Dopo quel 20 giugno 1975 andare a nuotare in mare aperto non è stata più la stessa cosa

Titolo della settimana: Lo squalo di Steven Spielberg. 1975.

“Chiamatemi Ismael”, inizia così uno dei libri di avventura più importanti della letteratura americana, scritto da Herman Melville, Chiamatemi Ismael: esistono incipt così famosi da essere conosciuti anche da chi non ha mai letto la relativa opera.

Questo è un esempio, si tratta di Moby Dick, pubblicato per la prima volta nel 1851 e di cui è impossibile tenere il conto dei film, delle serie tv e dei documentari ad esso dedicati. Però c’è ne uno che si erge su tutti, eterno, come il monolite di 2001 Odissea nello spazio. Stiamo parlando de Lo squalo di Steven Spielberg, che in piena New Hollywood, siamo nel 1975, cambia radicalmente il modo di vedere e sentire la paura al cinema, come quindici anni prima aveva fatto Alfred Hitchock con Psycho.

L’impatto mediatico di un determinato evento di enorme portata scatena la critica che, non si capisce il motivo, vuole sempre vedere oltre e cercare interpretazioni metaforiche in chiave politica, in chiave sessuale. Io che sono un semplice appassionato di cinema penso che la miglior chiave di lettura sia stata quella di Franco La Polla, stimatissimo docente universitario, oltre ad essere uno dei maestri della critica, scomparso nel 2009,<<Lo squalo è lo squalo>>. Quando gira questo film Spielberg ha quasi 28 anni, pensate, non voleva saperne di girare il film, perché reduce dal successo di Duel, temeva di rimanere ingabbiato e soprattutto etichettato come regista di flim horror. A questo punto per convincere il ragazzo, la Universal ,citando in altro grande Classico della casa del periodo disse <<gli faremo un’offerta che non potrà rifiutare>>. Spielberg ottiene carta bianca assoluta. Trama semplicissima: spiaggia di Amity sulla costiera californiana, un enorme squalo bianco miete vittime tra i bagnanti mettendo in pericolo la stagione estiva, vitale per i commercianti del luogo. Ed è proprio qui che entra in scena il genio-Spielberg. Ne viene fuori una pellicola divisa praticamente in tre parti. Nella prima vi è il colpo del fuoriclasse, ovvero portare la tensione ai massimi livelli senza mai mostrare il pescecane, lasciando fuoricampo tutti gli avvenimenti e accompagnando il tutto con la celebre colonna sonora di Hohn Williams, che una volta ascoltata non uscirà più dalla testa di qualunque persona normale e ancora oggi fa parte dell’immaginario collettivo.

Lo sceriffo Brody, Roy Scheider, cerca vanamente di convincere le autorità locali, in primis il Sindaco, a chiudere le spiagge, cosa impossibile in alta stagione.  Sempre la stessa storia ieri come oggi. Il vil denaro viene prima delle vite umane.

Nella seconda ipotetica parte troviamo un terzetto ben assortito partire alla caccia del mostro, assieme allo sceriffo troviamo un biologo marino interpretato da Richard Dreyfuss, fedelissimo di Spielberg e un vecchio lupo di mare, il burbero ma dal cuore d’oro Robert Shaw. Tutto questo per immergerci nella parte conclusiva che più epica non si può, dove la squalo assume le sembianze di Moby Dick, facendo risuonare al vento e alle onde Chiamatemi Ismael e sarà dura lotta. Lo spirito d’avventura, il senso dell’onore e l’amicizia virile fanno di questa pellicola un pilastro del cinema ,simbolo del pericolo e della minaccia. A differenza di altri horror, anche se personalmente non è mai stato un horror perché quello è un altro genere, qui ci troviamo di fronte ad un pericolo reale, che a volte è più pauroso dell’irreale. E poi diciamo la verità,  con prove di fatto inconfutabili, ossia gli effetti speciali, straordinari ancora oggi, di gran lunga superiori alla computer grafica di oggi e non intaccabili dal tempo. Vi immaginate questo film girato oggi? Quanta magia avrebbe perso! Dopo quel 20 giugno 1975 andare a nuotare in mare aperto non è stata più la stessa cosa. Film conservato nella biblioteca del Congresso USA: Spielberg per l’eternità. Buona visione.

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