In questo 2020 ci siamo ritrovati in estate direttamente dall’inverno, avendo trascorso la primavera in clausura. Ciononostante la natura ha fatto al meglio il suo corso con una splendida stagione di fioritura che ha generato prelibati frutti.

Non sta andando meglio per gli umanoidi. Ci si diceva di stare lontani, per riabbracciarci poi.

Adesso che la stagione dei bagni volge al termine, ci ritroviamo sempre più divisi sulle scelte da fare ma, più o meno coscientemente, accomunati dal vortice di una crisi dalle imprevedibili conseguenze.

Il Governatore siciliano ha ordinato allo stesso Stato che rappresenta di sgombrare i disumani centri in cui sono stipati i migranti, dimenticandosi però che gli stessi ospedali che egli amministra non sono in grado di assicurare la somministrazione del cibo ai malcapitati ricoverati non autosufficienti, così come è successo in questi giorni nei reparti ospedalieri di Siracusa, e così come abbiamo visto succedere in altre strutture dell’Asp in cui si davano pasti iperglicemici ai diabetici. Perché per primo non dà l’esempio e ordina la chiusura di questi improvvisati centri di tragico dimagrimento o, meglio, non dà il personale ausiliario necessario ai medici ed a tutto il personale sanitario in trincea?

La strabordante azione attivata dal presidente della Regione Siciliana ha suscitato, prevedibilmente, reazioni di pari portata. Forse però non ci si aspettava l’altrettanto provocatoria lettera di un giovane sacerdote di questa diocesi che ha invitato i propri parrocchiani a non andare a messa se hanno inneggiato al Governatore. Al momento però registriamo una strumentalizzazione politica bipartisan del fenomeno migratorio così come delle questioni legate alla pandemia, che impedisce alle opposte tifoserie un necessario dialogo, magari una consigliabile veglia di comune preghiera, per rafforzarsi insieme nello spirito:  forse così facendo, guardandosi negli occhi e non nelle schermate di Facebook, si può sperare di superare le paure che esplodono nella pancia dei siciliani più per l’incertezza nel futuro (generatrice di una pandemia più profonda del Covid-19) che a causa degli untori venuti dal mare (fenomeno effetto di una modernizzazione più dolorosa del Covid-19).

Oggi, a vedere quanto accade in giro, la vera emergenza è la capacità di ritrovare le ragioni dello stare insieme come popolo, come italiani, come europei un tempo garanti dei diritti civili (che non sono le garanzie delle politiche demagogico-stataliste con cui si sta cercando di sedare la crisi in atto), altrimenti non rimane che la realistica prospettiva di una rassegnazione a vivere come sudditi dei vincitori della prossima guerra mondiale, militare o commerciale che sia.

Osserviamo, inoltre, che i tanti miopi che stanno scavando trincee da una parte e dall’altra a spese dei più deboli (sia italiani che migranti) si ergono a ministri della Parola, citando a proprio uso e consumo le Sacre scritture per difendere le proprie convinzioni – strattonando il crocifisso che prima si è rimosso dagli edifici, così come il bambinello dai presepi – quando invece sarebbe preferibile affrontare la tempesta all’orizzonte armandosi di dubbi al fine di azzardare successivamente le adeguate risposte al delicato momento che ci è dato da vivere:

«Sentinella, quanto resta della notte?

Sentinella, quanto resta della notte?».

La sentinella risponde:

«Viene il mattino, poi anche la notte;

se volete domandare, domandate,

convertitevi, venite!».

Isaia 21, 11-12

 

(Credito immagine in evidenza, dalla rete)

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