Recentemente è stato presentato al museo archeologico Regionale Paolo Orsi di Siracusa il libro Siciliano per cultura scritto da Fabio Granata. Siciliano per cultura è il racconto appassionato di un’esperienza di governo sul Patrimonio materiale e immateriale della Sicilia attraverso lo sguardo consapevole di una Comunità di “siciliani per cultura” che affiancarono l’autore in una stagione particolarmente feconda. La Sicilia, il SudEst, Siracusa, il Patrimonio Unesco, la tutela della Bellezza e del Paesaggio come stella polare. Una chiave di lettura originale e controcorrente dell’Autonomia Siciliana sulla governance dell’Heritage. Abbiamo chiesto a Fabio Granata di spiegarci il senso del libro. “Il dato della consapevolezza, della necessità di essere originari e specifici ma senza essere chiusi è il senso del libro. Siciliano per cultura- afferma Fabio Granata- è la rivendicazione di una sorta di Ius cultura verso lo Ius soli; si può essere siciliani come italiani non nascendo qui ma se si ha quella visione. Se si è invece chiusi nell’etnia, dalla chiusura etnica non è nato mai nulla, non è nato mai nulla nel rinascimento italiano, l’epopea federiciana è derivata dal fatto che c’era la contaminazione culturale però la contaminazione culturale che doveva avere una visione da proiettare in avanti e da proiettare in alto, e allora è una scelta essere siciliani. La dedica dell’editore a due grandi siciliani come Ferruccio Barbera e come Sebastiano Tusa, il titolo che è in questo senso inquadrato in questa visione che vi accomuna ai miei amici è una capacità di voler dire noi dobbiamo, qui e adesso, individuare una strada originale senza le chiusure mentali, avendo una grande capacità di riguardo dei luoghi e delle nostre città. Cos’è il riguardo? Io lo cito Franco Cassano perché per me è uno dei personaggi più lucidi del panorama sociologico e culturale italiano; perché quando Cassano dice bisogna avere riguardo dei luoghi e delle città, del duplice senso di averne rispetto e di riguardarli con occhi nuovi capendone la bellezza, perché molte volte noi stessi non riusciamo più a vedere e a percepire la bellezza di Ortigia, di Noto, di Scicli, di Marzamemi, dei nostri luoghi. Ecco avere questa duplice accezione del riguardo è quello che ci unisce come in questo caso “Siciliani per cultura” per un discorso che può estendersi a livello complessivo. Le cose più importanti– conclude Fabio Granata- le abbiamo fatte sempre quando siamo partiti dalla nostra tradizione ma ci siamo aperti, questo vale vedi per esempio per la viticultura. Si è creata una sintesi importante con l’innovazione , con la conoscenza senza provincialismi”.

 

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