Il Ministro dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca (MIUR), Patrizio Bianchi sogna in grande: “Stiamo costruendo un ponte per il nuovo inizio” queste le sue parole.

La Circolare ministeriale del 27 aprile riporta il “Piano Scuola Estate 2021” da 510 milioni di euro, ripartiti tra le varie Istituzioni scolastiche italiane, da destinare ad attività educative (musica, sport, digitale, arte, percorsi sulla legalità e sulla sostenibilità, sulla tutela ambientale) che consentano agli studenti il recupero della socialità e il rafforzamento degli apprendimenti.

L’idea, lodevole, è quella di costruire nei mesi estivi un nuovo modo di fare scuola. “Una scuola più accogliente, inclusiva, basata su apprendimenti personalizzati, parte integrante del tessuto sociale e territoriale. Una scuola ‘affettuosa’, che sappia stare al fianco dei nostri bambini e ragazzi, che, partendo dai più fragili, sia punto di riferimento per tutta la comunità e le famiglie”, precisa il Ministro.  

Il Piano sarà articolato in tre fasi: a giugno il potenziamento degli apprendimenti, a luglio ed agosto le attività di aggregazione e socializzazione in modalità Campus. Le attività potranno svolgersi in spazi aperti delle scuole e del territorio, teatri, cinema, musei, biblioteche, parchi e centri sportivi, con il coinvolgimento del terzo settore, di educatori ed esperti esterni. A settembre, infine, proseguiranno le attività di potenziamento degli apprendimenti.

Il Sud beneficerà in modo prioritario delle risorse messe a disposizione dal MIUR, in quanto definita area più fragile del Paese. 510 milioni di euro in totale, di cui 150 provenienti dal Decreto Sostegni, 320 dal  PON per la scuola (risorse europee) e i restanti 40 frutto dei finanziamenti per il contrasto alle povertà educative.

L’idea del Campus permetterebbe alle scuole italiane di allinearsi a quelle europee che già operano in tal senso da tempo immemore. Occorre precisare, però, che la scuola italiana ha bisogno di risorse non solo finanziarie ma anche umane che siano all’altezza delle sfide educative che la situazione attuale ci pone innanzi.

Prima bisogna formare ed istruire gli educatori. Non c’è spazio per l’improvvisazione o la corsa a progetti che abbiano il solo scopo di “riempire” l’offerta educativa che la scuola propone, tralasciando una ricaduta sul curricolo dello studente e sulla effettiva accoglienza, integrazione e socializzazione di cui tanto si parla.

Se le scuole sono in grado di spendere in modo oculato le risorse finanziarie messe loro a disposizione e investire sulla valorizzazione delle persone (personale scolastico, studenti, famiglie), allora sarà possibile parlare di nuovo inizio, una nuova primavera per la scuola italiana al passo coi tempi e competitiva.

Altrimenti è solo una parentesi passeggera, o meglio, un’occasione sprecata per tutti.

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