Si sono conclusi da poco gli esami di maturità e anche quest’anno molte famiglie si trovano già a dover affrontare, purtroppo praticamente da sole, situazioni molto dure e complicate.
Mi riferisco ai nuclei familiari dove ci sono ragazzi con disabilità che, avendo seguito una programmazione didattica differenziata, non hanno potuto accedere al diploma, perché hanno ottenuto soltanto un’attestazione di frequenza.
Quale prospettiva si presenta davanti a loro? Hanno finora fruito, in un contesto educativo e sociale complessivamente adeguato, di un percorso scolastico che ha consentito di poter interagire in positivi ambiti di socialità, grazie anche ad insegnanti di sostegno ed asacom, che svolgono un lavoro delicato che richiede persone motivate e adeguatamente preparate.
Dove esistono, ci possono essere i centri diurni, sennò resta soltanto la famiglia e il confinamento in casa, con il rischio che questi giovani scompaiano in pratica dal contesto esterno. Le loro possibilità di inserimento sociale si riducono drasticamente, tanto che per la maggior parte di loro la fonte di reddito principale risulta essere la pensione.
Mentre i loro compagni proseguiranno il loro cammino di vita di un contesto di socialità, magari conservando il ricordo di quella compagna o di quel compagno meno fortunati, questi ultimi corrono il rischio di restare confinati tra le mura domestiche.
I Comuni, le Asp facciano quindi, al più presto, tutto quello che è necessario per attivare davvero e per tutti i progetti di vita individuale, previsti dall’articolo 14 della legge 328 del 2000 e in sostanza rimasti spesso non attuati.
Il processo di inclusione e piena partecipazione alla vita quotidiana delle persone con disabilità si può perseguire solo sviluppando il progetto di vita per ogni persona con disabilità, per dare continuità, dignità e possibilità di scelta a ciascuna di esse.
Il fulcro di tutto non può che essere il progetto di vita, l’integrazione di tutte le attività e i servizi di cura, intesi non solo come mere prestazioni, ma come presa in carico ed accompagnamento alla vita adulta della persona, così da riconoscere una dignità e una qualità della vita migliore a tutte le persone, soprattutto a quelle più fragili.
E gli interventi con il progetto di vita individuale dovranno finalmente essere indicati, nel progetto stesso, come necessari rispetto al bisogno di sostegno cui si deve rispondere e strutturati e garantiti attraverso il cosiddetto budget di progetto.
(*) – Salvo Sorbello – Presidente di Progetto Famiglia Siracusa