Titolo della settimana: Schindler ‘s list 1993 di Steven Spielberg.
Vigilia della notte degli Oscar e trent’anni di un film straordinario, tappa fondamentale e sofferta di un regista che nel 1993 con Jurassic Park e Schindler ‘s list firma una doppietta irripetibile per chiunque. Inizialmente Spielberg non voleva dirigere personalmente il film, di cui era già produttore esecutivo, ma dopo aver incassato i no di Billy Wilder per motivi di età e Roman Polanski perché al solo pensiero di dover tornare in quei luoghi, lui polacco, dai quali era fuggito da bambino, era come rivivere un’esperienza insopportabile. Non restava che lui, Steven che riuscì nell’impresa di sdoppiarsi tra i due citati set.
Uno dei punti di forza del film è stata la scelta del bianco e nero, intervallata solamente da quattro sequenze, che scandiscono avvenimenti e passaggi narrativi di un racconto manco a dirlo incentrato sull’olocausto visto attraverso Oskar Schindler, ricco industriale che nel suo percorso incontra l’orrore e decide che l’essere umano deve affrontarlo e non girare la testa dall’altra parte. Liam Neeson qui nel ruolo della vita e non sono da meno Ralph Finney e Ben Kingsley, rispettivamente il folle ufficiale Amon Ghot e il contabile ebreo Itzhak Stern, che rappresentano il nero e il bianco del film. Spielberg a questo giro ci trasporta dentro un incubo ad occhi aperti, lo fa con delicatezza e umanità, ma i pugni nello stomaco sono inevitabili, un film da tramandare, una vera e propria catarsi di scene e momenti laceranti e necessari, basterebbe la bambina dal cappottino rosso per entrare di diritto nella storia,e invece sono tanti i momenti memorabili, come anche l’inizio con le candele simbolo di speranza e il finale sulla tomba di Schindler. Con Schindler ‘s list Spielberg raggiunge la piena maturità artistica, che per lui ebreo ha significato un tuffo nel passato per certi versi sofferto anche sulla propria pelle, a scuola insultato perché ebreo, evita di scivolare nel facile pietismo che avrebbe nociuto al racconto, trasformandolo così in un affresco di un periodo storico da non dimenticare e che le nuove generazioni devono tenere sempre un vivo ricordo.
Olivia Dabrowka, la bambina dal cappottino rosso, all’epoca delle riprese aveva quattro anni, Spielberg le fece promettere di non vedere il film fin quando non avesse raggiunto la maggiore età, ma la bambina disobbedì e lo vide a 11anni, rimanendone scossa.
Schindler ‘s list ” Chi salva una vita salva il mondo intero“. Capolavoro e buona visione.