Un grande tempo di attesa quello che sta vivendo la Chiesa siracusana. Un’attesa che oltrepassa i confini delle mura ecclesiali. L’attesa è contagiosa! Con motivazioni differenti, una grande fetta del territorio vive il fremito per un evento annunciato già da tempo e che si avvicina ogni giorno. La data è nota a tutti: il prossimo 24 ottobre la diocesi di Siracusa accoglierà il suo pastore, Francesco Lomanto. La consacrazione episcopale avverrà nel Santuario della Madonna delle Lacrime.

Le attese superano i limiti dettati dai programmi, dai calendari, dai rigidi se pur inevitabili o necessari protocolli, dalla solennità dei riti.

Tra quanti attendono con le motivazioni più differenti cosa accadrà dopo il 24 ottobre, ci sono i ‘fedeli laici’ che, così come Giovanni Paolo II amò definirli nell’esortazione apostolica Christifideles laici, “Secondo l’immagine biblica della vigna, i fedeli laici, come tutti quanti i membri della Chiesa, sono tralci radicati in Cristo, la vera vite, da Lui resi vivi e vivificanti”. Uomini e donne, dunque, che hanno accolto Dio nella loro vita, che hanno scelto la Chiesa quale spazio costitutivo del loro essere e che sono in attesa fiduciosa e disponibile di chi li guiderà con un progetto chiaro e sintetizzato nel motto dello stemma vescovile di  Francesco Lomanto “SANCTIFICATI IN VERITATE”.

Il laicato, nella Chiesa siracusana, ha avuto tempi di crescita significativi, esempi di impegno e testimonianza credibile che solamente sguardi poco attenti non sono riusciti a cogliere. I bisogni sono tanti e ciascuno di essi nasce in situazioni e contesti differenti.

Il bisogno di un ascolto attento e di sapienti indicazioni per continuare un  cammino operoso  nella Chiesa è condiviso da moltissimi fedeli laici che desiderano continuare a lavorare nella vigna del Signore, vigna splendente della Sua bellezza e vivificata dalla Verità di Gesù Cristo. Si attende una Chiesa libera da angusti spazi traboccanti di falsi bisogni e risonanti di parole che rischiano di soffocare la Parola. Oggi più che mai, in un tempo caratterizzato da continue incertezze, c’è la necessità di fare un salto di qualità per superare i limiti dettati dalla povertà di rapporti per riconciliarsi con Dio, con se stessi, con gli altri. Si cerca un cammino che apra ad un percorso di santità nel quotidiano, fuori dal rischio di emulazioni clericali e radicato nel proprio Battesimo.  Si attende di potersi confrontare sui bisogni sociali, sulla sete di sapienza, sulla fame di verità, sul grido della povertà, sul pianto della mancata accoglienza.

I fedeli laici rimangono in attesa di contribuire a dar luce al faro che è la Chiesa e che, nonostante le apparenze, una moltitudine di occhi cerca per evitare il rischio di un mancato approdo. Sovente viene censurata la linfa vitale generata dai padri conciliari durante il Concilio Vaticano II, sapientemente sensibile alla presenza dei laici nella Chiesa e sostenuta da tanti documenti magisteriali. Si aspira a rimuovere la coltre  di polvere accumulata sulla saggezza di pagine preziose per la vita della Chiesa per riaprire luoghi di ascolto, confronto, preghiera, carità, pastorale.

L’immagine cui si anela è quella trinitaria, sorgente e misura di un Amore circolare capace di accogliere tutti coloro che, accomunati dallo stesso Battesimo, attingono forza dal Corpo e dal Sangue di Cristo.

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