di Carolina e Simona Bottaro

Venerdì scorso presso la sala convegni di Confindustria Siracusa ha avuto luogo la presentazione del romanzo “Utopia” di Carmelo Finocchiaro.

Carmelo, Information Technology Manager, originario di Siracusa, lavora per un’azienda nel terziario avanzato. Ama scrivere e raccontare storie.

Utopia è un romanzo scritto in diciotto mesi tra Trieste, Milano e Vibo Valencia, città attraversate durante i suoi viaggi di lavoro.

La voglia di scrivere nell’autore è sempre stata presente, come confessa lui stesso. L’idea iniziale era quella di intitolare il romanzo “Doppia utopia”, intendendo così realizzare il sogno di una Sicilia libera, tranquilla e una Chiesa più vicina ai fedeli.

Carlo, il protagonista, è un siciliano che vuole risollevare le sorti della Sicilia. La sua visione della mafia però è un po’ romantica, libera dalla prepotenza, intende riuscirci mettendo fine alle violenze, legalizzando droghe e gioco d’azzardo. In questo modo Carlo è convinto la mafia non delinquerebbe. Per portare avanti il suo progetto verranno coinvolti gli alti rappresentanti della Chiesa Cattolica, ottenendo così l’appoggio dell’opinione pubblica.

Storie che si intersecano, appassionando il lettore fino all’ultima pagina. Nel romanzo si potranno apprezzare alcuni dialoghi in dialetto, segno, specifica l’autore, del suo amore per la terra siciliana.

Il testo è scorrevole, la scrittura fluida. L’argomento Chiesa è frutto di una riflessione di Carmelo Finocchiaro: l’augurio di una Chiesa cattolica, con meno dottrina e più vicinanza ai fedeli.

Il sogno del protagonista, di ritorno dall’America dove è stato a lungo, si riflette nelle sue parole “…finalmente il mio mare, la mia terra, il profumo della mia terra… Qui ogni cosa ha un suo odore, un profumo che ti inebria e che ti porti dentro ovunque tu vada e che bramerai sempre di risentire ancora e ancora, specie se vivi lontano. Bella l’America, per carità, ma la terra mia non ha eguali”.

Abbiamo intervistato Carmelo Finocchiaro, rivolgendogli qualche domanda.

Qual è la scintilla che ha fatto scoccare l’urgenza di scrivere?

Uno dei sette peccati capitali: l’invidia. Mi chiedevo “come caspita fanno a raccontare storie che tengono incollati i lettori?”. Ecco, più che altro ero invidioso.

 

Perché pubblicare con una casa editrice portoghese? In Italia nessuno si è proposto o qualcuno si è rifiutato?

Ho inviato il manoscritto a diverse case editrici e la Chiado Books di Roma mi ha risposto, anche se la sede principale è a Lisbona. L’ho scelta per due motivi: perché mi garantivano una tiratura maggiore rispetto alle altre e poi mi davano una percentuale maggiore di diritti d’autore.

 

Le tematiche affrontate sono delicate. Emerge la voglia di cambiamento. Si può cambiare? Come?

E’ solo speranza. Qualcuno mi ha chiesto” perché non fai politica”? Mi sono accorto che tutto ciò che tocca la politica è opaco e io sono nemico dell’opacità. Non mi piace il grigio. Mi piace il bianco, il nero.

La mia è aspirazione, una possibilità. Per esempio, sono andato da turista a Malta. Loro hanno un decimo delle bellezze naturali che abbiamo noi, eppure le sfruttano. Non siamo in grado? E’ una questione di volontà. Noi abbiamo la cultura, bellezze da vedere, buon cibo, buon vino. Potremmo vivere di turismo 365 giorni l’anno. Le giornate brutte sono pochissime.

 

L’augurio è che il sogno di Carlo possa diventare il nostro. Ci vogliono impegno e passione e Carmelo Finocchiaro ne ha da vendere.

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