare giovani responsabili e maturi per affrontare le sfide del futuro perché il futuro della nostra nazione è affidato ai giovani e alla scuola.