In tempi di Coronavirus occorreva un forte riferimento, anche poetico, alla vita che, nell’accezione cristiana, non può essere altro se non la resurrezione del Signore.
La scelta è caduta su Ada Negri, poetessa, scrittrice e insegnante, vissuta tra la fine dell’800 e la prima metà del ‘900.
La poesia di Ada Negri, Pasqua, ripropone i temi tradizionalmente attribuiti alla festa per eccellenza che celebriamo: il rinascere della natura nella bellezza fiorita della primavera e la giovinezza della vita, entrambe rese eterne dalla risurrezione di Cristo. Senza la Sua risurrezione non ci sarebbe possibilità di durata per la bellezza. Tutto sarebbe destinato a un ciclico decomporsi, a un perdersi inesorabile nello scorrere del tempo. L’evento della risurrezione di Cristo, invece, ha mutato la storia, l’ha trasformata dall’interno e l’ha restituita alla sua verità di realtà buona, creata per il bene e per l’eternità. Essa ci assicura sul “per sempre” cui aspira il nostro cuore. Come scrisse Benedetto XVI nel messaggio pasquale di un po’ di anni fa, la risurrezione “è un avvenimento, che certamente oltrepassa la storia, ma che avviene in un momento preciso della storia e lascia in essa un’impronta indelebile”. Un’impronta impressa nel nostro presente, che non ci lascia soli nel vuoto ma ci permette di appoggiarci su una solida certezza.
Festeggiare la Pasqua è accettare il dono che oggi Gesù Cristo introduce nella nostra vita, è aprirci alla nuova prospettiva aperta alla nostra ragione e alla nostra libertà. Non restiamo chiusi nel nostro limite e nei nostri calcoli che si fermano alla prevedibilità delle cose, prendiamoci il coraggio di sfondare l’apparenza del reale domandando a Dio di mostrare i segni della sua Risurrezione in ciò che abbiamo di più caro: la vita.
“Pasqua” di Ada Negri
E con un ramo di mandorlo in fiore,
a le finestre batto e dico: «Aprite!
Cristo è risorto e germinan le vite
nuove e ritorna con l’april l’amore
Amatevi tra voi pei dolci e belli
sogni ch’oggi fioriscon sulla terra,
uomini della penna e della guerra,
uomini della vanga e dei martelli.
Aprite i cuori. In essi irrompa intera
di questo dì l’eterna giovinezza ».
lo passo e canto che la vita è bellezza.
Passa e canta con me la primavera.