A Sortino ed in provincia, avuta la notizia del primo caso sospetto di morte per Coronavirus, come un fulmine a ciel sereno il WhatsApp-TamTam ha fatto calare una coltre di paura.  D’incanto lo stesso paese che con disinvoltura aveva festeggiato il carnevale si è letteralmente svuotato.

Per un attimo si è pensato di rivivere i fatti raccontati nei libri di storia da Giuseppe Briganti e Sebastiano Pisano Baudo.

 “Nel 1837 una tremenda epidemia (colera) fece strage delle popolazioni dell’Isola(1)”.

“A Palermo…il popolo, che in sei giorni vide morire 11057 persone, atterrito, accolse la voce del venefico, gridò morte agli avvelenatori, perseguitò i medici, ed uccise tre infelici creduti propinatori del veleno(2)”.

 “A Siracusa le violenze raggiunsero il culmine della ferocia e divennero vere stragi, dopo il bando del 21 luglio fatto emanare dal sindaco avvocato Mario Adorno (1)”: Questo bando, ricordano gli storici, ebbe lo strano effetto controproducente di “eccitare” le folle.

“Anche a Florida e ad Avola i disordini e le vendette non ebbero limiti (2).

“A Sortino, dove l’epidemia non era ancora arrivata, quelle notizie avevano seminato il panico e fu rinchiusa in carcere una certa Lucia Magnano, detta <<a funciuta>> (1).

“La Magnano, di umile condizione e di corrotti costumi, aveva incautamente manifestato e talune donne, che sapeva il modo come avvelenare gli individui per averlo avuto confidato da un suo drudo, il quale voleva disfarsi della moglie (2).

“Questa sconsideratezza le costò molto cara, perché il popolo, dopo averla rinchiusa in carcere, volle sapere i nomi degli avvelenatori … E poiché la poveretta non sapeva cosa fare e cosa dire, fu trasportata fuori dal paese, su un precipizio, detto ancora  <<a sumagghia a Nina>> (1)”.

“La misera, sperando di salvare la vita, dichiarò l’esistenza del veleno … chiamò complice il sindaco (2)” e tanti altri pubblici ufficiali. Si leggerà poi negli atti del processo penale che ne seguì, che la Magnano nominò quelle persone come “ai tristi che la indettavano piacesse”, cioè disse loro quello che loro volevano sentire.

“A questa dichiarazione il vago sospetto divenne profondo convincimento e la plebe inferocita ricondusse la Magnano in carcere e si diede in preda all’anarchia”(2).

Seguirono eccidi, furono rivoltate case, chiese e conventi per scovare ogni malcapitato e lo stesso sindaco don Gaetano Silluzio fu malamente condotto in carcere dopo averne sacchegghiato l’abitatazione.

Sarebbe successa una carneficina se non fosse intervenuto il cappuccino padre Angelo Santo (1)”

“Si fece ricorso al sentimento religioso; … in compagnia di altri frati, con in mano il crocifisso arringò il popolo, dimostrando coraggiosamente l’errore in cui si era caduti, mentre fu portato per le strade il simulacro di santa Sofia e quasi per incanto, rinsavita la grande maggioranza, furono rimessi l’ordine e la quiete…(2).

Il Baudo, agli albori del XX secolo, concluse questo capitolo con sue personali considerazioni, ancora attuali: “Volere sottrarre le plebi da un servaggio qualunque o volere moralizzare con la menzogna e con l’inganno, non è opera di onesti liberali ma di nemici della patria. Piuttosto che spargere il malcontento di classe, coniugare turpi menzogne … bisogna istruire le plebi …poiché quando non sarà più possibile ingannarle colle male arti, quel giorno segnerà il vero progresso (2).

Ricordato ciò, considerato che la curva statistica dei “tamponi positivi” in provincia come in tutta la Sicilia sta cominciando ad impennarsi occorre fare memoria di quanto successo a Sortino, stimolando una campagna anti fake news per evitare di rompere il proficuo clima di solidarietà che in questi magici quanto tristi giorni sta aiutando l’Italia ad affrontate al meglio questa “quaresima sociale”: #iononsparlo, #iorispettolevittime, #iorifletto

Un segnale importante è arrivato su facebook dalle nuove generazioni che riportiamo integralemente:

“In questi momenti di sconforto e paura la prima e più facile reazione è quella di puntare il dito per dar sfogo alla frustrazione. C’è già gente che – pur essendo estremamente disinformata ed ignorante – vende per fatti quelle che sono pure e semplici congetture ed accusa persone di cui fino a poche ore fa non conosceva nemmeno l’esistenza. È invece giusto fare le più sentite condoglianze alla famiglia colpita da questa tragedia, dal momento che sono loro a vivere l’incubo di cui noi siamo, per il momento, solo spettatori. Bisognerebbe capire che in questa storia nessuno è carnefice, siamo tutti vittime di una realtà che è più grande del singolo individuo.
Ricordate che gli strumenti tecnologici che avete in mano sono armi, ed i messaggi e le note che mandate sono proiettili che creano danni inimmaginabili. Bisognerebbe usare prudenza nello scrivere e nell’esprimersi, perché dall’altra parte degli schermi del computer o del cellulare ci sono veri esseri umani che provano emozioni e soffrono.
Ci stringiamo, quindi, attorno alla famiglia e diamo il nostro supporto morale, che per quanto piccolo, speriamo possa avere un impatto su tutte quelle persone esterne alla situazione che, magari, useranno i propri mezzi di comunicazione in maniera più responsabile e ponderata, evitando di inoltrare messaggi pieni di parole che feriscono più della più affilata delle lame.
Riflettete prima di agire. Buona notte.”

Firmato:Una riflessione da parte di un gruppo di ragazzi Sortinesi.

(1) – Erbesso Pantalica Sortino, Giuseppe BRiganti, Arti Grafiche Città di Castello – 1969

(2) – Storia di Sortino e dintorni, Sebastiano Pisano Baudo, Ed. Salvatore Scolari, Lentini

Condividi: