R.S.A. è l’acronimo di Residenza Sanitaria Assistenziale. Struttura sanitaria non ospedaliera pubblica o convenzionata. Assiste per un periodo di tempo che va da poche settimane o a tempo indeterminato, persone che dimesse dall’ospedale hanno necessità di cure mediche e una assistenza sanitaria continuativa che a domicilio del paziente non si può avere.

Sono entrato, un giorno in una R.S.A. e tante emozioni e riflessioni hanno pervaso tutta la mia persona.

Ho osservato gli ospiti, i loro familiari, il personale sanitario. Mi sono attardato a comprendere e capire l’organizzazione di una R.S.A. Ho tenuto tra le mie mani quella di un ospite, ho ascoltato, ho guardato: un profondo senso di impotenza ha invaso tutta la mia persona.

Ho rivisto tutte le epoche della vita che ognuno di noi attraversa.

Il Silenzio è entrato dominante in me.

Ho percepito in me le contraddizioni: la “giusta “motivazione assistenziale-sanitaria e l’allontanamento dalle famiglie, dalla propria abitazione, dalla comunità di appartenenza in cui il soggetto ha vissuto e in cui ora non può essere presente. Separiamo le giovani generazioni da queste persone che hanno bisogno di cura e di sentire la Vita dinnanzi a loro.

Quale è il messaggio sottile che facciamo passare?

In questa divisione, in questa non conoscenza, non coinvolgimento, quanto stiamo interrompendo la continuità della Storia dell’Uomo e della sua Comunità?

Quale messaggio stiamo trasmettendo alle nuove generazioni?

Mi soffermo a dialogare con alcune figure professionali che prestano ed estrinsecano la propria attività specialistica sanitaria-psicologica-sociale e la percezione che ne ho è il grande senso di umanità-professionalità mista ad una voglia di impotenza nel voler dare di più e ad accettazione di un qualcosa che è al di sopra di loro.

Sento la dedizione e dietro l’angolo ci scorgo vagamente e annebbiato un nemico terribile: Bornout. Sono Persone Speciali: anche loro hanno bisogno di fermarsi, di rigenerarsi di condividere e accettare il “ciclo della Vita”.

… Osservo i familiari, gesti lenti, sorrisi abbozzati nel ringraziare, occhi umidi e stanchi, non curati tanto nella persona tutta, sempre pronti a rivolgere una richiesta al personale sanitario, per tramettere un bisogno per il loro caro (o forse il loro).

E, infine, che dire della struttura? Ha tutti i requisiti di Legge, è pulita, efficiente, luminosa, è tutta Ok. …e i miei passi si fanno più lenti…

Guardo questo tipo di mondo che se ne va, che si spegne, e osservo il mondo che sta dietro e sta spingendo per farsi spazio e che non accoglie nulla. Nulla di quella storia di quella saggezza che ci trasmettono e tramandano queste nostre persone che stanno trascorrendo una importante parte della loro vita in una R.S.A. e forse successivamente in una casa di riposo!

Siamo presi e attenti al rispetto di protocolli e non stiamo ascoltando quanto queste persone vogliono donarci.

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