Titolo della settimana: Inside Man di Spike Lee.

“Le cattive azioni puzzano di fogna, puoi cancellarle, seppellirle ma non te ne libererai mai”. La più classica delle rapine in banca nasconde segreti inconfessabili provenienti da un oscuro passato, e quando in pieno giorno una banda di rapinatori, capeggiata dal magnetico Dalton Russell, fa irruzione nella filiale della Manhattan Trust di proprietà del magnate Arthur Case, la principale preoccupazione del proprietario non è l’incolumità di personale e clienti ostaggi, ma il contenuto della cassetta di sicurezza 392, custodita nel caveau della banca.

Case ingaggia l’esperta di relazioni internazionali Madeline Withe, cinica avvocato, con lo scopo di evitare che opinione pubblica e autorità possano mettere le mani sullo scottante contenuto, mentre le indagini e i tentativi di negoziare con Dalton sono affidati al detective Frazier, che trova in Dalton un osso duro e impenetrabile, anche se i due finiranno per stimarsi, ma non lo ammetteranno mai.

Inside Man parte subito in quarta con uno splendido monologo di Dalton a mettere le cose in chiaro per lo spettatore e non concede più soste. Tutti i personaggi sono diversi da quel che sembrano, ognuno con segreti e scopi che verranno svelati o intuiti man mano che la trama si snodi. Spike Lee con la tradizione del noir ci parla d’altro, di relazioni interrazziali, di 11 settembre e con un filo rosso ci porta indietro, nella memoria del tempo, a quell’olocausto macchia indelebile dell’umanità, qui rappresentata dal magnate Arthur Case, che ha costruito il suo impero durante il secondo conflitto, quando ancora giovane affarista in combutta con i nazisti si appropriava dei beni degli ebrei deportati nei campi di concentramento. Con la doppia colpa di essere anche lui come sangue ebreo. “Quando il sangue scorre per le strade è il momento di comprare“, queste parole di Madeline Withe rispecchiano la morale dei tanti Case che hanno costruito imperi sulle disgrazie altrui.

Funziona tutto alla perfezione in questo film di Lee, il primo, e se non erro, su commissione, con sceneggiatura di Russell Gerwirtz, ma ciò non toglie al regista afroamericano la sua vena autoriale e con la scusa, o meglio il mcguffin, come diceva Zio Alfred, della rapina ci racconta pagine nere della storia, aiutato in questo da un cast di stelle in ottima forma. Clive Owen il capo della banda, Denzel Washington detective in odore di corruzione, Willem Dafoe comandante delle forze speciali, Jodie Foster avvocato con tanti forse troppi compromessi e il grande Christopher Plummer banchiere con il fardello del passato. Non poteva mancare nella pellicola un omaggio, voluto, a Quel pomeriggio dì un giorno da cani del 1975 di Sidney Lumet, e se volete approfondire il discorso vi consiglio Il maratoneta di Schlesinger altro importante film che col genere ha affrontato in maniera diretta la tragedia della Shoah, per non dimenticare.

Buona visione

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