Stabilisco, pertanto, che la III Domenica del Tempo Ordinario sia dedicata alla celebrazione, riflessione e divulgazione della Paola di Dio. Questa Domenica della Parola di Dio verrà così a collocarsi in un momento opportuno di quel periodo dell’anno quando siamo invitati a rafforzare i legami con gli ebrei e a pregare per l’unità dei cristiani. Non si tratta di una mera coincidenza temporale: celebrare la Domenica della Parola di Dio esprime una valenza ecumenica, perché la Sacra Scrittura indica a quanti si pongono in ascolto il cammino da perseguire per giungere a un’unità autentica e solida” (Papa Francesco, Aperuit Illis, n. 3).

Il n. 6 descrive quello che padre Giulio Bevilacqua, “precettore” di Paolo VI e parroco cardinale a Brescia, chiamò il “Metodo di Emmaus”. Il Risorto si avvicina e cammina con i due Discepoli. Li interroga e spiega le Scritture. Cristo è il primo esegeta. Al n. 8 Bergoglio scrive: “Il viaggio del Risorto con i discepoli di Emmaus si chiude con la cena”. La celebrazione è l’epilogo del metodo. Un epilogo che si apre al futuro: “Ora si spalancarono i loro occhi e lo riconobbero; ed Egli divenne invisibile da loro (brutta la traduzione: “scomparve”), Luca 24, 31. Ricordo ancora quello che Ortensio da Spinetoli (biblista fuori dalle righe) affermò reiterate volte, in un convegno a cui partecipai: “Prima costruiamo, poi celebriamo”. Lutero era solito affermare in maniera stizzita: “In Italia la Sacra Scrittura è così dimenticata che rarissimamente si trova una Bibbia”. Il poeta francese, più vicino a noi nel tempo, Paul Claudel ironizzava: “I cattolici hanno un grande rispetto per la Bibbia e questo rispetto lo dimostrano standone il più lontano possibile”. Mi sono abbeverato agli scritti di Silvano Fausti, di venerata memoria. Uno tra questi Il Futuro è la Parola: “Questo è il mio sogno: che la Parola diventi il testo fondamentale della Fede Cristiana, frequentato, letto e riletto. In un’epoca in cui c’è il vuoto di memoria storica, la conoscenza della Parola è il contributo specifico che possiamo dare all’umanità”. Un altro dei miei riferimenti costanti è stato Carlo Maria Martini che ha voluto incise, sulla sua tomba, le parole del Salmo: “Lampada sui miei passi è la tua Parola”. Il compagno, quasi giornaliero, del mio ministero pastorale è Davide Maria Turoldo. Lo leggo, lo rileggo perché mi aiuta a sondare le inesauribili ricchezze della Parola. Una enorme e bella impressione desta in me Erri de Luca: “Leggere le scritture sacre è obbedire a una precedenza dell’ascolto. Inauguro i miei risvegli con un pugno di versi, così che il giro del giorno piglia un filo d’inizio. Posso poi pure sbandare per il resto delle ore dietro alle minuzie del da farsi. Intanto ho trattenuto per me una caparra di parole dure, <un nocciolo d’oliva da rigirare in bocca>” (Nocciolo D’Oliva pag. 41). Che tristezza e che rabbia constatare, dopo la Dei Verbum del Concilio Vaticano II, tantissimo ingozzamento e abbuffamento di devozioni che con la Parola di Dio non hanno niente da spartire, peggio la oltraggiano. Che tristezza e anche rabbia vedere Chiese trasformate in Pantheon! Forse tutto questo succede perché non ci avviciniamo e camminiamo con la nostra gente. Men che meno la interroghiamo e spieghiamo le scritture. Siamo soltanto esegeti in fatto di amministrazione di tutto e di più! Mi viene da condividere, toto corde, quello che ha scritto Paolo De Benedetti a proposito della carismatica asina di Balaam, profeta pagano: <Allora “il Signore aprì la bocca dell’asina, ed essa disse…” (Nm 22,25.28). e l’asina disse! E l’asina disse! Nel nostro mondo senza tenerezza, avessimo almeno la grazia di udire la voce dell’asina>. Un tributo specialissimo e affettuosissimo all’arcivescovo emerito monsignor Giuseppe Costanzo per avermi indicato, sempre e ovunque, il primato della Parola. Per questo là dove ho svolto il mio ministero pastorale ho istituito, da subito la Lectio divina. E intanto possiamo pregare così: “Signore, fa’ tacere in noi ogni altra voce che non sia la tua, affinché non troviamo condanna nella tua Parola: letta ma non accolta, meditata ma non amata, pregata ma non custodita, contemplata ma non realizzata”.       

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