La festa dei morti è una tradizione di grande significato per la Sicilia; patrimonio immateriale dell’umanità, il 2 novembre è il giorno in cui secondo la tradizione, i vivi e i morti s’incontrano di nuovo: i parenti visitano le tombe dei loro cari, le decorano con fiori e luci, condividono ricordi e rimpianti.

Nell’immaginario collettivo non tutti sappiamo quale sia l’origine di questa ricorrenza tanto cara ai grandi e ai bambini: i primi perché colgono l’occasione per recarsi al cimitero, i secondi per i regali che secondo l’antica tradizione i defunti lascerebbero ai bambini per essere ricordati.

Una ricorrenza religiosa caratterizzata da celebrazioni vari, ma che in Italia non è più festività civile. Tracce delle commemorazioni dei defunti si trovano nella Bibbia, ma anche in tantissime culture del passato, tuttavia l’origine storica di questa giornata celebrata in tutto il mondo anche se con diverse modalità, si fa risalire ad un antico rito bizantino dedicato ai morti. Nella storia della Chiesa invece, la prima celebrazione si tenne nel 998, grazie all’abate benedettino sant’Odilone di Cluny che stabilì per la prima volta che le campane dell’abbazia dovessero essere fatte suonare con rintocchi funebri dopo i vespri del primo novembre, proprio in memoria dei defunti.

Fu così che alla festa di Ognissanti si aggiunse la Festa dei Morti. I Celti invece credevano che nella notte tra il 31 ottobre e l’1 novembre tutte le leggi fisiche che regolano il tempo e lo spazio si interrompessero, rendendo possibile il congiungimento del mondo reale con quello dell’aldilà. La tradizionale “festa dei morti”, era molto sentita in tutta la Sicilia, prima dell’avvento di Halloween, i bambini aspettavano con gioia la “visita” di coloro che non c’erano più, nonni, zii, parenti…, perché significava ricevere oltre a giochi e regali vari, i dolcetti di “frutta martorana “. L’evento assumeva pertanto dei rituali che coinvolgevano tutta la famiglia ma soprattutto le mamme che si adoperavano per stimolare nei bambini il senso di rispetto nei confronti dei Defunti .
Nella Sicilia dei secoli scorsi la festa de’ Motti rivestiva un grande ruolo educativo: in quanto in quella giornata i defunti erano percepiti come “vivi” e la componente di mistero o di paura che suscitava inevitabilmente la perdita di una persona cara, era gestita dai familiari con un sentimento di “umana naturalezza”.

Da qualche anno sembra che i morti abbiano dimenticato la strada di casa, forse perché consapevoli che i bambini di oggi più che attendere i dolci o i giocattoli, preferiscono indossare costumi fantastici e “lugubri” … andare di casa in casa, a minacciare “scherzetti” se non otterranno dai vivi caramelle dolciumi ed altre leccornie.

  • Nella foto in evidenza il cimitero monumentale di Palazzolo Acreide
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