Titolo della settimana: Ricomincio da tre, 1981 di Massimo Troisi.

Chello che stato, è stato! Basta me so scocciato, ricomincio da tre. Da zero? Nossignore, cioè tre cose me so riuscite ind’a vita perché aggia perdere pure chelle, c’aggia ricomincia’ da zero? Da tre!”.

Quarant’anni fa’ Ricomincio da tre, esordio dietro e davanti la macchina da presa di Massimo Troisi, che prima di allora, storia vera, non aveva scattato neppure una fotografia. La pellicola ebbe un inaspettato e clamoroso successo, arrivando a incassare 15 miliardi delle vecchie lire. Il debutto nelle sale avvenne, pensate un po’, in Sicilia, a Messina, precisamente al Cinema Aurora, questo perché neanche a Napoli, come nel resto della penisola nessuno credeva o scommetteva sul talento dell’autore su grande schermo.

Ricomincio da tre, non solo fu il campione d’incassi della stagione, ma ancora oggi detiene il record di 43 settimane ininterrotte di programmazione, ed è chiaramente, a maggior ragione oggi, dove abbiamo un quadro completo del nostro cinema, il punto di non ritorno della commedia italiana, che in quel 1981 eccetto Troisi, il primo Verdone e Moretti sprofondava nel buio più totale. Sceneggiato insieme ad Anna Pavignano, per dieci anni anche sua compagna nella vita e con la quale, anche dopo, non si è mai interrotta la collaborazione artistica.  Troisi riesce a cogliere in pieno il cambiamento generazionale in atto nella società italiana dai turbolenti anni ’70 agli ’80, affidando a Gaetano, se stesso, un ragazzo all’apparenza timido, disilluso dalla vita provinciale scandita da una stramba famiglia, dove il padre aspetta un miracolo da san Gennaro per riavere il braccio e le solite noiose uscite con gli amici. Gaetano decide di lasciare tutto e partire: destinazione Firenze, da una zia.

Troisi inizia con questo film, un percorso per cercare di dare un’altra immagine di napoletanità, per portarla fuori dal solito contesto, raccontando se stesso, con tic, ansie e paure. Questo essere diretto è stato premiato, oltre ad una espressività e una mimica trascinanti, con una scrittura mai banale o fine a se stessa. Il pubblico fu come rapito da questo artista completo, attore, regista, sceneggiatore, curava tutto nei minimi particolari, ma lasciava agli altri lo spazio sia tecnico che recitativo. Tutti i personaggi presenti nella pellicola sono rimasti nella memoria collettiva, dal “pazzo” di Marco Messeri al trentenne complessato di Renato Scarpa al cammeo incisivo di Michele Mirabella, e poi Lello Arena, spalla perfetta come ai tempi della Smorfia con De Caro. Infine l’immancabile personaggio femminile dal carattere forte qui Fiorenza Marchegiani -Marta. Belli i loro duelli di parole.

Un film divertente, riflessivo e con spunti amari, da vera commedia dell’arte, capace di dare una nuova ma inutile linfa al nostro cinema, chiuso da Germi e Monicelli con Amici miei nel 1975. Troisi si rifaceva ai suoi illustri conterranei, con quella capacità di far ridere e anche commuovere senza fare ricorso a volgarità gratuite. Un esempio rimasto senza epigoni. Belle le musiche di Pino Daniele, altro grande, che con questa pellicola inizia la sua collaborazione con Troisi; tante, ma proprio tante le scene da citare, meglio rivedere il film. Ne vale la pena. Una curiosità, lo stesso Cinema Aurora di Messina qualche anno più tardi, era il1988,tenne a battesimo Nuovo cinema paradiso di Giuseppe Tornatore (già recensito in questa rubrica). Ricomincio da tre, insieme a Scusate il ritardo e Pensavo fosse amore invece era un calesse, compone una ideale trilogia per capire chi era Massimo Troisi nato a San Giorgio a Cremano il 19 febbraio del 1953, morì a Roma il 4 giugno del 1994. Ci ha lasciati troppo presto.

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