Necessita di paternità… e fratellanza.

In un mondo bisogno di padri…il cuore di un vero padre è sempre proteso al figlio.

È possibile ancora oggi dare fiducia al cuore paterno? La risposta è: Si!

Il Cristo, sospinge continuamente il cuore del suo Vicario, oggi Papa Francesco, alla ricerca dei figli più lontani per richiamarli alla fratellanza, in forza di una sola paternità di Dio, padre Suo, su tutti.

Dopo più di un anno, il Sommo Pontefice è tornato ad effettuare i suoi viaggi apostolici. Lo sono tutti, ma questo in particolare è stato un viaggio della “fratellanza“. Si è recato in Iraq, superando la paura per le avverse condizioni sociali che affliggono il paese, e suscitando lo stupore di mass media internazionali. È accaduto per provvidenza di Dio, che le tre religioni abramitiche si siano incontrate nella terra di Ur dei Caldei, patria di Abramo, padre nella fede, da cui discende il Cristianesimo, l’Ebraismo e l’Islam. Un viaggio adempiuto “con cuore di padre” alla ricerca del volto di Gesù nel figlio lontano, talvolta fratello smarrito, dalla diversa fede, in un tempo abbastanza drammatico qual è il nostro. La storia del mondo e della Chiesa in esso, è costellata da figure di paternità eccelsa. Nel contesto odierno di smarrimento e tribolazione, essere padre significa introdurre il figlio all’esperienza della vita, alla realtà. Non trattenerlo, non imprigionarlo e non possederlo, ma renderlo capace di scelte, di libertà, di partenze, ma ciò diviene sempre più difficile attuarlo.

Per poter essere autenticamente padri, diventa necessario riscoprire la paternità di Dio, attraverso figure bibliche di grande rilievo, che hanno assunto sulla terra la responsabilità e il coraggio di nutrire e far vivere i figli, proprio come Dio fa con tutti noi.

San Giuseppe erede della fede di Abramo

La figura di San Giuseppe, pur rimanendo piuttosto nascosta, riveste nella storia della salvezza un’importanza fondamentale. Anzitutto, appartenendo egli alla tribù di Giuda, legò Gesù alla discendenza davidica, così che, realizzando le promesse sul Messia, il Figlio della Vergine Maria può dirsi veramente “figlio di Davide”. Il Vangelo di Matteo, in modo particolare, pone in risalto le profezie messianiche che trovarono compimento mediante il ruolo di Giuseppe: la nascita di Gesù a Betlemme (2, 1-6); il suo passaggio attraverso l’Egitto, dove la santa Famiglia si era rifugiata (2, 13-15); il soprannome di “Nazareno” (2, 22-23). In tutto ciò egli si dimostrò, al pari della sposa Maria, autentico erede della fede di Abramo: fede nel Dio che guida gli eventi della storia secondo il suo misterioso disegno salvifico. La sua grandezza, al pari di quella di Maria, risalta ancor più perché la sua missione si è svolta nell’umiltà e nel nascondimento della casa di Nazaret. Del resto, Dio stesso, nella Persona del suo Figlio incarnato, ha scelto questa via e questo stile – l’umiltà e il nascondimento – nella sua esistenza terrena.

 San Giuseppe patrono della Chiesa cattolica

I giorni che viviamo, non sono certamente gli stessi, ma nemmeno molto distanti da quelli di centocinquanta anni or sono.  Il Beato Pio IX, pontefice dal 1846 al 1878, ebbe l’ispirazione di affidare al patrocinio di san Giuseppe, la Chiesa Universale. Attraverso il decreto : “Quemadmodum Deus” dell’otto dicembre 1870, e la lettera Apostolica: “ Inclytum Patriacham” affidava alla custodia del casto San Giuseppe, la Sposa di Cristo, afflitta dalle tempeste del Risorgimento Italiano.

Il decreto ha una storia molto curiosa, infatti, poiché il governo italiano arrogava a sé il diritto di sottoporre a controllo gli atti pontifici, Pio IX ricorreva a un decreto della Congregazione dei riti, invece che a una bolla o lettera papale. Così è scritto nello stesso: «Nella stessa maniera che Dio aveva costituito quel Giuseppe, procreato dal patriarca Giacobbe, soprintendente a tutta la terra d’Egitto, per serbare i frumenti al popolo, così, stando per mandare sulla terra il suo Figlio unigenito salvatore del mondo, scelse un altro Giuseppe, di cui quello era figura, e lo fece signore e principe della casa e possessione sua e lo elesse custode dei precipui suoi tesori». Giuseppe infatti vide crescere e custodì Gesù, il Figlio di Dio, giorno dopo giorno «in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini» (Lc 2,52). Come il Signore fece con Israele, così egli “gli ha insegnato a camminare, tenendolo per mano: era per lui come il padre che solleva un bimbo alla sua guancia, si chinava su di lui per dargli da mangiare” (Os 11,3-4).

Dopo Maria, Madre di Dio, nessun Santo occupa tanto spazio nel Magistero pontificio quanto Giuseppe, suo sposo.

150° del patrocinio e Anno dedicato a San Giuseppe

Per celebrare questa solenne ricorrenza, il Santo Padre, ha dato inizio, quasi senza preavviso, martedì otto dicembre scorso, ad un anno dedicato a San Giuseppe. In occasione del centocinquantesimo anniversario della dichiarazione di San Giuseppe, quale patrono della Chiesa Cattolica, Francesco ha scritto una Lettera Apostolica a tutto il popolo di Dio, chiamata in latino: Patris corde. – Con cuore di padre – . In essa si commentano alcune – più precisamente 7- delle tante virtù vissute dal padre terreno di Gesù. Il Papa afferma che “La grandezza di San Giuseppe consiste nel fatto che egli fu lo sposo di Maria e il padre di Gesù. In quanto tale, si pose al servizio dell’intero disegno salvifico”. Lo scopo di questa Lettera Apostolica è quello di accrescere l’amore verso questo grande Santo, per essere spinti a implorare la sua intercessione e per imitare le sue virtù e il suo slancio. In occasione dell’ anno Giuseppino, è stato emanato un decreto della Penitenzieria Apostolica circa il dono di speciali indulgenze che il Sommo Pontefice concede durante l’anno.

Redemptoris custos – Custode del Redentore –

San Giuseppe è stato chiamato da Dio a servire direttamente la persona e la missione di Gesù Cristo,  mediante l’esercizio della sua paternità: proprio in tal modo egli coopera nella pienezza dei tempi al grande mistero della Redenzione ed è veramente «ministro della salvezza».  La sua paternità si è espressa concretamente «nell’aver fatto della sua vita un servizio, un sacrificio, al mistero dell’incarnazione e alla missione redentrice che vi è congiunta; nell’aver usato dell’autorità legale, che a lui spettava sulla sacra Famiglia, per farle totale dono di sè, della sua vita, del suo lavoro; nell’aver convertito la sua umana vocazione all’amore domestico nella sovrumana oblazione di sè, del suo cuore e di ogni capacità nell’amore posto a servizio del Messia germinato nella sua casa» («Insegnamenti di Paolo VI», IV [1966] 110).

Famiglia e nuove speranze

Nella seconda Lettura della Messa della solennità odierna di San Giuseppe, san Paolo parla di Abramo, il quale «credette, saldo nella speranza contro ogni speranza» (Rm 4,18). Anche oggi davanti a tanti tratti di cielo grigio, abbiamo bisogno di vedere la luce della speranza. Custodire il creato, ogni uomo ed ogni donna, con uno sguardo di tenerezza e amore, è aprire l’orizzonte della speranza, aprire uno squarcio di luce in mezzo a tante nubi, portare il calore della speranza! Per noi cristiani, come Abramo e san Giuseppe, la speranza che portiamo ha l’orizzonte di Dio che ci è stato aperto in Cristo, è fondata sulla roccia che è Dio.

Contemporaneamente, oggi si dà inizio all’anno della famiglia, voluto anch’esso dal Papa, per i cinque anni dalla pubblicazione dell’ esortazione apostolica postsinodale Amoris Laetitia. L’esperienza della pandemia ha messo maggiormente in luce il ruolo centrale della famiglia come Chiesa domestica e ha evidenziato l’importanza dei legami tra famiglie, che rendono la Chiesa una ‘famiglia di famiglie’ (AL 87)”.

L’anno si concluderà domenica ventisei giugno 2022 in occasione del X Incontro mondiale delle famiglie a Roma.

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