In Città lo scorso giovedì 17 dicembre, nel salone del Palazzo del Senato, si è svolta la cerimonia ufficiale del conferimento della “cittadinanza onoraria” siracusana riconosciuta a mons. Salvatore Pappalardo, Vescovo emerito di Siracusa.

La Città ha così espresso un pubblico e solenne ringraziamento civico al Presule che ha guidato l’Arcidiocesi di Siracusa negli ultimi dodici anni.

“Cammino” esprime il proprio vivo compiacimento per questo alto riconoscimento dell’Amministrazione Comunale aretusea nei riguardi di un Pastore che realmente, nel corso del suo ministero ecclesiale, è sempre stato autorevolmente e socialmente vicino alla Città, alle sue istituzioni e ai suoi cittadini.

I redattori del nostro Periodico, in particolare, hanno sempre apprezzato la volontà di mons. Pappalardo di stare accanto alla gente, in maniera diretta e costante, superando le barriere dei protocolli e delle cerimonie.

Sin dal suo insediamento ufficiale a Siracusa e in tutti i successivi e innumerevoli momenti di vita comune, l’arcivescovo Pappalardo ha incontrato le persone del vasto Territorio diocesano con un approccio umano fortemente semplice e spontaneo.

Personalmente non l’ho mai visto “recitare”, assumendo atteggiamenti superbi o comunque artefatti. L’immediatezza del rapporto umano lo ha distinto in tutte le occasioni, anche in quelle più complesse e delicate. L’autenticità della sua parola è stata spesso accompagnata dal suo sorriso particolarmente convincente e coinvolgente.

 Un sorriso trasparente, espressione di sincerità e di franchezza. Al di là dei suoi autorevoli servizi pastorali riconosciuti negli ambiti propriamente ecclesiastici, la Città di Siracusa ha evidenziato e apprezzato questo suo stare “civicamente” accanto alla gente, condividendone i problemi e le speranze. Siracusa ha riconosciuto un Vescovo tra la sua gente, in uscita dal suo palazzo, sempre con il suo modo di fare spontaneo e semplice.

Adesso vorremmo ricambiargli la stessa spontaneità e semplicità rivolgendogli un affettuoso e caloroso saluto da Siracusa, raggiungendolo nella sua città natale di Nicolosi, dove è tornato a vivere e dove lo si può trovare spesso nella chiesa madre mentre aiuta pastoralmente il parroco, con la stessa fraterna amabilità che abbiamo conosciuto e apprezzato a Siracusa.

 

Per la cronaca di seguito riportiamo il comunicato ufficiale della Città e l’intervento del presidente dell’associazione che ha promosso l’onorifico riconoscimento:

“A sua eccellenza reverendissima monsignor Salvatore Pappalardo, arcivescovo emerito dell’arcidiocesi di Siracusa, pastore mite e disponibile, che ha saputo condurre il suo gregge al sicuro con la forza della Fede, approdo certo per ogni siracusano che ha sempre confortato con la Parola e il suo sorriso”.

Con questa motivazione, il sindaco, Francesco Italia, ha consegnato stamattina, nel salone “Paolo Borsellino” di Palazzo Vermexio, la cittadinanza onoraria all’arcivescovo emerito Salvatore Pappalardo, che ha guidato la Chiesa siracusana per 12 anni, fino allo scorso luglio. Il riconoscimento era stato concesso nei giorni scorsi, con i poteri del consiglio comunale, dal commissario regionale Giuseppe Di Gaudio, accogliendo una richiesta presentata dall’associazione culturale Dracma.

Alla cerimonia erano presenti l’arcivescovo Francesco Lomanto, i rappresentanti istituzionali e delle forze dell’ordine e di quelle militari; e poi, tra gli altri, il vicario dell’arcivescovo, monsignor Sebastiano Amenta, e i rettori della basilica di Santa Lucia al Sepolcro e della basilica santuario della Madonna delle Lacrime, Daniele Cugnata e Aurelio Russo. E poi il sindaco di Nicolosi, Angelo Pulvirenti, paese di origine di Pappalardo e dove il prelato tornerà a vivere.

Italia ha ringraziato monsignor Pappalardo e ha indicato nella sua “profonda umanità” quel tratto caratteristico “che ho imparato – ha aggiunto – ad apprezzare ancora di più da quando sono sindaco. Quel lato umano che mi ha sostenuto durante i giorni pieni di tensioni della nave Sea Watch o in questi lunghi mesi di emergenza covid. Restano in me vivi i ricordi della preghiera congiunta al cimitero, per i morti dell’epidemia, e il Rosario recitato al Santuario. Ricorderò sempre – ha proseguito il sindaco Italia – i suoi interventi dal balcone per la festa di Santa Lucia, parole dirette e forti su temi di attualità come l’egoismo, il razzismo, la povertà; e poi il suo affacciarsi su piazza Duomo durante la notte di Capodanno raccogliendo l’applauso dei siracusani che festeggiavano. Un segno di fiducia verso il loro vescovo che è segno di fede vera e sentita”.

“Da oggi invocherò la patrona Santa Lucia non solo come devoto ma anche come cittadino”, ha detto monsignor Pappalardo visibilmente emozionato. Non si aspettava di ricevere la cittadinanza e ha ringraziato il sindaco Italia e tutte le autorità insieme alle quali ha collaborato in questi anni. “Ho molta emozione nell’animo in questo momento. Sono stato accolto in questa città sin dal primo giorno con grande calore. Ho trovato – ha aggiunto – persone che si sono scommesse per portare a termine dei risultati concreti, per il bene della comunità civile. Dalla mia prima esperienza di parroco a Viagrande ho imparato che è necessario stare vicino al popolo: si cresce con i problemi della gente non con teorie astratte. Mi hanno aiutato le parole del Concilio: gioia, speranza, tristezza e angoscia. Tante iniziative sono state realizzate e mi auguro abbiamo contributo a costruire quella civiltà dell’amore a cui dobbiamo puntare”.

L’arcivescovo Lomanto si è detto “contento per l’arcivescovo Pappalardo e per la Diocesi. Mi vengono in mente due parole: prossimità e cattolicità. La prima riguarda l’attenzione al povero e al bisognoso. La seconda riguarda l’universalità, l’attenzione all’uomo. Tutti siamo chiamati in questo cammino ed io proseguirò nel solco già tracciato. Insieme potremo affrontare momenti difficili, se come dice Papa Francesco, saremo Fratelli tutti”.

Prima della consegna della pergamena, il presidente dell’associazione Dracma, Giovanni Di Lorenzo, si è soffermato sulle tante emergenze sociali e sul ruolo svolto dalla Diocesi attraverso le sue articolazioni, come la Caritas, e le parrocchie che si spendono per chi è in difficoltà. Tutto questo, ha aggiunto, è stato possibile grazie all’indirizzo di monsignor Pappalardo, capace di dare conforto e di tenere aperte le porte della Chiesa siracusana, di seguito il testo integrale:

Signor Sindaco, Signor Prefetto, Padri Vescovi e gentili autorità civili, militari e religiose,

ci ritroviamo oggi a festeggiare una persona di speciale umanità che, in 12 lunghi anni, ha conquistato il cuore di ogni cittadino siracusano. Questa cerimonia avrebbe meritato ben diversa ambientazione ma le regole di distanziamento ci impongono prudenza. Non per questo deve essere un momento meno solenne che riconosce i meriti di un Uomo di Chiesa e di un Pastore, sempre capace di condurre il suo gregge al riparo da ogni pericolo.

Mi sia consentito, prima di tutto, di ringraziare l’Amministrazione comunale, in persona del Sindaco Francesco Italia e del Commissario straordinario , con poteri di Consiglio Comunale , Di Gaudio, che non hanno esitato, un solo attimo, aa accogliere la proposta formulata da DRACMA, in considerazione dell’operato dell’Istituzione ecclesiastica in Città, sotto la guida di Monsignor Pappalardo, e soprattutto in tempi difficili, come quelli che purtroppo stiamo vivendo.

E’ stata scelta questa data non casualmente. Ci troviamo nella settimana dei festeggiamenti tradizionalmente dedicati alla nostra Patrona Lucia, ma oggi ricorre anche l’84° compleanno di Sua Santità Papa Francesco, quell’Uomo “preso quasi alla fine del mondo” che – coraggiosamente – sta Governando la Chiesa e che incontrandoci, durante un’udienza, lo scorso anno, con un sorriso meraviglioso, ci disse: “Benvenuti da Siracusa, la Città della Madonna che piange e di Santa Lucia che protegge la vista; anche la mia!”. A Lui rivolgiamo il più affettuoso Augurio, colmo di affetto e di Amore. Non è facile, per nessuno di noi, rimanere al passo con i tempi. Men che meno avrebbe dovuto esserlo per una Istituzione gravata da complessi meccanismi di governo e da retaggi antichi. In una “società liquida”, che cambia continuamente, c’è chi rischia di rimanere indietro, di diventare invisibile o di non reggere. Insomma di pagarne, immeritatamente, le conseguenze. Se così ancora è per molte Istituzioni, non si può non riconoscere la radicale rivoluzione, che oserei definire sistemica, impressa e voluta da Papa Francesco, fin dalla sua ascesa al Soglio petrino. Rivoluzione nei costumi, rivoluzione nei metodi, rivoluzione nella sostanza stessa della comunicazione del messaggio evangelico, inteso nella più ampia accezione di testimonianza di fede. Un Pontefice che, per l’appunto, costruisce nuovi ponti dove mancavano o dove non si era stati capaci di costruirli; un Papa coraggioso, slegato da protocolli ormai desueti, con la missione di attualizzare e rendere chiaro il ruolo della Chiesa nel terzo millennio e nell’era dei social che accorciano le distanze ma che, a volte, costituiscono un reale pericolo, soffiando sulla brace dell’odio, della contrapposizione sociale e del populismo.

Giorgio La Pira, Sindaco di Firenze e mente illuminata, scriveva nel lontano 1944 “rifare le cattedrali centro delle città”. E’ questo il cammino da seguire perché nessuno rimanga da solo, perché le differenze non prevalgano, alimentando la disperazione e creando divaricazioni in quel tessuto cittadino che compone la Comunità e che è lievito per il futuro. E’ innegabile: le differenze sono oggi, purtroppo, amplificate dal momento di congiuntura negativa che il mondo vive a causa dell’emergenza sanitaria ed economica. Serve, come mai prima, un impegno forte delle Istituzioni e serve fare quadrato per superarlo con meno danni possibili. Si sta combattendo una nuova Guerra, contro un nemico invisibile e pericoloso. Come nel 1944.

 

La Chiesa siracusana, in questo, non si è risparmiata. La Caritas diocesana, come tutte le Parrocchie, svolgono un importantissimo ruolo sociale. Le mense di Via del Nome di Gesù e del Pantheon dispensano numerosi pasti, svolgendo un ruolo di soccorso vero nei confronti di tanti siracusani che, altrimenti, non avrebbero come provvedere. E, purtroppo, oggi questi numeri sono in aumento. C’è tutto un mondo dietro, fatto da volontari, da gente comune, che si impegna a dare il proprio contributo perché non vi siano differenze e perché nessuno rimanga indietro e senza un pasto od una coperta.

Centrale anche il ruolo della Deputazione della Cappella di Santa Lucia che, sotto la guida sapiente dell’Avvocato Pucci Piccione

  • riuscita, come mai prima, a portare il culto della nostra Patrona in casa di ognuno di noi, anche con iniziative nuove ed indovinate, seppur tra mille difficoltà come in quest’anno di assenza dei tradizionali appuntamenti devozionali di Maggio e Dicembre. Nonostante tutto, ed anche grazie al contributo del Centro Televisivo Diocesano, ogni siracusano ha potuto abbracciare Lucia, festeggiare l’anniversario della Lacrimazione della Madonnina ed avere la gioia di seguire la cerimonia di insediamento del nuovo Arcivescovo.

Siracusa Città di Lucia e di Maria, deve poter vivere i propri spazi legati alla Fede. I due Santuari, perfettamente integrati nel tessuto cittadino, devono costituire, come già sono, punto di riferimento reale per chiunque abbia bisogno. Per riuscire nell’impresa è necessaria la massima collaborazione da parte di tutti perché si arrivi, ognuno con il proprio ruolo ad avere ragione di questa sfida, che i tempi ci impone, e non possiamo non vincere insieme: chiesa, Istituzioni e Società civile.

Se oggi, Eccellenza, possiamo pensare – e concorrere – a questa vittoria, è anche grazie a Lei, ed alla Curia tutta, qui rappresentata dal Vicario Generale, Monsignor Sebastiano Amenta, per ciò che la Chiesa siracusana oggi rappresenta nel rapporto con le altre Istituzioni e nel tessuto sociale della Città. Grazie, Padre Vescovo Salvatore, per avere tenuto sempre aperte le porte dell’Episcopio a chiunque avesse bisogno di parlare, di confrontarsi su problemi, di cercare insieme una soluzione; grazie per avere dato conforto, nel momento del bisogno, ad ognuno di noi; grazie per averci redarguito, quando necessario, richiamando le responsabilità di chi governa; grazie per essere stato illuminato innovatore di una delle Chiese più antiche della storia.

Ci mancherà il suo sorriso, rassicurante e sempre presente per ognuno di noi, come la mitezza evangelica che ha contraddistinto il suo Ministero presso la nostra Arcidiocesi, in perfetta armonia di quella spes contra spem di Paolo di Tarso, da Lei testimoniata a Siracusa.

E’ proprio quella speranza che ci serve per essere migliori; per crescere insieme e per affermare il nostro senso di Comunità, con l’aiuto dell’Arcivescovo Francesco e dell’Istituzione ecclesiastica al completo. E’ l’Augurio che rivolgiamo a Lei, ma anche ad ognuno di noi. Siracusa Le vuole bene e non la dimenticherà mai. Tutti speriamo di rivederla sempre tra noi!

 

 

 

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