Dal 1983 “Cammino”, nelle proprie pagine, ha sempre seguito la Quaresima con interessanti servizi sul Territorio. Quest’anno, purtroppo, gli eventi religiosi quaresimali delle nostre città – persistendo le misure di sicurezza – non offriranno rilevanti spunti sociali per cronache giornalistiche di  incontri popolari. Pubblicamente quasi tutto si è fermato!

Basti dire che la prefettura della casa pontificia ha comunicato “con premura” che ” a motivo dell’attuale emergenza sanitaria internazionale, tutte le celebrazioni liturgiche della Settimana santa si svolgeranno senza la presenza fisica dei fedeli”. Inoltre sia le udienze generali del Papa e le recite dell’Angelus saranno fruibili solo in diretta streaming fino al 12 aprile.

Se è comprensibile la premura vaticana nell’anticipare i tempi, stante la rilevanza planetaria dei fedeli coinvolti nei pellegrinaggi, si teme che, precauzionalmente,  lo stesso avvenga pure in Italia così come nella nostra Diocesi.

In piena quarantena con relativa depressione di massa, tutti ci siamo dovuti confrontare con le gravi e sofferte limitazioni comunitarie imposte dalle precauzioni normative dell’emergenza “Coronavirus”. Tuttora viviamo la nostra socialità in maniera sorprendentemente diversa e ridotta rispetto alle belle Tradizioni locali, ricche di emozionanti dimensioni e di senso di appartenenza per la nostra identità religiosa e civile.

Sia pure con qualche sbandamento, ci siamo dovuti adattare a questa anomala crisi globale, con la speranza di “voltare pagina” al più presto, con lo sguardo in alto. Per sbloccarci, per tornare a riequilibrare una quotidianità che ci allontani dal freddo “non contatto”, ci ridoni la vera vicinanza. Quella reale, fatta di strette di mano e di abbracci!

Senza precedenti nella Storia locale, nelle città della nostra Diocesi stiamo tuttora vivendo numerose e inedite limitazioni comunitarie, proprio nel tradizionale comune cammino verso la Santa Pasqua.

Stoppati traumaticamente, stiamo tuttora rinunziando con fatica a numerosi, forti e attesi incontri popolari che fanno parte della nostra storia, della nostra migliore memoria. Abbiamo così compreso che non sempre siamo onnipotenti signori della vita.

Ma abbiamo pure compreso che dobbiamo temere l’epidemia della paura più che l’epidemia del coronavirus. Molti di noi, pertanto, hanno rifiutato di cedere a quel panico collettivo che certamente rivela una relazione distorta con la realtà della morte! Perché un cristiano è certamente chiamato a non temere la morte. È quindi chiamato a non cedere all’epidemia della paura, a non diventare un “morto vivente”. È consapevole di essere vulnerabile, mortale, ma sa a Chi si è affidato.

CON CORAGGIO E FIDUCIA

Nelle nostre comunità siracusane, con varie iniziative ecclesiali, uniti in inediti abbracci virtuali di preghiera, non ci si è chiusi alla superiore dimensione spirituale della nostra esistenza, per restare fedeli al Sacro senza “lasciarsi rubare la speranza” e per trasformare i limiti in opportunità di nuovi stili di vita. Anche nel Territorio siracusano le malattie sociali possono presentare occasioni per rientrare in sé stessi, per favorire cambiamenti di vita non solo personali, ma di un intero popolo.

Questa globale crisi-choc sinora ha almeno avuto il vantaggio di ricordarci che viviamo in una casa comune, che siamo tutti vulnerabili, interdipendenti e che la cooperazione è più urgente della chiusura dei nostri cuori. L’apertura degli animi è come un baluardo di resistenza al tempo dell’isolamento.

Abbiamo compreso pure che non bisogna perdere mai la testa e che ogni nostra chiesa rimane luogo di speranza, pur senza accogliere i tradizionali e suggestivi incontri quaresimali, carissimi alla gente del nostro Territorio.

Non sappiamo quando finirà questa gravissima emergenza, ma finirà. Alla fine, saremo pronti per intraprendere l’auspicata via dell’ascesi sociale, dell’autentica conversione verso il bene comune. Anche nella Chiesa diocesana, con coraggio e fiducia.

(*) – L’immagine in evidenza che utilizza il Cenacolo di Leonardo da Vinci per la campagna di sensibilizzazione #iorestoacasa, così come tante altre simili sui social, rappresenta l’ironia con cui gli italiani stanno cercando di affrontare il delicato momento.

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