I BAMBINI DEL VANGELO
La “piccola via” che Gesù benedice
«Gli presentavano dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li rimproverarono. Gesù, al vedere questo, s’indignò e disse loro: “Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso”. E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, imponendo le mani su di loro» (Marco 10,13-16).
Così come abbiamo riscontrato nelle domeniche precedenti, anche in questo episodio del Vangelo i discepoli di Gesù si rivelano per l’ennesima volta interiormente distanti dal pensiero e dal cuore stesso del Maestro, giudicando persone e situazioni in maniera opposta rispetto a Lui.
E, anche in questo caso, Gesù si trova nella condizione di poter e dover pazientemente fornire loro un insegnamento importante, dotato di una validità permanente.
Dapprima Pietro si era scandalizzato delle previsioni della passione di Gesù, poi i discepoli si sono fatti concorrenza nell’ambire ai primi posti, poi hanno tentato di impedire a persone esterne al loro collegio di scacciare demoni nel nome di Gesù.
Stavolta, rimproverano i genitori che chiedono a Gesù di benedire i propri bambini, suscitando l’indignazione e il rammarico del Signore, il quale si trova a dover ripetere: «non glielo impedite» (Marco 10,14).
Pur vivendo fianco a fianco con Gesù, frequentando assiduamente ogni suo gesto e ogni sua parola, pur essendogli sinceramente affezionati e avendo abbandonato tutto il resto per seguire soltanto Lui, il loro modo di pensare è ancora ingabbiato da condizionamenti risalenti a impostazioni mentali o anche a semplici difetti di temperamento.
Gesù confida ai discepoli i segreti più drammatici della propria missione, propone vie di conversione, offre slanci per allargare orizzonti, libera da preconcetti e schemi meschini, e puntualmente essi si distraggono o addirittura pretendono di dover distogliere lui dai suoi propositi.
Allora come oggi: dopo quasi duemila anni di approfondimento del messaggio di Cristo, anche tutti noi ci troviamo di fronte alla sensazione a volte frustrante di fraintenderlo e manipolarlo, di contaminarlo con valutazioni mondane, di non riuscire a comprenderlo per viverlo e testimoniarlo, e così inevitabilmente deluderlo.
E, allora come oggi, a volte Gesù sembra rimanere sostanzialmente solo: incompreso dai suoi più intimi seguaci, abbandonato progressivamente da chi perde l’entusiasmo iniziale o non accetta le esigenze del Vangelo. L’impressione di un apparente fallimento o di una inefficacia comunicativa si farà ancora più palpabile quando, in solitudine, morirà sulla croce.
Meno male però che, allora come oggi, ci sono i bambini evangelici a rallegrare il suo cuore e ad accogliere la sua benedizione: «a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio» (Marco 10,14).
E chi è come loro? I puri di cuore, gli umili, i semplici, i miti, coloro che si affidano a Lui abbandonandosi tra le sue braccia, le persone solari, capaci di sorridere alla vita, di considerare gioco anche un servizio o un lavoro, di bisticciare ma facendo pace, pur di tornare a giocare.