Titolo della della settimana: Il braccio violento della legge, 1971 di William Ftiedkin.
Quando il cinema di genere diventa d’autore ed entra nella leggenda dalla porta principale, con trionfo di pubblico e Oscar come se piovesse nella notte americana più attesa. Miglior film, sceneggiatura, montaggio, Gene Hackman e infine lui, la scheggia impazzita, come lo chiamo io, della New Hollywood ,William Friedkin, che solo due anni più tardi farà di nuovo bingo ed entrerà definitivamente nell’olimpo.
Ma torniamo al 1971,quando Friedkin reduce da una serie di insuccessi che potevano abbattere chiunque, è alla ricerca della storia giusta che si materializza nel produttore Philip D’Antoni reduce con Bullit da un successo strepitoso nel 1968.D’Antoni gli propone la storia, vera, di due poliziotti sulle tracce di un trafficante internazionale di polvere bianca, pronto a sbarcare a New York dalla Francia con un carico che poi la mala newyorchese trasformerà in un fiume di denaro. Friedkin, spinto dal suocero, il monumento Howard Hawks, accetta e crea uno dei polizieschi più devastanti e realistici mai realizzati, ancora oggi modello per i registi che si cimentano con questo genere. Dal taglio documentaristico, quasi neorealista, da lezione italiana, girato in presa diretta per le strade di New York, che diventa il teatro a cielo aperto di una caccia all’uomo senza esclusione di colpi tra un burbero e nevrotico agente, Jimmy “Papà ” Doyle -Hackman, affiancato da Buddy “Tristezza”Russo e l’elegantissimo e raffinato trafficante marsigliese Alan Charnier-Fernando Ray,pronto a inondare la grande mela. Il soggetto è il più classico e semplice del mondo, quello che ne fa’ qualcosa di speciale sono :messa in scena, regia e ambientazione urbana con impatto visivo coinvolgente, che la fotografia di Owen Roizman, sua anche quella de I tre giorni del condor, ci catapulta in una New York natalizia e invernale di cui sentiamo quasi gli odori delle strade, dei bar brulicanti e ci fa percepire il pizzico del gelo degli appostamenti notturni dei due agenti per incastrare il francese e i suoi complici.
Ho rivisto per l’ennesima volta e con piacere questo film per rinfrescarmi la memoria, e devo dire che non è per niente invecchiato, si capisce subito che siamo di fronte a un film rivoluzionario che con Bullit 1968 e Ispettore Callaghan il caso Skorpio è tuo di Don Siegel con Eastwood modificarono il genere con nuove coordinate, con uomini non più tutti d’un pezzo, ma anche loro con demoni interiori e che usano mezzi brutali al pari degli uomini che combattono. Film da gustare con dialoghi secchi, pedinamenti e inseguimenti mozzafiato e come dice sempre un mio amico cinefilo, in ogni film d’azione che si rispetti , non può mancare una scena in metropolitana, il tutto ci condurrà al teso e drammatico epilogo anch’esso rivoluzionario. Sta a voi scoprirlo. Se avete davanti agli occhi il più recente Heat-la sfida di Mann con Pacino e De Niro, date un’occhiata a questo scontro di giganti Hackman -Rey, non sono da meno. Una curiosità, Friedkin non voleva nel cast sia Hackman, poi Oscar, all’epoca non ancora definitivamente affermato, perché avrebbe voluto Paul Newman che per questioni di budget risultò inarrivabile, sia Fernando Rey, che arrivò quasi per caso, visto che il regista aveva chiesto espressamente Francisco Rabal, un dei fedelissimi di Luis Bunuel. La pellicola lanciò definitivamente Gene Hackman, che vinse un altro oscar nel 1992 con Gli spietati di e con Clint Eastwood. Sempre Hackman, per avere un’idea di chi è, gli è stato dedicato, cosa rara e se non sbaglio unica, essendo ancora fortunatamente in vita, un Asteroide che è stato appunto chiamato 55397 HACKMAN, fa parte della fascia principale ed è stato scoperto nel 2001. Mentre Roy Scheyder qualche anno dopo sarà protagonista di un’altra grande caccia, stavolta in mare, nello Squalo di Spielberg. La scheggia impazzita Friedkin invece se la vedrà col male assoluto ne L’Esorcista 1973, e dopo il poliziesco rivoluzionerà anche un altro genere.