Commosso il saluto che la Chiesa siracusana ha dato a don Francesco Maria Grazia Sortino, il sacerdote novantatreenne che, lo scorso 2 ottobre, ha terminato l’itinerario della sua vita terrena.

Molti sacerdoti, religiosi, religiose, seminaristi e tanti laici si sono riuniti attorno all’Altare del Signore, per raccomandare alla Sua Misericordia l’anima del Sacerdote che, lungo i suoi ben settant’anni di Ministero, ha fatto proprio della Misericordia il centro della sua esistenza e della sua missione ecclesiale.

Mons. Francesco Lomanto, che ha presieduto la concelebrazione eucaristica, nell’omelia ha tracciato il cammino umano e spirituale del compianto Sacerdote, mettendo in luce gli aspetti salienti della sua esperienza interamente orientata dal motto tratto dalla liturgia: “fare di Cristo il cuore del Mondo”.

L’Arcivescovo ha ricordato la laboriosità del Sacerdote, il quale, pur di portare avanti ciò che Dio ispirava al suo cuore, non si risparmiò dinanzi ai lavori più umili che gli meritarono l’appellativo di “padre pruvulazzu”. Tale laboriosità, tuttavia, non era dettata da una fiducia sulle sue sole forze, ma consisteva in una collaborazione alla Provvidenza divina nella quale egli intensamente confidava. Ha, infatti, sottolineato il Presule: «a chi gli chiedeva se vi fosse qualche politico che lo aiutasse nella sua ambiziosa opera, egli rispondeva che aveva un politico prodigioso a suo sostegno: l’onorevole San Giuseppe».

Padre Sortino, infatti, univa all’operosità una fede profonda e una pietà devotissima verso l’eucaristia, la beata vergine Maria, san Giuseppe, gli Angeli.

Nell’Omelia, l’arcivescovo Lomanto ha richiamato anche l’incontro fra padre Sortino e la Venerabile suor Santina Scribano, sua figlia spirituale, da cui prese avvio l’attuazione di un’ispirazione carismatica condivisa da entrambi: l’Opera Sacerdotale e la Città della Misericordia. Il luogo sito in contrada Isola, che oggi appare così maestoso, ma all’inizio non era altro che un brullo appezzamento di terreno, è il frutto di vari elementi combinati: la volontà di Dio e la sua Provvidenza, l’impegno e la preghiera dell’infaticabile padre Sortino e dei suoi figli e figlie spirituali, la generosità di molte persone che hanno recepito il messaggio della Misericordia.

A conclusione dell’Omelia, l’Arcivescovo ha messo in luce una molteplicità di significati ecclesiali che la testimonianza del compianto Sacerdote importa per la nostra Chiesa diocesana:

La vita, la missione e il carisma di padre Sortino sono segni che Dio ha voluto dare alla nostra Chiesa, segni che richiamano il Clero a percorrere vie di Santità, che invitano a ciascuno a confidare nell’infinita Misericordia di Dio e che portano ciascuno di noi ad impegnarci, secondo il nostro stato e la nostra vocazione, a fare quanto necessario perché in questo mondo, che sembra volersi sempre più allontanare da Dio, Cristo ne sia il cuore e perché Egli regni. Sono queste espressioni frequentemente utilizzate da padre Sortino e che non possono ritenersi superate: se infatti Cristo è cuore del mondo e se Egli regna, vuol dire che la Misericordia diventa la legge suprema di ogni popolo e di ogni relazione, vuol dire, cioè, che si dà attuazione al comandamento nuovo del Signore: “Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri” (Gv 15,12). L’umanità nuova nasce dal costato trafitto di Cristo, dalla Sua Misericordia riversata sull’umanità e la piena accoglienza di tale messaggio da parte degli uomini farà del mondo una vera Città della Misericordia. Che il Signore ci conceda di essere portavoce di tale intuizione per cui padre Sortino ha speso la sua vita terrena e conceda a lui di vedere pienamente quella Misericordia di cui ha tessuto l’elogio su questa terra.

Al termine della celebrazione, parole vibranti sono state pronunciate da mons. Carmelo Ferraro, Arcivescovo emerito di Agrigento e amico dell’Opera Sacerdotale di Bethania, il quale ha ringraziato il Signore per il dono della “vigile sentinella”, padre Sortino.

Il fatto che il Sacerdote abbia esalato l’ultimo respiro appena dopo avere assistito alla santa messa della festa degli Angeli custodi è stato interpretato, da chi gli era accanto, come una carezza di Dio che sembrava pronunciare proprio per lui, in quel momento, quelle parole poco prima proclamate nella prima Lettura: «Ecco, io mando un angelo davanti a te per custodirti sul cammino e per farti entrare nel luogo che ho preparato» (Es 23,20). E un’altra carezza parrebbe il fatto che le esequie siano state celebrate proprio nella memoria liturgica di santa Maria Faustina Kowalska, l’Apostola della Divina Misericordia, canonizzata da san Giovanni Paolo II nel 2000. Infine, fra i canti che il Seminario ha intonato per la messa esequiale, l’ultimo è sembrato rivelativo del finale desiderio di padre Sortino: “Andrò a vederla un dì”. Il canto, che era già stato eseguito il 2 ottobre, al termine dell’ultima messa di padre Sortino, pare ben rappresentare il desiderio dell’anima chiamata al Cielo di essere ammessa alla visione della “Madre di Misericordia”, nella quale sempre ha confidato e che ha continuamente invocato.

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