A Tolosa ricordiamo il rabbino Sandler, i figli Aryeh e Gabriel e la piccola Miriam Monsonego, cui spararono in faccia. Poi lo stupro e la rapina a Créteil, una sorta di arancia meccanica islamica nella banlieue. “Sappiamo che tuo padre è ebreo, che ha qualcosa sulla testa (la kippà) e che avete i soldi”, dicono i rapitori. I tre di origine maghrebina vanno da Maria, le dicono di aprire le gambe e la violentano. Poi se ne vanno, con il bottino. Poi la strage all’Hyper Cacher di Parigi, fra le vittime anche ebrei riparati in Francia per sfuggire all’antisemitismo nel Nord Africa (la zia di Yoav Hattab venne uccisa dagli islamisti che nel 1985 colpirono la sinagoga di Djerba). Poi i fratelli ebrei attaccati a colpi di coltello a Seine-Saint-Denis. Poi Sarah Halimi, gettata dal balcone di casa al grido di “Allah Akbar”. E poi Elsa Cayat, uccisa a Charlie Hebdo, e le micro aggressioni, gli insulti e le minacce che si ripetono ogni giorno nelle strade di Francia. Nella sinagoga nel quartiere di Saint-Cyprien a Tolosa, le finestre che si affacciano sul cortile, lato strada, sono chiuse. Non a causa del sole, ma per non consentire all’esterno di vedere cosa c’è dentro. E’ il grande buio che sembra aver rapito l’Europa. La feccia della terra che attacca gli ebrei
Qualche giorno addietro, in Israele, è stata assassinata a coltellate Dafna Meier, 38 ani, madre di sette figli. L’assassino un palestinese di 16 anni, allevato, come quasi tutti i suoi coetanei, ad odio e violenza.
Non far finta di essere triste per questi orribili, ennesimi omicidi. Durerà poco l’ondata di solidarietà, tanto lo sappiamo. Dura sempre meno. La storia ce lo insegna. Da quando il giovane Stato d’Israele subì l’attacco di cinque eserciti e c’era la possibilità di finire a pezzi e gettati in mare, è stato sempre così. Qualche frase di circostanza – qualche volta nemmeno quella – e poi via con la vita normale.
Negli anni, non sono riusciti ad impietosirvi gli attentati diretti agli adolescenti nelle discoteche, le bombe nei matrimoni. Non vi hanno scosso i corpi che saltavano nelle pizzerie di Gerusalemme e nei caffè di Tel Aviv. Probabilmente nemmeno te li ricordi. Non ti hanno turbato le mamme che mettevano i figli su due autobus diversi per evitare che un kamikaze glieli portasse via tutti e due. Non vi ha impietosito la morte di una neonata alla quale un cecchino ha sparato nella culla, e nemmeno quella di un’intera famiglia ( i Fogel) massacrata nel sangue nella notte, infanti compresi. Non vi ha fatto riflettere un giornalista americano, Daniel Pearl, che il primo febbraio 2002 è stato sgozzato in diretta come un animale perché ebreo, gli spari ai bambini della scuola ebraica di Tolosa e quelli ai visitatori del museo di Bruxelles. Non avete avuto un tremore per le torture inflitte al giovane commesso Ilan, sequestrato in uno scantinato di Parigi e ucciso in modo atroce ( bruciato vivo), anche lui perché ebreo. Non avete memoria per la scia insanguinata che ha attraversato gli anni ’50, ’60, ’70, delle infinite stragi perpetrate ai danni degli israeliani per mano araba, una striscia di sangue che non si è mai arrestata. Strage di turisti davanti ai banchi dell’ELAL di Fiumicino, strage di atleti alle Olimpiadi di Monaco. Attentatori particolarmente solerti con i bambini come Stefano Tachè, romano di soli due anni ucciso da un commando terrorista ( con un tetro biglietto da visti a depositato innanzi alla Sinagoga di Roma tre giorni prima dai sindacati) o i disabili come Leon Klinghoffer, gettato in mare con tutta la sedia a rotelle.
Siete però appassionati ai carnefici, a quelli che tentate ancora di giustificare in tutti i modi. Siete innamorati di coloro che vi hanno truffato e vi truffano ancora. C’è un’industria in Palestina e tutto il medio oriente che lavora proprio per sfruttare questa debolezza buonista e pacifinta: loro sanno che anziché cercare di capire e ricordare la storia, per voi sarà più facile sospirare davanti alla foto di un bambino senza scarpe che a quella di un giovane militare di leva. Sono abili a nascondere che ricevono miliardi di dollari spesi in armi e stipendi alla leadership e zero in infrastrutture. I dirigenti palestinesi lavorano con la complicità di occidentali bene addestrati per comprare la vostra compiacenza, la vostra compassione, perché questa li aiuterà a ricevere altri soldi. Soldi che gli occidentali gli regaleranno perché si sentono in colpa. E per comprarvi useranno tutto quello che è in loro possesso, perché nella propaganda sono senza scrupoli così come nel terrorismo. Usano foto false, immagini di altri conflitti e quando non hanno niente estorcono dichiarazioni false e fabbricano prove in laboratorio. Avete mai visto la foto di una neonata israeliana sgozzata? E sapete perché no? Perché per Israele la vita è sacra. E una battaglia mediatica non può valere la profanazione di un innocente. Nemmeno quando è tutto vero.
I corpi di tre adolescenti erano ancora caldi, mentre in Israele si pregava nelle piazze e in palestina si sparava in aria per il giubilo, e voi ed il resto del mondo vi siete così affrettati a dirvi “preoccupati per l’imminente reazione di Israele” che vi siete dimenticati di dispiacervi. Persino di circostanza. Avete ignorato il giusto cordoglio per la morte di due sedicenni e un diciannovenne rapiti, uccisi a sangue freddo e buttati da due settimane in mezzo ad un campo pur di puntare il dito contro Israele. Questa è la vittoria della barbarie sulla civiltà. E la vostra scelta purtroppo, indica la parte dove avete deciso di stare. Non si può commemorare il Giorno della Memoria ed, insieme, celebrare anni di menzogne e ipocrisie. Stare con le vittime della Shoah è stare sempre con Israele, ed indossando la Kippah a difesa dell’Europa libera.
Alex Zarfati- Elio Tocco(*)
Abbiamo chiesto Elio Tocco affinché, in autonomia di pensiero, ci desse il suo punto di vista sulla giornata della memoria. Uno stimolo al confronto per costruire ponti duraturi di pace, disponibili ad ospitare altre riflessioni in tema.
Elio Tocco, presidente dell’Imsu (Istituto mediterraneo studi universitari), da anni organizza eventi interculturali di dialogo fra i testimoni delle religioni del “Libro”.