Titolo della settimana: Il cammino della speranza, Pietro Germi, 1950.

Io credo che in Sicilia siano un pochino esasperati quelli che sono i caratteri degli italiani in generale. Oserei dire che la Sicilia  è Italia due volte, e tutti gli italiani sono siciliani, e i siciliani lo sono ancora di più. La Sicilia non so, mi attrae per molte ragioni, forse perché è una terra veramente tragica e anche comica, ma soprattutto tragica” cosi Germi il siciliano, alla prima di Sedotta e abbandonata nel 1963. Nella descrizione del regista la Sicilia appare come un luogo misterioso e splendido, ma nello stesso tempo aspro e tragico. In nome della legge del 1949 e Il cammino della speranza dell’anno successivo, sono per Germi opere fondamentali per la scoperta del suo amore viscerale e genuino verso la nostra terra e il suo paesaggio western, e per lui, amante del genere americano per antonomasia e di uno dei suoi cantori in particolare John Ford, non fa altro che accrescere ancor di più la sua curiosità.

Iniziamo col dire che Il cammino della speranza andrebbe proiettato nelle scuole, pellicola attuale e dolorosa nel raccontare la marcia di un gruppo di siciliani verso la Francia, quei siciliani di ieri molto somiglianti agli africani di oggi. L’opera di Germi è lo specchio fedele della realtà italiana dell’immediato dopoguerra e le disperate condizioni di molte zone del sud, che costringevano migliaia di disperati ad abbandonare la propria terra in cerca di fortuna altrove. A causa della chiusura della solfara Ciavalotta nei pressi di Favara, un gruppo di minatori guidati da Saro Cammarata (Raf Vallone ), un giovane vedovo con tre figli, tenta invano l’occupazione della miniera, ma tutto è inutile. Entra in scena Ciccio, contrabbandiere senza scrupoli, che dietro compenso si offre di condurli in Francia, ma…

Sceneggiato da Germi con Tullio Pinelli e un certo Federico Fellini dal romanzo Cuori negli abissi di Nino Di Maria, poeta, scrittore e profondo conoscitore delle condizioni dei minatori del nisseno e dell’agrigentino. In realtà Germi aveva da tempo in mente un film sull’emigrazione, dopo che un finanziere, mentre recitava per Mario Soldati nel film Fuga in Francia, gli rivelò che un gruppo di immigrati calabresi era stato tratto in salvo da sicura morte per congelamento dalle guardie francesi al confine. Dopo In nome della legge, potente affresco sulla mafia, Germi nell’affrontare, un altro tema caldo, anticipa di 10 anni Visconti con Rocco e i suoi fratelli, e rivisto oggi ci ricorda come in quegli anni gli emigranti eravamo noi e stiamo parlando dell’altro ieri non della preistoria, dei nostri nonni, al massimo dei bisnonni, che nel dopoguerra cercavano fortuna altrove, Francia, Germania o anche oltreoceano.

Germi ne fa un road-movie in sei tappe. Sei fermate sull’asse Sicilia-Francia,  con la tappa a Roma, la capitale, che diventa un incubo, sarà un caso? O è un messaggio non tanto nascosto che Germi invia a chi ci governa? A voi la risposta . Ripercorrendo per l’ennesima volta la pellicola è curioso notare come ricalchi alla perfezione il percorso di vita reale del protagonista, quel Raf Vallone che da Tropea, ancora bambino, si trasferì con la famiglia a Torino, anch’essa in cerca di un futuro migliore. Raf giocò a calcio indossando in serie A la gloriosa maglia granata del Torino da mezzala dopodiché intraprese sempre con ottimi risultati la carriera di giornalista a livello nazionale e infine attore. E che attore! Oltre questo, La spiaggia, Anna, Riso amaro, classici del nostro cinema dell’età dell’oro. Ottimo anche il resto del cast con un grande Saro Urzi’. Musiche del fedelissimo Carlo Rustichelli e Franco Li Causi, musicista e compositore siciliano doc classe 1917,che per questo film compose Vitti na Crozza, famosa ballata sulla quale dopo anni di battaglie legali gli furono riconosciuti i diritti d’autore. Germi tornerà in Sicilia nel 1953 per Gelosia, film sottovalutato e invece secondo me da riscoprire, film seminale  che negli anni 60 con Divorzio all’italiana e Sedotta e abbandonata portarono l’Italia e la Sicilia in cima al mondo. Vedete  Il cammino della speranza e con esso, ribadiamo, tutta l’opera omnia di Pietro Germi, il più grande regista siciliano, pardon Italiano.

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