Alla presentazione del suo libro “Ma non affondo”, Opera Incerta Editore, Aristide Barraud ha lo sguardo limpido di chi ha attraversato l’inferno ma ce l’ha fatta a venirne fuori perché l’ha voluto con le sue forze. I suoi toni pacati tradiscono la sensibilità che si porta dentro. Splendida la cornice di Villa Reiamann e toccante il dialogo con un motivato Prospero Dente

Promessa del rugby, la sua vita è cambiata la notte del 13 novembre 2015 a Parigi durante l’attentato al Bataclan, al ristorante “Le Petit Cambodge”. Aristide Barraud, in compagnia degli amici e della sorella, vivrà il momento più drammatico.

E’ un sopravvissuto, anche se non ama questa definizione ma di fatto lo è, perché è vivo a dispetto di altri che non ce l’hanno fatta.

La forza che anima Aristide e lo guida è il suo istinto, “un forte istinto di sopravvivenza, una sorta di sesto senso”, come lo definisce lui stesso. Il suo istinto di sopravvivenza è il suo “angelo custode”.

La convalescenza è lunga, i medici prevedono diversi mesi ma lui ha fretta di tornare in campo a giocare. Perché tanta fretta di guarire? Per rispetto della memoria di tutti coloro che sono morti, amerà ripetere. Non ha mai preso in considerazione l’idea di rinunciare a lottare per la vita, il rugby non potrà più far parte della sua vita perché troppo pericoloso per le sue condizioni di salute.

Io ho lottato per stare dalla parte dei vivi, per non uccidere la mia famiglia e miei amici”. I momenti difficili non mancano, ma la forza ha la meglio. “Potevo affondare e trascinare tutti a fondo con me. Oppure sorridere, rimanere me stesso, positivo, combattivo imbarcando i miei cari con me”. In queste parole è riassunta la sua voglia di non cedere.

“Ma non affondo” (titolo originale Mais ne sombre pas) è una testimonianza, ancor di più una dichiarazione di affetto di Aristide a chi l’ha sostenuto e supportato in quel periodo non facile, terribile e doloroso, accompagnato da dolori continui e notti insonni. La famiglia e gli amici sono stati insostituibili.

Il titolo del libro prende spunto dal motto della città di Parigi “È sbattuta dalle onde ma non affonda” (Fluctuat Nec Mergitur). Inizialmente pubblicato solo in lingua originale dalla casa editrice francese Éditions du Seuil, Opera Incerta Editore, una piccola casa editrice italiana, ragusana per la precisione, ne ha acquistato i diritti, per la gioia di Aristide che ha potuto dare il libro a coloro ai quali era destinato. Un dono anche per i lettori italiani che sapranno apprezzare l’opera.

Aristide Barraud e Carolina Bottaro

In questo libro vi è tutto il cuore di Aristide Barraud, il racconto di una rinascita lenta e luminosa, la gratitudine di esserci ancora, la voglia di non arrendersi.

Una lezione di vita per tutti: “Non cado, non mi piego…non mi lamenterò mai, ma a volte sono stanco”. In lui non c’è traccia di odio né rabbia per chi ha sparato. “Non ho odio, non l’ho mai odiato. La rabbia pesa, rode, marcisce dall’interno…”.

Siamo ciò che ci accade e quello che ne facciamo”. Quanta saggezza in queste parole. Un esempio di coraggio ammirevole, una tenacia non comune, uno spirito forte e umile che denotano una personalità eccezionale.

Citazione ad hoc di Aldous Huxley: l’esperienza non è ciò che ci accade, ma quello che facciamo di ciò che ci accade.

L’expérience, ce n’est pas ce qui nous arrive, mais ce que nous faisons de ce qui nous arrive.

« La vie est une chance, le reste du mérite », ripete Aristide Barraud, riprendendo il titolo della canzone di Oxmo Puccino, rapper franco-malese.

 

Foto di Simona Bottaro

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