Commemorazione di Fra Giuseppe Maria da Palermo 2020

A Sortino, al termine del corso Umberto I e di una lunga scalinata, in un religioso silenzio sorge  il convento dei frati cappuccini. Nella piccola chiesa in stile francescano, vi è la presenza di una tomba con all’interno le spoglie di un Servo di Dio: fra Giuseppe Maria da Palermo, dichiarato tale il 13 maggio 1914 dal Papa Pio X, introducendo egli stesso la causa di beatificazione. La annuale commemorazione del servo di Dio si tiene da diversi anni la terza domenica di maggio che quest’anno coinciderà con il 17 maggio 2020. Si terrà una celebrazione eucaristica a porte chiuse per l’ultimo sospirato giorno senza partecipazione di fedeli. La commemorazione è stata preceduta da tre giorni di triduo caratterizzati da una catechesi serale online.

Fra Giuseppe Maria da Palermo

Ma chi era fra Giuseppe Maria? Vincenzo Diliberto, nasce a Palermo il 1° febbraio 1864, ribelle e discolo perde troppo presto la madre per una epidemia di colera. Dopo un incontro con Dio e una sincera conversione cambia totalmente vita, molto irrequieta – da monello, esprimendo il desiderio di diventare prete e successivamente sceglie l’ordine dei frati cappuccini per una più viva e vera povertà di corpo e spirito. La seconda metà della vita di Vincenzo meritò di essere conforme a quella del Figlio di Dio per obbedienza e virtù nei confronti dei superiori, i quali ben accolsero la sua volontà di entrare al convento di Sortino ” per salvarsi l’anima” come egli stesso disse loro, iniziando il noviziato. Ed effettivamente si dimostrò subito obbediente in fraternità e ricco di doni del cielo nel rapporto con il divino, maturando sempre più il suo desiderio di “farsi santo”. Professò i voti temporanei il 14 febbraio 1885 dichiarandosi morto alla sua volontà umana e prendendo il nome di fra Giuseppe Maria. Le lettere inviate da lui stesso a svariati destinatari come: il padre, l’ex confessore, ci consegnano il vissuto intenso di pochi mesi nella totale gioia di consacrasi al Signore. Purtroppo le condizioni di precarietà della vita conventuale non agevolarono l’ardente volontà ed egli ebbe subito problemi di salute che lo portarono ben presto alla morte. Spirava infatti per una polmonite il 1° gennaio 1886 all’età di ventidue anni nella sua piccola cella. I sortinesi, raccogliendosi in chiesa dicevano unanimi: “è morto un santo”sentendo chiaramente dal suo corpo l’emanarsi di un forte odore di zagara senza segni di decomposizione.

Numerose le grazie ricevute per intercessione del Servo di Dio, che non fa mancare al paese la sua mistica presenza.

Una donna di Sortino, ammalatasi di mastite al seno causata dall’allattamento, riponeva la fiducia e la speranza in un aiuto del tutto particolare. Si apprestò a rivolgersi all’intercessione del Servo di Dio visitando più volte la tomba in chiesa e affidandosi alla sua protezione. Si decise per l’operazione di resezione dell’ingorgo, ma la notte prima dell’intervento la donna ebbe in sogno un frate giovanissimo che le si accostò toccandole la parte di corpo malata, rimuovendo del tutto il male e facendola risvegliare in abbondante liquido fuoriuscito dal seno stesso, totalmente guarita.

Siamo giunti oramai alle riaperture delle chiese per le celebrazioni con i fedeli, i quali hanno atteso questo momento da tempo, siamo sicuri che il cuore si rivolgerà nuovamente al Signore, anche tramite il nostro Servo di Dio, umile come sempre e nascosto agli occhi del mondo ma vivo e accanto a noi.

 

Immagine in evidenza: Sortino, chiostro Cappuccini, in alto a desta la cella di fra Giuseppe.

 

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