Titolo della settimana: The Social Network di David Fincher, 2010.

Restiamo solo amici,  per cortesia” dice Erica, “Non voglio avere amici” incalza il futuro inventore di Facebook, mai risposta è stata più contraddittoria e nello stesso tempo veritiera,  partorita dallo sceneggiatore forse migliore di questo ultimo decennio, e messa in immagini da David Fincher, in quel momento il Re Mida del cinema.

Università di Harward ,2003. Uno studente nerd, Jerry Zuckerberg mollato dalla fidanzata si vendica creando un sito web dove gli studenti possono dare un voto alle ragazze, nasce da quel momento l’idea di un Social network aperto a tutti, chiamato in origine The facebook. Mark si trasferisce a Palo Alto associandosi con Sean Bean cofondatore di Napster, da lì a poco nascerà Facebook, una società che supera il milione di iscritti, ma Zuckerberg resterà un ragazzo frustrato e senza amici veri.

Tratto dal libro The accidental billionaires, il film racconta la gestazione del fenomeno che ha cambiato per sempre il mondo, facendo emergere il lato freddo e frastornante di esso, un mondo classista,  sessista e in fondo fasullo. Per uno come David Fincher, la sceneggiatura di Sorkin è un invito a nozze, la sua regia è, sin da subito, travolgente e piena di sorprese con campi e controcampi, tensione palpabile e crescente, ed anche quando il film entra, inevitabilmente, nelle aule dei tribunali con da una parte Zuckerberg e dall’altra l’ex amico fraterno Eduardo Severin e i gemelli Winkleloss, il ritmo rimane alto e l’atmosfera elettrica. Questa la carta vincente, a mio parere, di The Social Network, il cinema puro di Fincher, gran sacerdote d’attori,  che passa con grande naturalezza, senza pagare mai dazio da un genere all’altro, rivisto oggi il film risulta più attuale. Più che un film su Facebook è un film che parla di noi, sulla rivoluzione culturale di internet e di conseguenza sul potere del capitale e su una nuova forma imprenditoriale di successo,  un successo incredibilmente amaro per Zuckerberg: da una parte rivoluziona il mondo della comunicazione,  dall’altra lo isola da quello reale, perdendo anche gli amici di una vita, a cui forse ha rubato l’idea originale. Nonostante tutto il ritratto che ne fanno Fincher e Sorkin non è del tutto negativo, ambiguo si, un giovane genio che non fa nulla per risultare simpatico, non è interessato ai soldi come obiettivo di vita primario, ma è ossessionato dall’ambizione e dal successo personale ad ogni costo, tanto che lo spettatore fatica ad identificarsi con lui. Si dice che proprio questa descrizione è stata uno dei motivi del rifiuto del vero Zuckerberg, all’epoca 26enne, di collaborare con Sorkin e Fincher. La pellicola rimane uno dei maggiori esempi in cui regia e sceneggiatura formano un’unica anima,  con la prima e l’ultima scena a chiudere il cerchio, con il regista di Seven, Fight club e zodiac che mette il suo talento al servizio della storia. Attori assolutamente perfetti Jesse Eisemberg Garfield,Timberlake e gli altri. 8 nomination e 3 Oscar: sceneggiatura, montaggio e colonna sonora. Senza retorica possiamo definire The Social Network un film epocale, il fratello più piccolo di Quarto potere nel contesto odierno, perché ci sono pellicole che segnano le epoche, The social Network è uno di questi.

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