Il filo di Arianna

Come attraversare questo nostro tempo da più parti definito “incerto”?

È la domanda che desideriamo condividere con i lettori, fra i timori per la seconda ondata della pandemia da Covid-19 e la benaugurante ordinazione del nuovo pastore della diocesi, l’arcivescovo Francesco Lomanto.

Quest’ultimo, già alla sua prima conferenza stampa, rispondendo ai giornalisti sui timori di oggi, ha subito relativizzato l’argomento: “I documenti antichi sono pieni di relazioni di Vescovi che parlano delle difficoltà affrontate”. Come dire, non scoraggiamoci, anche noi dobbiamo caricarci con determinazione la nostra croce … .

Certo, a leggere quanto accade a Roma c’è da confondersi: i ventilati scandali all’interno del Vaticano e i comportamenti ipocriti di governanti e parlamentari non aiutano a diradare le nebbie all’orizzonte. Tuttavia non mancano spiragli di luce, almeno per chi ha occhi disponibili a vederli invece che rifugiarsi in caleidoscopici “negazionismi”.

Abbiamo quindi impaginato i vari articoli di questo numero per offrire spunti di riflessione utili a cogliere nella realtà presente il necessario incoraggiamento per guardare avanti con fiducia.

Iniziamo con la corposa intervista al novello Arcivescovo, le cui risposte tracciano un viatico ideale per avventurarci con successo nel dopo-covid 19.

La riflessione sull’enciclica papale “Fratelli Tutti” offertaci da Francesco Occhetta, inoltre, ci fa compiere un viaggio interiore nell’umanità del pianeta terra, invitandoci a cogliere negli sguardi di ogni persona, a prescindere dalla condizione sociale, una vicinanza che nessun oceano può annullare: volti, nessuno escluso, indispensabili per ripartire e abitare in armonia il mondo prossimo venturo.

Le numerose altre testimonianze che proponiamo in queste pagine, infine, mettono a confronto le molteplici “verità”… e “post verità” che ci ritroviamo a discutere nella vita di ogni giorno, senza mai dimenticare la vocazione alla santità a cui ciascuno di noi è chiamato:  proponiamo pertanto l’esempio della vita del Servo di Dio fra’ Giuseppe Maria da Palermo, un “monello” diventato novizio cappuccino e morto giovanissimo nel convento di Sortino.

Aggiungiamo infine un monito a non vanificare la nostra antica identità, rappresentata dal ricco patrimonio culturale del quale spesso, anche a sproposito, ci facciamo vanto senza averne la necessaria cura.

Siamo consapevoli che storicamente i profeti spesso sono  stati schiacciati dai re, indocili ad accogliere l’annuncio di un nuovo giorno per non rischiare le agiatezze dei lussureggianti troni. Ed è per questo che occorre un popolo attento ed operoso, per evitare che l’arroganza del potere – per quanto scaduta in farsa nelle diverse democrazie occidentali – spenga la luce della speranza che sa far muovere le carovane del deserto.

Auguri dunque al pastore Francesco Lomanto: la chiesa che gli è stata affidata da papa Francesco, che è stata di san Marciano ed irrorata con il martirio di santa Lucia, le saprà essere accanto

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