«Lo sport italiano, profondamente addolorato, si unisce all’inconsolabile dolore per la scomparsa del Santo Padre Francesco, Jorge Mario Bergoglio. Il mondo è rimasto orfano di una guida spirituale che ha saputo illuminare il cammino dei fedeli e dell`intera collettività, grazie al suo messaggio ispirato alla fratellanza, alla mutualità e a quei valori che rappresentano il fine cui anelare per costruire una società migliore. Papa Francesco ha illuminato le nostre coscienze dimostrando costantemente la sua vicinanza al nostro mondo, condividendone gli ideali e le finalità»: così si è espresso il presidente del Coni Malagò, appresa la notizia della scomparsa del Santo Padre.

Il giovane  Bergoglio fu infatti, fin da ragazzo,  un grande appassionato di sport e soprattutto di calcio: il suo legame con la squadra argentina  del San Lorenzo de Almagro va ben oltre il semplice tifo e si forgiò durante l’infanzia all’interno del club. Il San Lorenzo, terza squadra di Buenos Aires,  venne fondato nel 1908 dai giovani del quartiere di Almagro sotto la guida del sacerdote salesiano Lorenzo Massa. Preoccupato per la sicurezza dei bambini, Don Massa offrì il cortile dell’Oratorio di San Antonio per giocare, in cambio della partecipazione alla messa domenicale. In segno di gratitudine, i giovani diedero al club il nome San Lorenzo, in onore del santo e del sacerdote che li aveva sostenuti.

Nelle sue memorie della giovinezza, quando giocava all’oratorio di Almagro, il Santo Padre scriveva così: ” il cuoio costava e noi eravamo poveri, la gomma non era ancora così abituale, ma a noi bastava una palla di stracci per divertirci e fare, quasi, dei miracoli giocando nella piazzetta vicino a casa. Da piccolo mi piaceva il calcio, ma non ero tra i più bravi, anzi ero quello che in Argentina chiamano un “pata dura”, letteralmente gamba dura. Per questo mi facevano sempre giocare in porta. Ma fare il portiere è stato per me una grande scuola di vita. Il portiere deve essere pronto a rispondere a pericoli che possono arrivare da ogni parte… E ho giocato anche a basket, mi piaceva il basket perché mio papà era una colonna della squadra di pallacanestro del San Lorenzo».

La passione di Papa Francesco per il calcio è poi stata evidente anche durante tutto il suo Pontificato. Famosi gli incontri e le udienze concesse a varie squadre di calcio a partire dallo stesso S. Lorenzo, sua squadra del cuore, dopo la vittoria in Copa Libertadores (equivalente in Sudamerica alla nostra Champions League europea) nel 2014,  primo anno di Pontificato. L’organo direttivo del club argentino, a tal proposito, ha anche deciso di intitolare il futuro stadio in costruzione proprio alla memoria di Papa Francesco, che ha pagato la sua quota di iscrizione fino alla fine come socio numero 88235.

Durante il suo Pontificato Papa Bergoglio ha anche ricevuto in udienza tanti  campioni del calcio e altri sport come il grande connazionale Diego Armando Maradona che perdonò simpaticamente al Papa l’iniziale preferenza di Bergoglio per il celeberrimo Pelè. In un’intervista rilasciata alla Rai nel 2023, infatti,  Francesco era intervenuto nel dibattito su chi sia il più grande calciatore di tutti i tempi. Alla richiesta di scegliere tra i connazionali Diego Maradona e Lionel Messi, vincitori della Coppa del Mondo di generazioni diverse, Francesco rispose inaspettatamente: “Ne aggiungo un terzo – disse – aggiungo Pelé !!“. Francesco ha pure incontrato lo stesso campione brasiliano, devoto cattolico e tre volte vincitore della Coppa del Mondo, prima di essere eletto Papa.

Papa Francesco non solo amava il calcio, ma in genere gli sport di squadra, perché era convinto che avessero la straordinaria capacità di unire le persone. “Il calcio è uno sport di squadra. Non ci si può divertire da soli affermò il Papa parlando ad una folla di giovani, calciatori e allenatori in Vaticano nel 2019 – “E se viene vissuto in questo modo, può avere un buon effetto sulla mente e sul cuore in una società irritata dal soggettivismo”..

Pur essendo entusiasta del gioco, Papa Francesco si opponeva al fanatismo e alla violenza che talvolta lo oscuravano. Ha esortato i giocatori di alto livello a mostrare umiltà e a ricordare sempre le proprie radici: “Non dimenticate da dove venite. Quei campi in periferia, quel luogo di preghiera, quel piccolo club” : disse in un altro  suo discorso del 2019” . “Spero che possiate sempre sentirvi grati per la vostra storia, che è fatta di sacrifici, vittorie e battaglie! Ed è proprio cosi: questo senso della gratitudine è la vera vittoria per chi fa sport: questo è il  testamento spirituale del nostro Papa Francesco, valido come viatico per gli sportivi di ogni tempo !!!

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