Titolo della settimana: Stand by meRicordo di un’estate, 1986 di Rob Reiner.

Non ho mai avuto amici come quelli che avevo a 13 anni, Gesù, d’altronde chi ne ha?” dice a se stesso Richard Dreyfuss alias Gordie La Chance da adulto, nelle battute finali della pellicola ,mentre guarda malinconico dalla finestra i suoi figli, e partono le note di Stand by me di Ben H King 1961 cantata da John Lennon.

Oggi si parla di Stand by me -Ricordo di un’estate di Rob Reiner, regista classe 1947, discontinuo ma talentuoso che ha dato il meglio di sé a cavallo tra gli anni 80 e 90, che ci regala questa meraviglia tratta da un racconto di  Stephen King, The Body-il Corpo, incluso nella raccolta Stagioni diverse.

Oregon-Castle Rock, estate 1959. Durante le vacanze estive che segneranno il passaggio dalle scuole medie al ginnasio, quattro inseparabili amici di diversa estrazione sociale Gordon “Gordie La Chance-Will Weathon, Chris Chambers-River Phoenix, Teddy Duchamp-Corey Feldman e Vern Tessio-Jerry O’Connell vengono a conoscenza, ascoltando una conversazione di due balordi della banda di teppisti del paese, della quale fa parte anche il fratello di uno di loro, dell’esistenza non denunciata del cadavere di un ragazzino in un bosco. Decidono di partire alla ricerca, nelle campagne circostanti, incamminandosi lungo i binari della ferrovia, Sarà un viaggio pieno di ostacoli, scoperte e sorprese che li cambierà per sempre. Tra cupezza e spensieratezza dove non mancano punte comiche e surreali si sviluppa un racconto mai mieloso o stereotipato, dove Reiner, aiutato da un cast in stato di grazia, fotografa alla perfezione questo momento cruciale della vita di qualunque individuo. Il cast appunto, molti dei quali ritroveremo sovente nel corso degli anni a venire, tranne uno purtroppo, che ci ha lasciati troppo presto, quel River Phoenix che è rimasto per sempre un ragazzo.

Un film eccezionale che sembra specchiarsi nella memoria con un senso di crescente nostalgia per quell’età di passaggio dall’infanzia all’adolescenza come momento indimenticabile, dove Reiner riesce a creare l’equilibrio perfetto, evitando luoghi comuni e banalità, visto l’argomento, regalandoci uno dei migliori film sull’infanzia mai girati, riuscendo a trasferire in immagini la poesia, le ansie e le aspettative di vita, l’età dove l’amicizia è sacra. A distanza di 35anni Stand by me rimane a mio parere una pellicola completa rivolta a tutti, dove la sceneggiatura trasforma le pagine di King, che rimase colpito dalla trasposizione cinematografica, in un romanzo di avventura e formazione, dove emergono fragilità, paura e anche sfrontatezza tipiche dell’adolescenza; tra il rimpianto e la nostalgia di un tempo ormai passato ma che porteremo sempre nel cuore. Una pellicola senza tempo di un regista in stato di grazia che tornerà sulle tracce di King nel 1990 con il notevole Misery non deve morire. Fotografia straordinaria al servizio della storia . La canzone di Ben H King, che dà il titolo alla pellicola venne ripubblicata in seguito al successo del film stesso, arrivando al nono posto nella top ten dell’autunno 1986. Sono sicuro che quanti, dopo aver letto questo articolo, canticchieranno Stand by me nella versione di John Lennon. Film consigliatissimo da vedere e rivedere.

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