LA VITA BREVE DELLA “CAMERA REGINALE ARETUSEA”
LO “STRATOSFERICO” PARCO ARCHEOLOGICO DI SIRACUSA…
RICCO DI PROBLEMI IL PARCO ARCHEOLOGICO DI LEONTINOI
Siracusa e la siracusanità nei secoli! Scriveva, in tal senso e opportunamente, sopra Siracusa, lo storico internazionale Moses I. Finley: “ …Per 1500 anni Siracusa era stata la prima città della Sicilia e per un certo periodo era stata la più ricca e potente di tutta l’Europa. La sua preminenza in Sicilia era sopravvissuta alla conquista romana e bizantina, come era sopravvissuta alla conversione al cristianesimo. Ma essa fu costretta a cedere il passo a Palermo…” (Storia della Sicilia antica, Laterza 1970).
E Cicerone gli fa eco senza fatica alcuna: “E così la più nobile città della Grecia, una volta per certo anche la più dotta, avrebbe ignorato il monumento del suo più geniale cittadino (Archimede nda), se non fosse venuto a saperlo da un uomo nato ad Arpino (Tusculanae disputationes)”. Una “toccata” verosimilmente epocale, quella di Cicerone, dove emergono due circostanze ben allineate: a) il merito conclamato dell’Arpinate sulla tomba di Archimede risorta!; b) un atto di accusa senza alcuna reticenza nei confronti dei siracusani, rei costoro di “lesa maestà” a causa del precario patriottismo mostrato circa la tutela per antonomasia delle siracusanità.
È la volta, adesso, del noto “viaggiatore” Guido Piovene (Viaggio in Italia, 1957) che qui rende omaggio alla grandezza limpidissima della città di Archimede: “Siracusa, una città in cui l’archeologia e la storia si sono spontaneamente disposte in modo da offrire riposi, passeggiate e idilli”.
Pertanto, se non ci fosse stato, paradossalmente, il decreto dell’Assessore Tusa (indiscusso archeologo italiano di chiara fama, di recente scomparso perché vittima di un disgraziato incidente aereo) sarebbe stata più difficile risalire alla “Camera Reginale”, con Siracusa ritornata a recitare in Sicilia il ruolo pulsante di “Capitale Reginale”, vale a dire quello di costituire un vero e proprio Stato dentro lo Stato.
Con quel feudalesimo dominante e con il Vespro ancora non trapassato del tutto, le donne regine entrano nelle stanze dei bottoni con lo stratagemma del dotario nuziale: il Re di turno, infatti, assegnava alla consorte in dote un territorio fatto di Comuni importanti, fra cui, ad esempio, anche la terra di Lentini, da gestire autonomamente e con tutti i poteri vigenti ma mai a scavalco rispetto a quelli del marito titolare legittimo della maestà regale. Un momento davvero rivoluzionario, veramente unico nel suo genere, che metteva proprio in Sicilia l’entità femminile in prima fila lungo la via dello sviluppo, del progresso “socio-economico” e, più che mai, della emancipazione civile e sociale. Nasce, comunque, la “Camera Reginale” nel 1302 (Eleonora d’Angiò e Federico III d’Aragona gli sposi di riferimento) mentre “l’istituzione camerale” esala l’ultimo respiro dentro due importanti tematiche: la prima, del 1523, allorquando il Parlamento vota la fine della Camera; la seconda, nell’anno 1538, per volontà dello stesso Carlo V che conferma lo scioglimento definitivo di essa non appena morta la Regina Germana, l’ultima della serie, avvenuta giorno 30 ottobre 1538.
Puntuale il motteggiare satirico assai consono del valente giornalista siracusano Salvatore Maiorca (“Gente di Ortigia”, La domenica, Siracusa, 1984): “… Poco più in là il ricordo è perpetuato da una viuzza, denominata ‘via del Consiglio Reginale’. Qualcuno dei contemporanei, sbagliando, confonde ‘con consiglio regionale’…”.
Col “Decreto Tusa” e con la città di Siracusa nuovamente caput della “Camera Reginale”, la siracusanità penetrava di giustezza nell’immortale civiltà dei popoli democratici quale punto cosmico dell’archeologia universale. Ultima considerazione legata alla “Camera Reginale”: una perdita incalcolabile non tanto dal punto di vista “economico-culturale” e basta, quanto per lo sterile amore partecipativo tutto aretuseo! Vediamo allora, giunti al punto in cui siamo, come si esprime l’articolo n. 1 (il primo articolo è quello che praticamente compendia tutta una sintesi sui 5 complessivamente impiantati) del decreto di che trattasi, firmato a Palermo in data 11/4/ 2019 dal Presidente Musumeci nella qualità di assessore regionale “ad interim” dei Beni culturali e dell’Identità Siciliana: art. 1) …ai sensi del comma 7 dell’art 20 della legge regionale 3 novembre 2000 n. 20 (Legge “Leanza-Granata”), è istituito il “Parco Archeologico di Siracusa, Eloro e Villa del Tellaro”, ricadente nel territorio dei Comuni di Siracusa, Noto, Avola, Palazzolo Acreide e Buscemi. Ma andiamo avanti lo stesso facendo un passo indietro. Il “Parco di Leontinoi”, dapprima indicato, nelle “linee guida” (allegato alla L.R.3 novembre 2000) dentro Lentini e Carlentini, oggi, per mezzo del cosiddetto Decreto Tusa, frettolosamente approvata dal Presidente della Regione Siciliana, fotografa,viceversa, un’area territoriale del tutto diversa dal “verbo” iniziale. Spuntano, di conseguenza, tutti aggregati, e il Comune di Augusta (l’antica Mégara Iblea), e Carlentini (fortino leontino col titolo di città come privilegio: Carlo V Imperatore e la mitica Lentini messi giustamente insieme) e la grande Lentini, la città del filosofo sofista Gorgia (Leontìnoi). Per quanto attiene, poi, al “Parco di Siracusa, Eloro e Villa del Tellaro” il cui tenere è seduto, tramite il detto decreto istitutivo, sopra i Comuni di Siracusa, Noto, Avola, Palazzolo Acreide e Buscemi, come la mettiamo e con la perimetrazione ancora oscura, e con la formazione del personale dirigente dettato dall’assessorato di pertinenza? Inoltre: come è possibile dormire sonni tranquilli con le Soprintendenze molto lontane dal sentire reale dei Comuni coinvolti? Dove sono le funzioni pilota ed educative degli Enti locali, del Sindacato, della Stampa e della Scuola? Decisioni prese “dall’alto”: scandalosa verità! Uccisa sia la Lentinità che la Siracusanità. Uccise, in un solo colpo, e la dignità e l’identità e la storia ultramillenaria di esse! Infine: le normative, la sopravvivenza socio-economica, le scadenze e le date da rispettare previste rigorosamente dalla “stravecchia legge 2000” toccano o no “schemi” superati che girano fra il perentorio e il dilatorio? Dunque è tutto da rivedere? Forse. Probabilmente. Volontà politica con chi stai? Sic est.
(*) – Nella immagine in eviedenza: 1526 Capitula Sicilia – Richiesta di Siracusa su soppressione Camera Reginale a Carlo V (fonte: Wikipedia)